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Lo scontro tra pensiero laico e pensiero cattolico si fa sempre più aspro nella politica italiana

05 aprile 2007

Calata la benedizione ''altissima'' sul ''Family Day'', la manifestazione organizzata da larga parte del mondo associativo cattolico e che si terrà a Roma il prossimo 12 maggio, il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori, ha pianificato le modalità con cui il clero potrà prendere parte alla piazza, che sarà vietata ai vescovi, ma permessa ai parroci. ''La parrocchia - ha spiegato l'altro ieri mons. Betori  - non è una realtà privata del clero, la loro partecipazione al Family Day dipende da come si organizzeranno al loro interno, certo alcuni parroci vorranno esserci''. ''Lo ha detto anche Benedetto XVI - ha precisato Betori - il rischio è quello di seguire aspettative, desideri e brame. Il convergere sui desideri espone al rischio di un passaggio da comportamenti considerati illeciti a comportamenti leciti. Solo se fondiamo su una base forte il riferimento normativo siamo sicuri che questo non accada''.

Nell'esposizione del proprio parere, libera e legittima, o meglio, nel mirino della chiesa adesso non c'è però solo la possibile legge sulle coppie di fatto, ma anche quella per l'istituzione del testamento biologico. ''Siamo preoccupati - ha spiegato Betori - se un eventuale disegno di legge dovesse aprire a una eutanasia di fatto. Il rischio maggiore riguarda il concetto della cura della persona, cioè la possibilità di rinunciare all'alimentazione e l'idratazione che aprirebbe la strada all'eutanasia di carattere passivo''. Il segretario della Cei ha quindi avanzato una richiesta specifica ai legislatori: ''La volontà del paziente - ha detto Betori - non si può imporre al medico, pena il venir meno della sua stessa funzione. Eventuali disegni di legge dovrebbero essere 'chiusi' in questa direzione, per evitare scivolamenti di carattere eutanasico''.
Insomma, la Chiesa, che rivendica i propri diritti, almeno tanto quanto la popolazione laica, e che non sopporta che i propri atteggiamenti vengano chiamati ingerenza, si è nuovamente rivolta alle coscienze dei legislatori, intimando il proprio diniego e ricordando l'obbligo che hanno i politici credenti nei confronti della ''legislazione cattolica'', e a quelli laici nei confronti di quelli cattolici come rappresentazione di umano rispetto dell'altro.
Un gioco di scatole cinesi dal quale si ha l'impressione si possa uscire solo con lo scontro diretto.

E se, forse, non si può ancora parlare di scontro diretto, sicuramente si può individuare un'aspra contrapposizione tra quella politica giustamente intransigente quando si parla di leggi dello Stato - e quindi di leggi laiche - e le continue esposizioni coercitive della Chiesa. La più feroce quella nata dopo le infelicissime parole dette nei giorni scorsi dal nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, colloquiando con  gli animatori della comunicazione della diocesi di Genova di cui è arcivescovo. ''Dopo i Dico, perché no all'incesto e alla pedofilia?''. ''Se viene a cadere il criterio di giudizio per valutare il bene e il male, il vero e il falso, perché dire no a varie forme di convivenza stabile giuridicamente, di diritto pubblico, riconosciute e quindi creare figure alternative alla famiglia? Perché dire di no all'incesto come in Inghilterra dove un fratello e sorella hanno figli, vivono insieme e si vogliono bene? Perché dire di no al partito dei pedofili in Olanda se ci sono due libertà che si incontrano? E via discorrendo, perché poi bisogna avere in mente queste aberrazioni secondo il senso comune e che sono già presenti almeno come germogli iniziali''.
Queste, secondo l'agenzia di stampa Ansa, le parole dette dal successore del cardinale Ruini, che vede minacciato ''il criterio antropologico dell'etica che è anzitutto un dato di natura e non di cultura'', e che quindi avverte: ''Maggioranze vestite di democrazia possono diventare antidemocratiche''.

