Profanato il cimitero italiano a Tripoli
I vandali, forse fedeli di Gheddafi, hanno coperto di scritte oltraggiose le mura e distrutto la casa del custode
Il cimitero italiano a Tripoli, dove riposano i resti di 8mila connazionali, è stato profanato. Lo ha denunciato nei giorni scorsi Giovanna Ortu, presidente dell'Associazione degli italiani rimpatriati dalla Libia (Airl). "Sono entrati e hanno spaccato tutto, la cappella con il crocifisso - ha raccontato all'Adnkronos - non sono riusciti a entrare nelle due ali dove ci sono gli ossari, ma hanno gravemente danneggiato l'abitazione del custode". "Sono state fatte anche delle scritte minacciose dove promettono di bruciare tutto la prossima volta", ha aggiunto la Ortu.
Il cimitero, ha spiegato, era stato restaurato meno di due anni fa a cura della Farnesina e alla fine dei lavori era venuto il sottosegretario Alfredo Mantica. Costruito negli anni Venti, il camposanto si estendeva originariamente su 12 ettari e dal 1960 ospitava anche un ossario con tutti i caduti italiani nelle guerre d'Africa. Nel Settanta, ricorda la Ortu, "Muammar Gheddafi si presentò davanti al cimitero con i tank dicendo che avrebbe buttato giù tutto se non fossero stati portati via i resti dei militari". I corpi furono così traslati nel sacrario di Bari e il resto del cimitero rimase abbandonato. Nel 2004, quando esponenti dell'Airl ottennero il permesso di andare in Libia come turisti, la loro prima preoccupazione fu il cimitero. Grazie ai fondi della Farnesina, allora era ministro degli Esteri Gianfranco Fini, fu avviato il restauro. Dieci ettari del cimitero furono restituiti alla municipalità di Tripoli e tutti i corpi furono traslati nell'ossario militare.
L'Airl, ha sottolineato la Ortu, si sente molto vicina agli insorti libici e visita regolarmente i feriti che sono ricoverati a Roma, provvedendo alle loro piccole necessità.
Quanto accaduto, ha detto infine la presidentessa dell'Airl, "dà un ulteriore segno della totale inciviltà di quanti ancora si ostinano a non abbandonare Muhammar Gheddafi".
Intanto, la Nato ha ulteriormente intensificato la pressione sul regime libico di Muammar Gheddafi utilizzando per la prima volta elicotteri da assalto. Due giorni fa, in una nota l'Alleanza Atlantica ha riferito che gli obiettivi colpiti sono veicoli militari, equipaggiamenti e forze in campo. L'impiego di questi mezzi "dimostra le capacità uniche degli elicotteri d'attacco", ha detto il generale Charles Bouchard, comandante dell'operazione Nato Unified Protector. "Continueremo a utilizzare queste risorse quando e dove necessario - ha aggiunto - utilizzando la stessa precisione, come di tutte le nostre missioni".
Il vescovo copto di Matrouh e del Nord Africa, Bakhomios Demetry, ha denunciato però al sito web di Youm7, che durante gli ultimi "raid dei velivoli della Nato sulla Libia" sono state colpite anche due chiese copte. "Una delle chiese colpite è quella di San Giorgio di Misurata, l'altra è quella di San Marco a Tripoli", ha aggiunto il vescovo Bakhomios. Il vescovo ha quindi assicurato che "i raid non hanno provocato vittime tra la comunità copta della Libia". [Adnkronos/Ing]