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Primo 'no' del Csm al ddl sul processo breve

''Provvedimento incostituzionale e sostanziale amnistia che viola il principio d'uguaglianza tra i cittadini''

10 dicembre 2009

Il disegno di legge sul 'processo breve' è viziato da incostituzionalità. Così la sesta commissione del Consiglio superiore della magistratura boccia il provvedimento nell'ambito del parere che verrà discusso dal plenum lunedì prossimo.
Il ddl sul processo breve, così come presentato, è una "sostanziale amnistia" per i reati contro la pubblica amministrazione e in particolare la corruzione. Dunque una violazione del principio di uguaglianza tra i cittadini.
E' quanto sostiene la Sesta Commissione del Csm nel parere approvato con il solo voto contrario di Gianfranco Anedda, laico del Pdl (motivato con "il rischio di rinfocolare le polemiche sulle interferenze nell'attività e nelle competenze del Parlamento").
Come accennato il parere sarà discusso dal plenum di Palazzo dei Marescialli in una seduta straordinaria lunedì: un percorso accelerato, come ha spiegato il vice presidente Nicola Mancino, perché il ministro Alfano possa trasmetterlo a sua volta in tempo utile alla Commissione Giustizia del Senato, che lunedì sera comincerà la discussione.

Mancino ha tenuto a sottolineare che quello del Csm non è comunque una bocciatura, semplicemente perché il Csm non ha potere di bocciare le norme del governo, ma solo di dare un parere. "Sarò ripetitivo, ma devo far presente che esprimere un parere - peraltro ancora della sola Commissione competente - non significa 'avere bocciato', anche perché la bocciatura non è compito né della Sesta Commissione né del plenum del Csm", ha spiegato in una nota Mancino. "Il plenum sul cosiddetto processo breve si esprimerà nella seduta straordinaria di lunedì 14 dicembre con un parere che sarà inviato al ministro della Giustizia", ha aggiunto Mancino, ribadendo che non si tratta di un parere "vincolante". "Il ministro Alfano potrà apprezzarlo in tutto o in parte, ma il parere suggerisce correzioni, non si pone di traverso rispetto all'iter del disegno di legge discusso in Parlamento, organo autonomo e sovrano".

Le motivazioni del parere del Csm  - Secondo i giudici il ddl (primo firmatario Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato) viola almeno tre principi costituzionali: l'obbligatorietà dell'azione penale, il giusto processo e soprattutto l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Tutto questo non solo perché ponendo termini perentori alla conclusione del processo impedisce che nei casi più complessi si possa arrivare all'accertamento delle responsabilità, ma anche perché crea disparità di trattamento irragionevoli, escludendo dalla nuova disciplina alcuni reati e i recidivi.
Nel corposo parere (50 pagine in tutto), la Commissione fa presente che di fatto la "sostanziale amnistia" è anche in contrasto con gli impegni presi dall'Italia in sede internazionale: si fa riferimento alla Convenzione dell'Onu firmata nel 2003 e ratificata proprio quest'anno, che impegna a perseguire la corruzione, anche adottando termini lunghi di prescrizione. Tutto il contrario di quanto sta facendo il nostro Paese, osservano i consiglieri, che citano anche la legge Cirielli. Per spiegare quanto sia poco comprensibile prevedere termini così rigidi per la conclusione di un processo (sei anni complessivi, due per ogni grado di giudizio), a prescindere dalla sua complessità, la Commissione usa un'immagine efficace: "È come assegnare due ore per ogni intervento chirurgico».

Nelle scorse settimane la Commissione Giustizia del Senato aveva ascoltato i capi delle Procure e dei Tribunali dei principali uffici giudiziari stimando che i processi penali a rischio per effetto del ddl sarebbero tra il 10 e il 40% (LEGGI). Cifre che il Guardasigilli Alfano ha definito "iperboliche e infondate".
Sul numero dei processi che saranno cancellati, però, anche il Csm ha smentito le rosee previsioni di Alfano, secondo il quale andrebbero in prescrizione solo l'1% dei processi pendenti (LEGGI), sulla base dei dati raccolti nelle audizioni dei procuratori e dei presidenti dei tribunali dei principali distretti giudiziaria: i processi che finiranno nel nulla vanno da un minimo del 10 a un massimo del 60% (LEGGI). Tra le situazioni più allarmanti quella di Roma dove, secondo il Csm, saranno buttati a mare il 45% dei processi pendenti davanti a gip e gup; il 70% dei dibattimenti monocratici e collegiali; e il 90% dei procedimenti pendenti davanti al giudice di pace. Una sorte che nella capitale riguarderà, tra gli altri, il processo a Lady Asl e Calciopoli. Ma le conseguenze potrebbero essere anche peggiori, visto che il processo breve farà crollare, segnala la Commissione, il ricorso ai riti alternativi. Dati ancora più preoccupanti nel civile: a Bari finirà nel nulla il 67% dei processi, a Bologna il 50%, a Milano il 41%, a Palermo il 43%, a Torino il 23% a Venezia il 46%.

"Il ministro Alfano ascolti almeno il Csm - ha commentato la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti - e convinca la maggioranza che lo sostiene a ritirare un provvedimento viziato da incostituzionalità che fa male all'intero sistema giustizia".
Antonio Di Pietro fa invece appello al presidente Napolitano: "Non c'è due senza tre: dopo il lodo Schifani e il lodo Alfano, ora il governo si appresta per la terza volta a violare la Costituzione per salvaguardare il presidente del Consiglio dai suoi guai giudiziari. Ci appelliamo, con il dovuto rispetto, al Capo dello Stato affinché ponga fine a queste continue incursioni alla democrazia e allo Stato di diritto".
Per l'Italia dei valori parla anche il capogruppo alla Camera Massimo Donadi: "Il Csm conferma la nostra tesi: il processo breve è incostituzionale. Immorale aggiungiamo noi, perché garantisce l'impunità a migliaia di criminali solo per salvare Berlusconi e i suoi amici dai processi. Una cosa intollerabile per una democrazia e per uno Stato di diritto. Questo governo sta calpestando i più elementari principi della giustizia".

Contro la norma, l'Associazione nazionale magistrati ha proclamato tra il 20 e il 27 gennaio delle giornate di mobilitazione in ogni tribunale.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Reuters.it, Corriere.it]

- Senza più colpevoli (Guidasicilia.it, 23/11/09)

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10 dicembre 2009
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