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Pronto? Parlo con la Vergine Maria?

Sgominata un setta religiosa a Ragusa: i capi spillavano soldi agli adepti per salvarsi dalla fine del mondo

15 settembre 2008

La fine del mondo è imminente, quindi bisogna raccogliere più soldi possibili e completare la costruzione del "Granaio del Cielo". Lì solo gli adepti potranno rifugiarsi e scampare alla furia del Giudizio Universale. Poi, quando l'Onnipotente avrà fatto tabula rasa, i fedeli della 'Grande opera di Maria' potranno auto-produrre carni e cibi vari per la vita della comunità.
Non credete a queste parole? Vedete questo telefonino? Con questo ci si può mettere in contatto diretto con la Vergine Maria. E' Lei che ci vuole mettere in salvo...

Gli adepti della "Grande opera di Maria", probabilmente, si sono sentiti dire più volte queste parole da Giovanna Assenza, 'veggente' 59enne che insieme ad Orazio Garofalo (72 anni), Saverio Cannata (72 anni) presidente e segretario dell'organizzazione, e Iole Rizza (69 anni), leader carismatica ed indiscussa della setta, sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, violenza ed evasione fiscale.
I finanzieri sabato scorso hanno fatto irruzione nel santuario-rifugio dell'associazione, a Ispica (Ragusa), mentre era in corso l'assemblea degli adepti e dietro l'altare hanno sequestrato 73 mila euro in contanti, calici, ostie con emografie, statuine di angeli, rosari, oggetti descritti come reliquie di Padre Pio, olio sacrificale e cosiddetta 'rugiada del cielo' contenute in boccette etichettate. Inoltre è stato sequestrato anche un telefono cellulare sul quale era montata un'ostia che secondo la reggente sarebbe servito per parlare con la Madonna.
Agli arrestati è stata contestata anche un'evasione fiscale di 1 milione e 600 mila euro. Sequestrata inoltre la sede operativa dell'associazione, situata in un immobile di 3.500 metri quadrati del valore di 2 milioni di euro (sprovvisto dei necessari certificati di agibilità e abitabilità), in contrada Barcara-Lanzagallo.

L'operazione, denominata dalle Fiamme gialle 'Blasphemia', è scaturita da oltre un anno di complesse indagini. Nel momento dell'intervento dei finanzieri, erano presenti nel salone centrale dell'immobile sede della setta oltre cento persone, di tutte le età e condizioni sociali, compresi molti bambini, intente a pregare sotto la direzione del capo e della veggente.
Sotto l'apparente vocazione filantropica della 'Grande Opera di Maria', simulata in un arco di oltre vent'anni, le indagini hanno consentito di qualificare tale associazione come una vera e propria 'setta religiosa', delineando le sue reali attività criminose. I suoi responsabili, spinti da forti interessi economici e patrimoniali, non hanno esitato a circuire gli associati con minacce e notevoli pressioni psicologiche, privandoli più o meno consciamente della loro capacità di autodeterminazione, e causando loro gravi danni economici e morali.

L'associazione era stata creata nel 1986 e aveva attratto da subito numerose persone, con fenomeni di pellegrinaggio alimentati dalle presunte ripetute apparizioni mariane che la pseudo veggente affermava di avere. Fin dai primi incontri, i presenti venivano continuamente esortati a 'pregare', a 'convertirsi alla dottrina' della setta, e ad associarvisi.
Negli anni gli arrestati erano riusciti ad adescare molte persone, soprattutto anziane o con disagi esistenziali. A questa prima fase seguiva un vero e proprio 'processo di spoliazione', nel quale i cosiddetti 'eletti' effettuavano donazioni di denaro, immobili, terreni, gioielli, opere d'arte, e altri lasciti vari, cui si aggiungevano prestazioni gratuite di lavoro a favore dell'associazione.
I leader della setta in tal modo erano riusciti a costruire un immobile nelle campagne di Ispica, denominato 'colombaia' e 'granaio del cielo', dove il gruppo si sarebbe dovuto rifugiare in vista dell'imminente 'giudizio universale', al quale sarebbero sopravvissuti, secondo la dottrina professata dall'associazione, solo gli appartenenti alla 'Grande Opera di Maria'.

Gli associati, quindi, venivano gradualmente sottoposti a un controllo assoluto, a tutto ciò devono aggiungersi le minacce cui andavano incontro gli associati dubbiosi o 'poco generosi' nelle elargizioni in favore dell'associazione. Minacce contenute nei presunti messaggi 'divini' interpretati dai capi della setta.
Alcuni affiliati della 'Grande opera di Maria' vivrebbero anche Oltreoceano, dove veniva inviato un giornale di impronta religiosa, denominato 'Voce Speranza', edito dai responsabili della setta.

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Quotidiano nazionale, Il SecoloXIX]

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15 settembre 2008
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