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Primi indagati nell'inchiesta sui termovalorizzatori

La Procura di Palermo contesta i reati di associazione mafiosa e illeciti nella gestione degli appalti

17 aprile 2010

Associazione mafiosa e illeciti nella gestione degli appalti. Sono queste le ipotesi di reato su cui la Procura di Palermo sta indagando in relazione all'affare termovalorizzatori in Sicilia: un business stimato in oltre 4 miliardi di euro.
I pubblici ministeri Nino Di Matteo e Sergio De Montis, titolari dell'inchiesta, hanno già iscritto i primi nomi nel registro degli indagati e hanno cominciato l'attività istruttoria.

Per due volte è stato sentito dai magistrati l'assessore regionale all'Energia Pier Carmelo Russo, autore del dossier-denuncia sugli appalti per la realizzazione degli impianti. Il documento è stato anche citato dal governatore Raffaele Lombardo durante l'intervento all'Ars seguito alla notizia della inchiesta a suo carico per concorso in associazione mafiosa, aperta dalla Procura di Catania. Russo, nel corso del secondo interrogatorio, ha anche consegnato una serie di documenti ai pm.

Il primo bando per l'aggiudicazione dei lavori, gestito dalla Regione attraverso l'Agenzia Regionale Rifiuti ed Acque (Arra), è del 2002. Della vicenda si occuparono l'ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro, allora in carica, in qualità di commissario straordinario dell'emergenza rifiuti, e il suo vice Felice Crosta. Ad aggiudicarsi l'appalto furono quattro raggruppamenti di imprese: tre dei quali capeggiati dal gruppo Falk e uno da Waste Italia. La gara fu però annullata dalla Corte di Giustizia Europea che contestò il mancato rispetto della procedura di evidenza pubblica imposta dalla direttive europee. Le due successive gare bandite dalla Regione l'anno scorso sono andate deserte.

Diversi i profili che la Procura sta cercando di chiarire. Dalla procedura di aggiudicazione, fatta, appunto senza la dovuta pubblicizzazione, alla costituzione delle Ati - istituite alla presenza dello stesso notaio - e alla partecipazione alla gara di un'impresa, la Altecoen, priva di certificazione antimafia. La ditta venne estromessa, ma la gara proseguì.
Infine i pm vogliono approfondire i criteri scelti per l'individuazione dei siti sui quali dovevano sorgere i termovalorizzatori: Palermo, Casteltermini (AG), Augusta (SR) e Paternò (CT). Aree individuate a posteriori, secondo gli inquirenti, dalla stesse ditte che avevano presentato le offerte. [Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it]

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17 aprile 2010
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