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Prima o poi qui crolla tutto!

La Sicilia è un territorio a rischio sismico, ma soprattutto a rischio edifici inadeguati

18 aprile 2009

"La Sicilia è uno dei territori italiani a più alto a rischio sismico". Questa che avete appena letto è un'affermazione oggettiva, risaputa. Vogliamo dire di più: il periodo che apre l'articolo contiene un'accezione assoluta. A questa accezione, purtroppo, dobbiamo aggiungere un'altra, ossia quella che ci dice che "in Sicilia moltissimi edifici pubblici, e quindi scuole, ospedali, procure, caserme etc. etc., sono a rischio sismico".
Secondo il capo del Dipartimento regionale della Protezione civile, Salvatore Cocina, "la gran parte degli edifici pubblici in Sicilia è a rischio sismico ma - aggiunge - naturalmente non in pericolo di crollo". Cocina, illustrando la mappa del rischio sismico sull'Isola continua dicendo: "Ad esempio su un campione di circa 50 edifici analizzato dettagliatamente, solo il 10% resisterebbe a un terremoto delle caratteristiche della zona in cui si trova. Messina e la costa orientale sono a maggiore rischio".

Attualmente sono sessantaquattro le verifiche in corso, 164 devono ancora cominciare. In seguito dovrebbero scattare gli interventi di ristrutturazione e consolidamento degli edifici. Oltre sette i milioni di euro messi a disposizione. "La Regione - ha spiegato Cocina - ha finanziato i sondaggi fino al 70% delle spese, attraverso alcuni bandi rivolti agli enti pubblici. Non tutti, però hanno accettato di mettere la propria quota del 30% per effettuare le verifiche. Nei prossimi giorni partirà anche un monitoraggio sui quattromila edifici scolastici dell'Isola". "Scriverò - ha aggiunto - ai 390 sindaci siciliani per capire chi è in regola e chi no con i piani di prevenzione antisismica. Perché, dopo la tragedia in Abruzzo è bene che ciascuno si assuma le proprie responsabilità".
Su 48 edifici pubblici verificati, 43 non hanno superato i test antisismici. E sono rimasti al di sotto del valore 1 del cosiddetto indice di collasso, quello che determina la possibilità di crolli delle strutture in caso di terremoti. Al di sotto degli standard ben nove padiglioni dell'ospedale Piemonte di Messina e, sempre nel capoluogo peloritano, cinque fra chiese e parrocchie. 
Insomma, la black list degli edifici siciliani a rischio è  lunga, ma tutt'altro che completa.

Il grande imputato nella stragrande maggioranza dei casi, ha sottolineato Emanuele Lauria in un articolo pubblicato su Repubblica/Palermo dei giorni scorsi, è il cemento armato "truccato", con troppa sabbia nella composizione. Circostanza ininfluente se la terra non trema, ma, come abbiamo detto all'inizio, tale ininfluenza non riguarda la Sicilia.
Dopo la sciagura che "scosse" l'intera opinione pubblica, il terremoto di San Giuliano di Puglia (autunno 2003), la giunta regionale approvò la mappa antisismica della Sicilia che definisce "ad alto rischio" il 90 per cento dei comuni, con zone particolarmente critiche come il Messinese e il Belice (LEGGI). Poi il dipartimento della Protezione civile ha avviato l'iter dei controlli sui palazzi che, attraverso una prima ricognizione, si presentavano a rischio. Con due ordinanze, la 3362 del 2004 e la 3505 del 2005, sono state finanziate e affidate alle amministrazioni competenti 276 verifiche su altrettanti edifici pubblici: solo 48, come detto, quelle completate. Sessantaquattro sono in corso, 164 devono ancora cominciare. 

Negli ultimi due anni la Protezione civile ha stanziato circa cinque milioni di euro per le verifiche sui palazzi a rischio crolli. E i risultati dei test antisismici che arrivano a singhiozzo nella sede di via Abela non sono esattamente confortanti. Sotto la soglia di sicurezza, a Palermo e in provincia, ci sono nove strutture sanitarie: i padiglioni indicati come "medici", "discinetici" e "Spinelli" dell'ospedale Enrico Albanese presentano indici di collasso fra lo 0,2 e lo 0,6, cifre lontane dalla soglia di sicurezza assoluta (la fatidica quota 1). Le perizie, in questo caso, sono state affidate a metà aprile del 2007 e trasmesse al dipartimento nel maggio del 2008. Ancora più bassi (sotto lo 0,1) i parametri di resistenza del cemento registrati in alcune strutture di altri ospedali: l'Aiuto materno, il vecchio padiglione del Cervello, il poliambulatorio Biondo e l'edificio De Luca del presidio Pietro Pisani e il "Civile" di Partinico.
Al di sotto degli standard ben nove padiglioni dell'ospedale Piemonte di Messina e, sempre nel capoluogo peloritano, cinque fra chiese e parrocchie nei villaggi di Larderia Inferiore, Sant'Agata e Pace.
A Piazza Armerina (EN) le perizie hanno segnalato criticità in sette scuole. Nessun pericolo imminente di crollo, ma un mancato adeguamento alle norme antisismiche. A San Gregorio di Catania è l'edificio del Comune a mostrarsi non in linea con i parametri di sicurezza nell'eventualità di un terremoto.
In seguito all'esito di queste verifiche dovrebbero scattare gli interventi di ristrutturazione e consolidamento degli edifici: anche questi lavori sono sostenuti dalla Protezione civile. Oltre sette i milioni di euro messi a disposizione, ma serve il cofinanziamento dell'ente proprietario dell'opera. Finora, segnalano dalla Protezione civile Siciliana, nessun intervento è stato eseguito.
- "Cemento 'truccato': sono duecento i palazzi sotto esame" di E. Lauria

