In una intervista rilasciata la scorsa settimana al quotidiano la Repubblica (leggi), Salvatore Traina, difensore di fiducia dell'uomo più ricercato d'Europa dal 1985, per la prima volta ha messo decisamente in dubbio l'esistenza in vita del boss di Corleone, Bernardo Provenzano, un uomo in fuga dal 18 settembre 1963.
''Per me è morto. Ed è morto anche da molti anni'', ha detto l'avvocato al giornalista Attilio Bolzoni. Nel suo studio romano di piazzale Clodio, proprio davanti agli uffici giudiziari di Roma, Salvatore Traina ha lanciato a sorpresa quella che lui stesso ha definito ''più di una sensazione'', raccontando però che ''fatti concreti non ne può rivelare ma solo perché legato al segreto professionale''.
Secondo i magistrati però le affermazioni e la convizione di Traina è assolutamente infondata.
''Ci sentiamo di affermare che Bernardo Provenzano è vivo e vegeto e probabilmente adesso sta facendo gli scongiuri. Continuiamo le indagini proprio perché sappiamo che non stiamo dando la caccia a un fantasma. Abbiamo la prova provata che sia vivo''.
Infatti, quelle di Traina secondo il pm Maurizio De Lucia ''sono congetture: le nostre indagini, invece, parlano con le carte, che sono quelle depositate al processo 'Grande mandamento'. Il Dna ricostruito con esami in laboratorio sulla base dei reperti prelevati in clinica e sulla cartella dell'uomo sottoposto a un intervento in Francia, è perfettamente compatibile con le comparazioni fatte con i familiari, in particolare con il fratello''.
Quanto all'avvocato Traina, ha detto sempre De Lucia, ''ho seri dubbi che assista ancora Provenzano''.
Del resto, lo stesso procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, recentemente in un'intervista televisiva era stato più che chiaro sull'esistenza in vita di Provenzano: ''Recentemente abbiamo avuto tracce ben precise della sua attività e dell'importanza strategica del suo ruolo direttivo all'interno di Cosa nostra. Tracce molto recenti, anche relative al 2006''.
- Fantasmi veri e presunti (Giudasicilia.it)
