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Processo Dell’Utri: udienza rinviata al 5 marzo

La corte stabilirà la settimana prossima se sentire Massimo Ciancimino come teste

26 febbraio 2010

Accogliendo l'istanza dei difensori del senatore Pdl Marcello Dell' Utri, sotto processo a Palermo per concorso in associazione mafiosa, la corte d' Appello ha rinviato il dibattimento al 5 marzo per consentire ai legali dell'imputato di esaminare gli ultimi verbali depositati dalla procura generale che contengono le dichiarazioni rese, al processo Mori, da Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito.
I penalisti, ai quali il deposito è stato notificato solo recentemente, hanno sostenuto di non avere avuto il tempo di prendere visione delle ultime produzioni della procura generale. Oggi la corte avrebbe dovuto stabilire se sentire Massimo Ciancimino, citato come teste dalla procura generale, ma il rinvio ha fatto slittare la decisione. Nella prossima settimana la procura generale dovrà anche integrare parti mancati degli ultimi verbali con gli interrogatori di Ciancimino depositati alla scorsa udienza.

Intanto Ciancimino jr, intervistato da Vanity Fair, ha spiegato di non credere che suo padre, che sarebbe stato il mediatore nella trattativa tra lo Stato e Cosa Nostra, sia morto di morte naturale. "Se il vostro giudizio su di lui come uomo pubblico è severo, il mio, come padre, lo è di più", ha detto Ciancimino ad Andrea Purgatori raccontando cosa vuol dire crescere erede di "Don Vito".
Chi glielo fa fare? "È la domanda che non mi fa dormire. Sinceramente non lo so più", dice, spiegando che tutto comincia "il 19 novembre 2002. Quel giorno muore mio padre e io vengo iscritto nel registro degli indagati. Adesso gliela spiego io la coincidenza. Però dobbiamo tornare indietro di altri nove anni. Al 1993. Quando mio padre viene ascoltato dal procuratore Caselli e dal dottor Ingroia. E prende un impegno".
Per fare che cosa? "Raccontare il rapporto tra politica e mafia. Comincia con una chiacchierata, e alla fine mio padre dice a Caselli: senta, è dai tempi di Buscetta che si parla del terzo livello ma a me pare un monolocale, visto che dentro ci sto solo io. Allora facciamo un patto: quando riuscirete a condannare a un solo giorno di carcere un politico importante, le racconto come funziona il sistema".
E’ tutto agli atti: "Il 18 novembre 2002 Andreotti viene condannato insieme a Badalamenti a 24 anni di carcere come mandante dell'omicidio di Mino Pecorelli. E la notte stessa si levano dalle palle mio padre”.
Sta dicendo che è stato ucciso?
"Beh, la sera gli telefono. Gli dico: ricordati che hai preso un impegno, adesso lo devi mantenere. Ciao, ciao. E alle quattro muore". Infarto? "Emorragia interna, secondo i medici. Io la mattina arrivo a Roma, ma me lo fanno vedere al Verano dentro un sacco di tela, ad autopsia già eseguita".
Era solo in casa? "Lo assisteva un moldavo. Sparito quel giorno. Mai più visto. Hanno sigillato la stanza di mio padre per un mese".
Hanno portato via documenti? "Macché. Era pieno di carte, hanno portato via solo le medicine. Per me non è stata una morte naturale".
Sospetti o c'è un'inchiesta aperta? "Ci stanno lavorando. Non posso dire di più".
Com'era stare vicino a suo padre? "Capisco che c'è qualcosa che scricchiola nel momento in cui vedo sul giornale la foto del signor Lo Verde…”.
Bernardo Provenzano. "Preferisco continuare a chiamarlo Lo Verde, mi fa meno impressione”. Con lui era "affettuosissimo. Era il mio protettore dai guai che combinavo. Modesto, tranquillo, silenzioso, sempre garbato, grande senso della famiglia. Mi diceva: non gli far fare i nervi a tuo padre, che quello che fa lo fa per te. Cercava sempre di rappacificarmi con lui. Da bambino era una presenza costante. Un po' come Lima (Salvo, sindaco prima di Ciancimino, ucciso nel 1992, ndr), come il signor Franco dei servizi segreti (è la misteriosa figura di 007 più volte citata da Massimo Ciancimino nei verbali che ricostruiscono la storia di suo padre, ndr). Uno di quelli che bussavano a casa senza appuntamento, un amico che non si fa problemi".
Quando ha cominciato a capire? "Dopo l'omicidio Mattarella (Piersanti, presidente democristiano della Regione, ucciso nel 1980, ndr), una persona che era sempre a casa nostra. Per la prima volta vedo il volto di quell'uomo come un mandante, un esecutore, e la paura aumenta quando ne parlo con mio padre e lui mi dice: ricordati che da queste cose non ti posso proteggere neanche io. Poi un'altra volta mi fa l'esempio di Nino Pipitone che ha ammazzato la figlia (nel 1983, per punire il suo adulterio, ndr) e mi viene la pelle d'oca”.
Mi dica di don Vito Ciancimino… "Il giudizio mio, come figlio, è molto severo. Mi ha incatenato tre mesi al letto, perché ero stato rimandato e mi ero permesso di discutere. Incatenato, con l'umiliazione di essere mostrato agli amici che mi venivano a trovare. Per fortuna che riesco a trovare un lato divertente in tutte le situazioni".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA]

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26 febbraio 2010
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