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Prima le priorità, poi il Ponte

Riflettendo sulla provocatoria proposta del segratrio della Cgil: "Rimandiamo l'opera di dieci anni e ricostruiamo l'Aquila"

03 aprile 2010

"Rimandiamo la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina di dieci anni e destiniamo i fondi all'Aquila per la ricostruzione". Una proposta. Una provocazione. Una proposta provocatoria lanciata nei giorni scorsi da Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, intervenuto all'Aquila al congresso nazionale della Fillea-Cgil.
Epifani si è detto perplesso in merito alla disponibilità di risorse e alle strategie sulla ricostruzione del capoluogo d'Abruzzo dopo il sisma del 6 aprile 2009. "Se non c'è una volontà chiara - ha spiegato - la ricostruzione non si fa. La nostra presenza qui significa che non ci rassegneremo a lasciare le cose così come stanno". Il segratrio della Cgil ha inoltre ricordato come le tragedie vengano presto dimenticate dall'opinione pubblica. "Bisogna correre nelle prime ore, ma poi tornare - ha detto -. La Cgil non a un caso ha voluto dedicare il Primo Maggio unitario proprio al terremoto''.
Epifani ha ricordato anche i giorni dopo il terremoto sottolineando anche le responsabilità di chi ha voluto costruire in zona sismica pur conoscendo il rischio. "Tutti sapevano che la stragrande maggioranza delle case non era a norma. Poi Berlusconi ha parlato di 'new town'. Ma non è possibile cancellare tutto un sistema di relazioni. Il vero problema è come dare a L'Aquila una nuova dignità, una nuova possibilità di sviluppo andando oltre i paragoni con gli altri terremoti. Ma quando si inizia? Ci vuole una nuova prospettiva per la città e per gli studenti dell'università. Ma queste cose - ha sostenuto Epifani - non si fanno senza risorse. Il problema è cominciare. O si dovrà aspettare il 2014? La CGIL non si rassegna a lasciare le cose così come stanno. Siamo disponibili alla tassa di scopo, ma bisogna muoversi. Ci vuole un contributo di solidarietà nazionale. Allora, rimandiamo il Ponte sullo Stretto di dieci anni magari''.

E perché non rimadare la costruzione del ponte a "data da destinare", aggiungiamo noi, convincendoci che le priorità sono veramente ben altre. Perché, ad esempio, non pensare prima, concretamaente, ai gravissimi problemi idrogeologici che interessano la Sicilia e la Calabria, le due regioni che accoglieranno le due estremità del ponte. E' plausibile costruire la più grande opera italiana al centro di due territori che rischiano seriamente di diventare delle lande desolate?

 

 

 

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03 aprile 2010
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