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Processo 'Addio pizzo': 30 anni ai Lo Piccolo

Condanne per 141 anni di carcere sono state inflitte a 13 dei 17 imputati del processo 'Addio Pizzo'

22 gennaio 2010

I giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo, al termine di una camera di consiglio durata più di tre giorni, hanno condannato a pene per complessivi 141 anni di carcere 13 dei 17 imputati del processo denominato 'Addio Pizzo' di Palermo che ha visto alla sbarra boss e gregari del pizzo di San Lorenzo e Tommaso Natale e due commercianti accusati di favoreggiamento: questi ultimi due sono stati assolti.
La sentenza è stata emessa poco prima della mezzanotte di ieri, dopo quattro giorni di Camera di consiglio, dai giudici della Seconda sezione del Tribunale di Palermo, presieduta da Bruno Fasciana, giudici a latere Tanja Hmeljak e Stefania Brambille.
Le accuse a carico degli imputati andavano dall'associazione mafiosa, all'estorsione, al danneggiamento, al favoreggiamento aggravato e alla detenzione illegale di armi.
La pena più alta è stata inflitta ai capimafia Salvatore e Sandro Lo Piccolo, che hanno avuto 30 anni di carcere ciascuno.
A 16 anni è stato condannato Massimo Troia, a 12 il boss Francesco Di Piazza; 10 anni sono stati inflitti a Giordano Sebastiano. A 9 anni e 4 mesi sono stati condannati Vittorio Bonura, Rosolino Di Maio e Giovan Battista Giacalone. Nove anni la pena inflitta a Luigi Bonanno.
Gli altri imputati, capimafia e gregari delle cosche palermitane, hanno avuto pene comprese tra i 3 anni e 6 mesi e i 5 anni e 4 mesi.

Come dicevamo sono stati assolti i due commercianti, Maurizio Buscemi e Salvatore Catalano, che avevano negato davanti ai giudici di aver pagato il pizzo a Cosa nostra. Per loro i pm avevano chiesto la pena di due anni ciascuno. Assolti anche altri due imputati, Gaetano Fontana e Tommaso Contino, per i quali erano stati chiesti rispettivamente 18 e 12 anni di reclusione.

I magistrati della Dda che hanno rappresentato l'accusa nel processo, i pm Marcello Viola, Gaetano Paci, Francesco Del Bene e Annamaria Picozzi, del pool coordinato dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia, avevano chiesto oltre due secoli di carcere.
Nel processo i pubblici ministeri della dda hanno contestato agli imputati circa 40 episodi estorsivi tra i quali quello ai danni dell'imprenditore Rodolfo Guajana che, nel 2007, subì un gravissimo attentato in cui andò distrutta la sede della sua ditta di ferramenta (LEGGI). Da questa accusa i Lo Piccolo sono stati però assolti. Assolto dal capitolo Guajana anche il picciotto che i pentiti indicavano come il fedele esecutore della missione, Vittorio Bonura.
Riconosciuti anche i danni alle associazioni antiracket di Palermo che si erano costituite parti civili: la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Regione Siciliana, l'associazione Addio Pizzo, da cui prende il nome il processo, Sos Impresa, Comune e Provincia di Palermo, Libero Futuro, la Federazione antiracket, la Confcommercio, la Confesercenti, il Centro Pio La Torre, Confindustria e altri commercianti che avevano denunciato il pizzo. Le parti civili sono state assistite, tra gli altri, dagli avvocati Salvatore Forello, Salvatore Caradonna, Fabio Lanfranca, Cetty Pillitteri, Maria Luisa Martorana, Ettore Barcellona, Fausto Maria Amato, Vincenzo Lo Re e Marco Manno.