Il caso della scuola Angelo Musco di Catania - "Problemi strutturali che la renderebbero a rischio in caso di terremoto": è la motivazione per cui agenti del corpo forestale del nucleo di polizia giudiziaria della Procura di Catania hanno sequestrato nei giorni scorsi l'istituito comprensivo Angelo Musco del popoloso rione Villaggio Sant'Agata, frequentato da circa 500 alunni.
La decisione è stata adottata d'urgenza dopo dei sopralluoghi compiuti da esperti del genio civile e dei vigili del fuoco. L'inchiesta era stata aperta dai sostituti Vincenzo Serpotta e Lucio Setola in seguito alla denuncia di un'impresa che aveva svolto dei lavori di adeguamento di alcuni impianti della scuola che aveva notato delle anomalie nelle strutture portanti dello stabile. La Procura della Repubblica di Catania chiederà la conferma del sequestro al Giudice per le indagini preliminari alla luce delle perizie eseguite.

CHIUSA LA SCUOLA CON LE FONDAMENTA MARCE
di Alfio Sciacca (Corriere.it, 17 aprile 2009)

Bella all'esterno e marcia nelle fondamenta. Così una delle più affollate scuole di una delle città a più alto rischio sismico d'Italia. A Catania gli interventi di manutenzione nell'istituto comprensivo "Angelo Musco" venivano eseguiti per abbellire la facciata esterna e pavimentare gli spazi all'aperto mentre pilastri e travi continuavano a marcire. Una situazione che si trascina da anni. Fino a quando non è intervenuta la magistratura che due giorni fa ha disposto il sequestro della scuola ed ordinato il trasferimento degli oltre 500 alunni che la frequentano.

I vigili del fuoco hanno stabilito che sarebbe bastata «una sollecitazione di tipo orizzontale», dunque una scossa di media intensità, per far crollare la scuola. L'indagine della Procura di Catania è scattata dopo l'ultima di una lunga serie di esposti e segnalazioni presentati prima dalla preside della scuola e poi da un'impresa, la Pozzobon Spa, che ha eseguito lavori per l'adeguamento alla normativa antincendio. «Passando i cavi nel piano cantinato - spiega il direttore tecnico dell'impresa Carlo De Leonardis - ci siamo accorti che pilastri e travi sono completamente corrosi. In alcuni pilastri mancavano persino le staffe. Quando gli alunni si agitavano più del normale avevamo la sensazione che tutto potesse crollare da un momento all'altro. Abbiamo fatto diverse segnalazioni ma non è successo nulla». Fino all'ultima denuncia inoltrata alla Procura della Repubblica il 27 marzo scorso, nove giorni prima del terremoto in Abruzzo. Probabilmente è stata la scossa all'Aquila a rendere più sensibili anche i magistrati che, oltre a sequestrare la scuola, stanno per notificare una raffica di avvisi di garanzia a quanti sapevano e non sono mai intervenuti per mettere in sicurezza la scuola. Anche perché agli esposti presentati dalla Pozzobon erano state allegate foto che parlano da sole.

I problemi della scuola "Musco" vengono da lontano in quanto è stata edificata in una zona argillosa con notevoli infiltrazioni d'acqua. In inverno gli scantinati si allagano e questo spiega la progressiva corrosione delle strutture in cemento armato.
Allarmati i genitori degli alunni: «Perché hanno speso tanti soldi solo per mettere il belletto alla scuola?». Passa al contrattacco la preside Cristina Cascio: «Ci dispiace che per affrontare un problema a lungo segnalato si debba aspettare l'intervento della Procura e mi dispiace anche che la Procura si sia mossa oggi e non a seguito della nostra segnalazione del maggio 2006». Sconcertato anche l'assessore comunale alla Pubblica Istruzione Sebastiano Arcidiacono: «Non capisco come questa situazione sia potuta durare tutto questo tempo». Insomma neanche al comune si sentono responsabili per il rischio con cui hanno dovuto convivere per anni i 500 alunni della "Musco". Eppure non c'era bisogno del terremoto in Abruzzo per sapere che Catania è forse l'area a più alto rischio sismico d'Italia e sono decine le scuole della città che attendono di essere messe in sicurezza.

- Quelle zone rosse nella mappa... (Guidasicilia.it)

- Quel terremoto distruttivo che si aspetta in Sicilia orientale... (Guidasicilia.it)

 

 

 

 

 

 

 

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18 aprile 2009
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