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Il ministro La Russa difende la decisione di inviare l'esercito a pattugliare le città italiane

16 giugno 2008

Il ministro della Difesa Ignazio la Russa difende la decisione di inviare i militari a pattugliare le strade delle città italiane. Nei giorni scorsi infatti La Russa ha trovato un'intesa con il ministro dell'Interno Roberto Maroni su un emendamento che prevede l'impiego di militari in squadre miste di pubblica sicurezza. "Abbiamo discusso molto - aveva detto La Russa - e ora abbiamo preparato un emendamento a 4 mani, io e Maroni, annunciato al Consiglio dei Ministri. Il ministro dell'Interno, se lo vorrà, potrà avere a disposizione 2.500 militari", che potranno essere utilizzati per il pattugliamento e la perlustrazione delle metropoli e delle aree circostanti, e avranno qualifica di agenti di pubblica sicurezza, operando insieme ad agenti di polizia e carabinieri (LEGGI).

L'iniziativa del ministro della Difesa ha però sollevato le dure critiche dell'opposizione e ha lasciato perplessi anche molti rappresentanti dell'Esercito e delle Forze dell'ordine.
La Russa ha escluso "il rischio di sovrapposizione con la polizia" e ha spiegato che "in questo momento c'è un problema di risorse e di numero di agenti: per questo motivo, le Forze Armate hanno dato la loro disponibilità di incrementare, per il momento con sole 2.500 unità in tutto il territorio nazionale, le forze che già esistono sul campo sia della Polizia e dei Carabinieri che della Guardia di Finanza". Il titolare della Difesa ha sottolineato di non ravvisare nessun dramma in questa scelta e ha ricordato che "si tratta di un esperimento di 6 mesi, rinnovabile una sola volta. In Sicilia, non con un governo Berlusconi, lo Stato mandò 20mila soldati. Si tratta, in questo caso, di un esperimento di 2.500 uomini. Se poi qualcuno vuole continuare a non capire che la gente vuole sicurezza, faccia pure". (Il ministro fa riferimento all'operazione "Vespri Siciliani" che vide in Sicilia, dal 25 luglio 1992 al 8 luglio 1998, un grande dispiegamento di soldati per ragioni di ordine pubblico, dopo gli attentati ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ndr).

L'opposizione però ha contestato la misura e rifiuta l'idea di dover pensare all'Italia come un Paese dell'America Latina. ''Le forze armate per controllare il territorio delle città si usano solo in Colombia" ha detto il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro. Secondo l'ex pm di Mani Pulite "le forze armate dovrebbero essere utilizzate per difendere lo Stato dalle aggressioni esterne", mentre il compito di assicurare l'ordine pubblico dovrebbe essere della polizia. "Quindi serve un grande lavoro di recupero di queste forze, che attualmente sono impegnate in tante altre attività". Nel caso si può anche pensare, ha aggiunto Di Pietro, all'aumento di poteri e doveri delle forze di polizia municipale. "L'IdV rispetta le forze amate e questa idea di militarizzare le città dà un senso di insicurezza che ancora di più allontanerà il turismo e il mondo economico estero dal nostro Paese".
Di decisione "sbagliata" che "contribuisce a un'immagine catastrofica del Paese" ha parlato anche il leader del Pd Walter Veltroni che, ha inoltre aggiunto, "mortifica anche le nostre forze di polizia". E di un "atto che mette in imbarazzo i nostri agenti" hanno parlato anche in una dichiarazione congiunta dal governo ombra Marco Minniti e Roberta Minnotti, ministri dell'Interno e della Difesa. "E' un provvedimento che si basa su scelte emotive poco efficaci sul piano concreto e non è certo il migliore biglietto da visita per il nostro Paese".

[Informazioni tratte da Adnkronos.com]

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16 giugno 2008
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