La sentenza "è la dimostrazione che il nostro impianto accusatorio ha retto", ha commentato il pm Marcello Viola. "Il Tribunale ha convalidato con la sentenza di questa notte il materiale probatorio, a partire dai 'pizzini' che avevamo trovato ai Lo Piccolo, padre e figlio". "Salvatore e Sandro Lo Piccolo - ha dichiarato nelle scorse settimane Viola - avevano messo su un complesso sistema di esazione del pizzo, che non serviva solo per recuperare fondi necessari alla sopravvivenza dell’organizzazione mafiosa, ma anche per costituire un totale controllo del territorio. Controllo che era rappresentato da un sicuro appoggio, sia per il ricovero di armi, di latitanti ma, soprattutto, per il reimpiego di denaro di provenienza illecita". Lo stesso magistrato ha ricordato che già altri cinquanta imputati erano stati condannati l'estate scorsa in un altro stralcio del processo con le stesse accuse.
I pm della Dda hanno fatto poi sapere che: "Fermo restando che sarà necessario leggere le motivazioni della sentenza, in particolare in relazione all'assoluzione dei due commercianti accusati di favoreggiamento, la procura impugnerà la sentenza emessa. Certamente, tra l'altro, appelleremo i proscioglimenti dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo e Massimo Troia e quello di Vittorio Bonura che erano accusati dell'estorsione e dell'attentato subiti dall'imprenditore
Rodolfo Guajana"
. A non convincere la procura, oltre al proscioglimento dei commercianti accusati di avere favorito Cosa nostra negando le richieste estorsive, e, in particolare, la parte della sentenza relativa al taglieggiamento di Guajana e all'incendio della sua azienda. I Lo Piccolo e Troia, come vertici di Cosa nostra, erano stati accusati d'aver avallato l'attentato. A loro carico le dichiarazioni dei pentiti Nuccio, Franzese e Bonaccorso che avevano raccontato tutte le fasi dell'estorsione. Ma i giudici hanno respinto la ricostruzione dell'accusa assolvendo, limitatamente a questa vicenda, gli imputati. Una valutazione che contrasta con quella fatta, in sede di abbreviato, dal gup che, sulla base delle stesse prove, condannò come mandante del danneggiamento il boss di Cruillas Giancarlo Seidita. I pm appelleranno inoltre, l'assoluzione di Tommaso Contino dal taglieggiamento del titolare del locale Scalea Club. A suo carico c'era un video in cui un collaboratore di giustizia e la moglie del boss Salvatore Lo Piccolo commentavano la vicenda della ritrattazione del commerciante, Gaspare Messina, che, dopo avere riconosciuto Contino, aveva fatto davanti al gip un clamoroso dietrofront.

Ieri nell'aula bunker dell'Ucciardone erano presenti anche numerosi parenti degli imputati, che hanno atteso per oltre sei ore la decisione dei giudici. Collegati in videoconferenza anche Salvatore e Sandro Lo Piccolo, che dalle loro rispettive celle hanno ascoltato la sentenza.
Condanne a parte, il vero bilancio positivo dell'inchiesta "Addio Pizzo" rimane l'elenco dei trenta commercianti che, convocati dopo l'arresto dei Lo Piccolo, hanno deciso di ammettere e denunciare l'estorsione.

Chiesta condanna per il boss Nino Rotolo - La condanna di tre presunti prestanome del boss di Pagliarelli Nino Rotolo, nemico dei boss Lo Piccolo, è stata chiesta ieri dal pm della Dda di Palermo Roberta Buzzolani al gup Vittorio Anania. Il rappresentante dell'accusa ha chiesto 6 anni per lo stesso Rotolo, 3 per Giuseppe Perrone e Raffaele Sasso, due e otto mesi per Vincenzo Marchese. Secondo il pm, gli imputati si sarebbero intestati numerosi beni per diverse decine di milioni: l'immobiliare Cipel, una gioielleria in corso Calatafimi, l'Edilizia 93 e un'altra immobiliare. Nell'inchiesta sono coinvolti anche i fratelli Angelo Rosario e Pietro Parisi, rinviati a giudizio, e il costruttore Francesco Pecora, la cui posizione è stata stralciata per motivi di salute.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, Repubblica.it, GdS.it, La Siciliaweb.it]

 

 

 

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22 gennaio 2010
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