A parole grosse la sinistra ha replicato con parole ancora più grosse, come quelle di Marco Rizzo, europarlamentare del Pdci: ''Affermazioni a dir poco incredibili e, soprattutto, inaccettabili. Le pesantissime interferenze della Chiesa cattolica nella politica italiana sono talmente intollerabili da farci chiedere la revisione del Concordato''. Anche Gennaro Migliore di Rifondazione comunista ha giudicato ''agghiacciante e inqualificabile'' il fatto di ''equiparare l'amore tra due persone dello stesso sesso a incesto e pedofilia''.
''Il paragone tra le convivenze e la pedofilia o l'incesto è gravissimo e, oltre ad essere insensato, offende milioni di persone'', questa la protesta del presidente dei Verdi e ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio. Profondamente indignato e duro, come c'era da aspettarsi, il fronte omosessuale. L'Arcigay ha ricordato al leader dei vescovi che la Chiesa, in tutto il mondo, ha in piedi centinaia di cause per pedofilia: ''Invece di offendere le coppie omosessuali e conviventi, chieda scusa per le aberrazioni di cui si macchiano tanti sacerdoti anche in Italia''.

Dalla parte opposta un fronte pro-Bagnasco per un attimo ha ricompattato la Cdl, con l'Udc in prima fila. Rocco Buttiglione ha detto: ''Bravo Bagnasco. Da qualche parte bisogna incominciare a dire dei no''; Luca Volontè ha invece denunciato la ''pantomima offensiva, ordita dalle associazioni omosessuali''. Per An ha parlato Riccardo Pedrizzi, che si è spinto fino a considerare 'profetica' l'analisi del capo dei vescovi italiani: ''Oggi è la lobby gay. Domani potrebbe essere la lobby dei pedofili o quella di coloro che praticano l'incesto''. L'azzurro Tajani ha parlato di ''aggressione'' all'arcivescovo di Genova ''da parte di alcuni ministri e di molti esponenti della sinistra, del tutto immotivata e frutto di una lettura volutamente faziosa delle sue parole''. Estremo e disturbante come il suo solito il leghista Roberto Calderoli: ''L'etica c'entra fino ad un certo punto: i Dico, l'omosessualità, non sono soltanto contro l'etica ma anche contro natura, e quindi destinati all'estinzione''.
Ovviamente controcorrente, rispetto ai propri colleghi della maggioranza, il solito Clemente Mastella che ha così commentato: ''Non è possibile che ogni volta che qualche vescovo italiano o il presidente della Cei interviene su cose normali, di buonsenso religioso e laico, ci siano intemperanze di atteggiamenti un po' isterici''.

Dopo la bufera, una nota dell'arcidiocesi di Genova e poi l'anticipazione di un editoriale di ''Avvenire'', il quotidiano della Cei, hanno precisato che le sintesi giornalistiche fatte sull'intervento ''erano parziali e fuorvianti''. Bagnasco è stato mal interpretato: ''Nessuna equiparazione, nelle sue parole, tra i Dico e l'incesto o la pedofilia''. Dunque, secondo la stampa vaticana, tutto il polverone è stato generato da un ''infausto equivoco'', e si è consumata l'ennesima ''tempesta in un bicchiere d'acqua, specialità del circo politico-mediatico italiano''.
Un'idea molto simile è stata espressa dal il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone in un'intervista al quotidiano francese ''Le Figaro'', in cui, con una durezza mai vista prima, ha accusato i mass media di concentrarsi troppo sulla visione che la Chiesa ha del sesso e di fraintendere deliberatamente i discorsi del Papa, come accaduto per la citazione su Maometto a Ratisbona. ''Abbiamo un problema gravissimo: i messaggi della Chiesa sono oggetto di manipolazione e falsificazione da parte di certi media occidentali''. E ancora: ''I pensieri del Pontefice vengono oscurati, i commentatori che estrapolano le frasi dal contesto in modo ingannevole esercitano il loro mestiere in modo disonesto''.

Già, è meglio non dimenticare che tutta la stampa mondiale è in mano alla sinistra massimalista, atea e materialista. Fino a qualche anno fa qualcuno in Italia lo ripeteva in continuazione.

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05 aprile 2007
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