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Preso il ''terzo uomo'' della strage di Brescia. Continuano le indagini sul triplice omicidio

18 settembre 2006

Sono durati tutta la giornata di ieri gli interrogatori a Brescia tra le aule della Procura e della Questura per fare chiarezza sul triplice delitto Cottarelli, consumato il 28 agosto nella città lombarda.
Dopo il fermo disposto nella tarda serata di sabato scorso per il cosiddetto ''terzo uomo'', bloccato con l'accusa di aver partecipato al commando omicida, gli inquirenti hanno sottoposto a un fuoco di fila di domande una quarta persona, per cui si prefigura un'accusa di favoreggiamento.

Dietro le sbarre a Brescia, intanto, ci sono già Vito e Salvatore Marino, parenti del boss mafioso trapanese Girolamo, morto ammazzato nel 1986 per una guerra tra cosche. I nomi dei due Marino sono emersi nel corso di due indagini parallele condotte dalle Procure di Brescia e Trapani, grazie alle quali si sta procedendo a sequestri multimilionari, tra conti bancari, appezzamenti di terra e aziende ''fantasma''. A monte, un grosso giro di fatture false per ottenere fondi statali a favore del settore vinicolo in cui gli arrestati operavano, orchestrato proprio da Cottarelli.
Anche il terzo fermato, Dino Grusovin, 51enne di origini triestine ma di stanza a Milano dopo lunghe permanenze in Sicilia, parrebbe noto faccendiere, esperto di false fatturazioni e per questo già condannato altre volte. Tutti e tre dovranno rispondere dell'accusa di omicidio premeditato e aggravato, nonché di porto d'armi abusivo.

Nella ricostruzione degli inquirenti bresciani i due cugini sono arrivati in aereo da Trapani a Milano dove hanno incontrato il complice, Dino Grusovin. Poi, il noleggio dell'auto, i sopralluoghi a Urago Mella e, infine, il 28 agosto, la strage.
Ma in quel periodo pare che gli errori commessi da coloro che vengono considerati gli assassini siano stati davvero troppi e sorprendenti per una esecuzione secondo lo stile e i metodi della criminalità organizzata. Si va infatti da un'auto a noleggio, notata più volte nella zona del delitto, a telefonate al cellulare tra i complici e altri elementi ancora, che hanno consentito agli inquirenti, dopo giorni e notti di lavoro intenso con il supporto della polizia scientifica, di arrivare ai tre.
Le indagini sul triplice omicidio non sono però concluse, dal momento che altre persone, sospettate di reati quali il favoreggiamento, sono state interrogate nelle ultime ore dagli investigatori che, nel frattempo, con il coordinamento del pm Paolo Savio, hanno dato un nome a chi sarebbe entrato nella villetta di via Zuaboni e avrebbe poi ucciso Angelo Cottarelli, la convivente e il figlio diciassettenne.

E questa mattina, sui sono tenuti gli interrogatori per la convalida del fermo dei due cugini Marino. Le udienze si sono tenute nel carcere della città lombarda.
Secondo il legale di Vito Marino, avvocato Giovanni Palermo, il suo assistito ha ribadito la propria innocenza e ha aggiunto di non aver avuto rapporti economici con Angelo Cottarelli; il difensore ha chiesto la scarcerazione per il suo assistito. Il gip Eliana Genovese si è riservata la decisione.
Il procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini, intanto ha chiuso il cerchio sulla strage. Il delitto, ha detto, è maturato ed è stato compiuto "in un contesto mafioso". Adesso, ha spiegato il magistrato in conferenza stampa, gli investigatori cercano "ulteriori complici ed eventuali livelli superiori" rispetto alle tre persone arrestate.

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18 settembre 2006
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