Promesse da politico...
Non sarà celebrato alcun funerale di Stato per i morti del naufragio di Lampedusa
"Faccio pubblicamente le mie scuse per le mancanze che il governo e le istituzioni hanno mostrato in questa vicenda [...] Posso annunciare qui che ci sarà funerale di Stato per le vittime di quello che è avvenuto".
Sono le parole che il presidente del Consiglio Enrico Letta ha pronunciato da Lampedusa, tre giorni dopo la tragedia avvenuta davanti all’Isola dei conigli e costata la vita a quasi 300 persone.
Insieme al suo vicepresidente Angelino Alfano, insieme al presidente della Commissione europea Manuel Barroso e al Commissario europeo Cecilia Malmstrom, Letta si era messo in ginocchio davanti alla lunga fila di bare (che non erano ancora tutte) rendendo omaggio, chidendo scusa e promettendo un segno visibile di rispetto verso la grande massa di persone alle quali il mare e la crudeltà dei tempi hanno tolto ogni speranza a pochi metri dalla salvezza.
Una promessa disattesa. Una promessa da politico…
"Se avessimo saputo che non si sarebbero mai celebrati gli annunciati funerali di Stato per le vittime del naufragio di Lampedusa, prima di fare partire le salme dall'isola avremmo celebrato noi un funerale. Una cerimonia funebre per dare l'ultimo saluto alle povere vittime. Un funerale di paese, come quelli che facciamo a Lampedusa. E' ingiusto seppellire i profughi senza un funerale...".
Così ha espresso la propria amarezza il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, che si dice "dispiaciuta" per la tumulazione delle quasi 400 bare contenenti le spoglie delle vittime del naufragio in paesi dell'agrigentino e del nisseno. "E' mancata una cabina di regia - spiega ancora il primo cittadino - nonostante i funerali fossero stati annunciati dal premier Letta proprio qui a Lampedusa, quando è venuto con Barroso e Alfano, non siamo più riusciti a sapere nulla".
In realtà, Letta aveva corretto il tiro già nel corso del Consiglio dei ministri che si era tenuto nel tardo pomeriggio, di ritorno dall'isola siciliana, impegnandosi a celebrare "funerali solenni per onorare le vittime del naufragio di migranti al largo delle coste dell'isola di Lampedusa", una formula con la quale si intende un'orazione funebre alla quale solitamente sono presenti le massime autorità della Repubblica. Cosa ben diversa dai funerali di Stato, ai quali comunque, almeno in teoria, i migranti avrebbero avuto diritto per via della decisione del presidente del Consiglio di concedere alle vittime la cittadinanza italiana post mortem.
Ma, molte delle bare dei migranti morti in mare nel tragico naufragio del 3 ottobre, hanno lasciato l'isola per essere tumulate in tombe messe a disposizione nei vari comuni siciliani "per ragioni sanitarie", come ha spiegato il Segretario generale della Farnesina, Michele Valensise. Ricevendo l'ambasciatore di Eritrea, Zemede Tekle, Valensise ha illustrato lo stato delle procedure in corso da giorni per il riconoscimento delle salme, rese particolarmente complesse dalle circostanze degli eventi e ha confermato la volontà italiana di proseguire l'opera di riconoscimento dei corpi e di rispettare in primo luogo i desideri dei familiari delle vittime circa la destinazione definitiva delle spoglie.
Intanto, oggi a Gela, sei salme saranno tumulate nel cimitero di Farello doopo una cerimonia organizzata dall'Amministrazione comunale e alla quale sarà presente anche l'imam della moschea di Catania, Mufid Abu Touq.
Il Comune di Delia (Caltanissetta) invece, ha messo a disposizione due loculi per ospitare nel proprio cimitero le salme dei migranti. "Dare una degna sepoltura è il minimo che possiamo fare per i morti della tragedia di Lampedusa", ha detto il sindaco del piccolo comune Nisseno Gianfilippo Bancheri. Fatti che precedono parole e promesse, di un amministratore di un piccolo Comune, che si dimostra un gigante in confronto della politica nazionale.
- Le bare di Lampedusa (Guidasicilia.it, 16/10/13)