Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Primo caso di aviaria in Svizzera. Intanto in Italia, senza nessun nuovo caso, l'avicoltura continua ad agonizzare

27 febbraio 2006

Primi casi di influenza aviaria confermati in Svizzera. Ieri a Berna il portavoce del governo ha informato che test effettuati su uccelli trovati nella regione di Ginevra e a Stein am Rhein nel canton Sciaffusa (est) sono risultati positivi. D'altra parte, un'eventuale pandemia aviaria in Svizzera potrebbe mietere, nella peggiore delle ipotesi, fino 10mila morti, secondo le stime rese note sempre ieri dal direttore dell'Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) Thomas Zeltner in un'intervista al settimanale 'SonntagsBlick'. Secondo Zeltner vi sarebbero anche due milioni di contagi e 50mila ricoveri in ospedale.
Secondo la portavoce dell'Ufficio Federale di Veterinaria, Cathy Maret, è stato individuato un uccello colpito dalla malattia e le prime analisi su campioni organici hanno dato esito positivo all'H5, il virus responsabile dell'aviaria.
Maret ha comunque puntualizzato che occorreranno adesso ulteriori test per stabilire se si tratti di H5N1, il ceppo virale più pericoloso in quanto in grado di effettuare il cosiddetto 'salto di specie' e di contagiare pure l'uomo, per il quale è potenzialmente letale come per i pennuti. La portavoce governativa non ha invece specificato a quale specie appartenga l'uccello malato né dove sia stato trovato.
Nei giorni scorsi un'anatra selvatica infettata dall'H5N1 era stata localizzata in riva al lago di Costanza, nel land sud-occidentale tedesco del Baden-Wuerttemberg, che si estende proprio a ridosso della frontiera elvetica.

In Germania, invece,  le autorità hanno confermato altri 3 casi di uccelli selvatici contagiati dall'H5N1. Il land di Mecklenburg-Pomerania occidentale, nel nord del paese sulle sponde del Mar Baltico, ha fatto sapere che si tratta di due cigni e di un'oca selvatica del Canada.
In Francia, il prefetto del dipartimento dell'Ain, Michel Fuzeau, ha vietato l'accesso a meno di 100 metri dalla palude della Dombes non lontano dal comune di Versailleux, dove un allevamento di tacchini è stato colpito dal virus. ''Abbiamo constatato - ha detto il prefetto - un aumento della mortalità sulla palude''.

Ben più grave la situazione in Cina, dove sabato scorso sono stati annunciati due nuovi casi umani di influenza aviaria. Il governo cinese ha messo in guardia contro un'impennata nel numero dei focolai del virus H5N1 con l'avvicinarsi della primavera e il ritorno degli uccelli migratori nel paese. Il ministero della sanità cinese ha annunciato l'altro ieri l'ospedalizzazione in stato critico di una bambina di 9 anni e di una donna di 26 contaminate dall'H5N1. Il numero delle persone colpite, in maniera accertata, dalla febbre dei polli in Cina sale così a 14.
L'Organizzazione mondiale della sanità ha rivolto un appello alla sorveglianza dei movimenti migratori.

Intanto in Italia non si è registrato nessun nuovo caso, ma la situazione del mercato avicolo continua ad essere disastroso. La Confederazione italiana agricoltori (Cia) infatti è tornata a lanciare l'allarme rosso: oltre 18 milioni di polli, pari a più di 34 mila tonnellate, 3 milioni tra tacchini e altre specie di carni avicole (tra queste, galline, faraone, quaglie, anatre) sono stipati nei magazzini frigoriferi. Una quantità pari a 45 mila tonnellate accumulata dall'inizio della crisi a causa del crollo dei consumi. E la Cia sottolinea che i polli congelati si possono conservare soltanto per sei mesi.
Quanto alla produzione per il momento sono bloccate tutte le operazioni indispensabili per la riproduzione. Così vengono distrutte migliaia e migliaia di uova e si arrivano a chiudere gli incubatori per i pulcini.
''Con i frigoriferi stracolmi - sottolinea la Cia - alcuni allevamenti stanno rivedendo i loro programmi produttivi. Non possono, d'altra parte, procedere solo all'immagazzinamento del prodotto. Così l'attività viene fermata, si procede alla riduzione del personale, non si acquistano prodotti, come i magimi e gli altri strumenti necessari per l'allevamento''.

''Altro che emergenza Bse - affermano i responsabili della Confederazione ricordando la flessione registrata ai tempi degli allarmi sulla cosiddetta ''mucca pazza'' - siamo davanti ad una crisi che non ha precedenti e occorrono, quindi, misure adeguate per fronteggiare un dramma di così vasta portata. Le misure varate rischiano di dare solo risposte limitate agli allevatori. Bisogna fare di tutto per evitare la morte dell'avicoltura italiana, fino a pochi mesi fa uno dei fiore all'occhiello della nostra zootecnica''.

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

27 febbraio 2006
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia