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Processo Stato-mafia: le difese replicano alle richieste dei Pm

Parlano gli avvocati difensori degli imputati del processo sulla trattativa Stato-mafia

10 ottobre 2013

È cominciata con le repliche dell'avvocato Giuseppe Di Peri - legale dell'ex senatore Marcello Dell'Utri - alle richieste probatorie fatte dalla Procura di Palermo, l'udienza odierna del processo sulla trattativa Stato-mafia in corso davanti alla Corte d'Assise.
Per Di Peri, i pm avrebbero dovuto depositare le motivazioni con le quali nel 1993 vennero revocati 334 provvedimenti di 41 bis: revoche che, per l'accusa, costituirebbero una delle prove della trattativa. Lo Stato, secondo la Procura, avrebbe in questo modo accondisceso alle richieste fatte da Cosa nostra nell'ambito di un patto stretto per fare cessare le stragi.
Ma per l'avvocato, che ha acquisito i provvedimenti di revoca attraverso indagini difensive, le motivazioni con le quali non si rinnovò il carcere duro non dimostrerebbero un disegno politico, ma solo l'adeguamento dei tribunali alle indicazioni, sul 41 bis, della Corte Costituzionale.

È poi intervenuto l'avvocato Massimo Krogh, legale dell'ex ministro Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza, che si è opposto all'acquisizione delle intercettazioni tra l'ex politico e il consigliere giuridico del Quirinale Loris D'Ambrosio.
Per il legale le intercettazioni provano solo che "Mancino intendeva, tramite D'Ambrosio, rivolgersi al capo dello Stato in quanto presidente del Csm per chiedere un coordinamento del lavoro investigativo delle Procure di Firenze, Palermo e Caltanissetta". Da parte di Mancino dunque non ci sarebbe stata alcuna pressione finalizzata a influire sull'inchiesta sulla trattativa. Le intercettazioni sarebbero dunque irrilevanti.

Si è opposto all'acquisizione di alcuni documenti presentati dal pm l'avvocato Basilio Milio, difensore degli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, imputati di minaccia a Corpo politico dello Stato.
Milio, tra l'altro, ha chiesto l'acquisizione delle intercettazioni tra Massimo Ciancimino, imputato e teste del processo, con il commercialista Girolamo Strangi, ritenuto vicino alla 'ndrangheta. Una mossa tesa a screditare l'attendibilità di Ciancimino. [Informazioni tratte da ANSA, GdS.it]

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10 ottobre 2013
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