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Processo 'Spartacus': confermati gli ergastoli ai Casalesi

Condanne a vita per Francesco 'Sandokan' Schiavone e Francesco Bidognetti

19 giugno 2008

Confermato il carcere a vita per i 16 boss del clan dei Casalesi, condannati già in primo grado nel processo 'Spartacus'. La sentenza è stata emessa dalla prima sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli, presieduta da Raimondo Romeres.
Al termine di quattro giorni di camera di Consiglio, dunque, i giudici della Prima Corte d'Assise d'Appello di Napoli hanno accolto le richieste di ergastolo formulate dal pm, chiudendo il maxi processo nell'aula bunker Ticino uno di Poggioreale.

Le condanne all'ergastolo riguardano tutti i boss del clan, in primis Francesco Schiavone, detto 'Sandokan', e Francesco Bidognetti, ma anche Antonio Iovane e Pasquale Zagaria, i due latitanti che al momento guidano i Casalesi.
Nell'ambito del processo, che riguarda tra l'altro 16 omicidi commessi tra il gennaio 1998 e l'ottobre 1999, è stato confermato l'ergastolo anche per Giuseppe Caterino, Cipriano D'Alessandro, Enrico Martinelli, Sebastiano Panaro, Giuseppe Russo, Francesco Schiavone, Walter Schiavone, Luigi Venosa, Vincenzo Zagaria e Alfredo Zara, oltre che per i due latitanti Mario Caterino e Raffaele Diana.
Il processo di primo grado si era chiuso il 15 settembre del 2005, con 21 condanne all'ergastolo a carico degli esponenti di spicco dell'organizzazione. Imponenti le misure di sicurezza messe in campo allora come oggi per il maxi processo anticamorra.

"Il clan ha paura", aveva scritto ieri l'autore di 'Gomorra' Roberto Saviano su un quotidiano, e che oggi era in aula, in prima fila, per ascoltare la sentenza. "Ha paura perché i Casalesi condanne definitive non ne hanno mai avute".
Il nome del processo, 'Spartacus', si riferisce a Spartaco, il gladiatore tracio che nel 73 avanti Cristo insorse contro Roma. Il processo è il risultato di una grande indagine, condotta dal 1993 al 1998 dalla Procura Antimafia di Napoli. I numeri del processo danno senz'altro l'idea del peso che 'Spartacus' rappresenta per le indagini anticamorra. "Questo processo - scriveva Saviano - riguarda vicende che vanno dalla morte del capo storico dei Casalesi, Antonio Bardellino, nel 1988 sino al 1996. C'erano voluti quasi dieci anni per accertare quei fatti e chiudere il primo grado di processo nel 2005".
Un maxi processo che, partito dalle dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone, come ricordava ieri Saviano, "ha visto complessivamente in questo e negli altri procedimenti paralleli 1.300 indagati, 626 udienze complessive, 508 testimoni sentiti, più di 24 collaboratori di giustizia, di cui 6 imputati, 90 faldoni acquisiti".
Soddisfatto il procuratore generale Francesco Iacone, che ha sottolineato come le attenuanti generiche siano state concesse solo a chi ha confessato. [Adnkronos]

Saviano: "E' solo l'inizio" - "Una vittoria dello Stato ma anche una vittoria della procura antimafia e anche di tanti cronisti che hanno lavorato nell'ombra". Roberto Saviano, il giovane autore di 'Gomorra' (il bestseller che ha puntato i riflettori proprio sul sanguinario clan di Casal di Principe) era presente nell'aula del tribunale di Napoli dove la prima sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli ha confermato la condanna a sedici ergastoli per i boss del clan dei Casalesi. "Il mio pensiero ora va solo ai caduti e alle stragi di questi anni per mano dei Casalesi" ha detto Saviano. "In realtà questa condanna in appello - ha aggiunto - è solo l'inizio e non bisogna credere che sia la fine, perché c'è il secondo troncone del processo che deve essere ancora discusso. Quindi è solo l'inizio, questa è una vittoria dello Stato e l'inizio di una battaglia".

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19 giugno 2008
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