Provenzano resta al 41 bis
Il tribunale di sorveglianza di Roma ha dichiarato inammissibile la richiesta di revoca del carcere duro
Bernardo Provenzano, resta al 41 bis. Il tribunale di sorveglianza di Roma ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai legali del boss, che chiedevano la revoca del carcere duro per il capomafia per motivi di salute.
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché agli atti non vi era prova che fosse stato richiesto un parere al ministero della Giustizia. Il Tribunale, dunque, non è entrato nel merito della richiesta ma ha ritenuto di non poterla vagliare in assenza di una presa di posizione del ministero.
Nell'udienza di giovedì scorso dinanzi al Tribunale di sorveglianza di Roma, competente su tutto il territorio nazionale sulle istanze di revoca del 41 bis, la Direzione nazionale antimafia non si era opposta al procedimento di revoca del regime di carcere duro nei confronti di Provenzano (LEGGI). Il collegio, presieduto da Alberto Bellet ha però - come si legge dall’Agi - deciso per l'inammissibilità del ricorso.
Il procuratore generale aveva chiesto una nuova perizia che facesse chiarezza sulla "incapacità relativa" o "assoluta" di Provenzano a presenziare ai processi. In subordine il Pg aveva chiesto la revoca del 41 bis, così come chiesto dai legali del capomafia, Rosalba Di Gregorio e Franco Marasà. La Direzione nazionale antimafia, con il pm Gianfranco Donadio, aveva aderito alle proposte formulate dal Pg.
Il mese scorso il Tribunale di sorveglianza di Bologna aveva rigettato l'istanza di sospensione della pena ritenendo Provenzano in grado di esercitare il proprio ruolo di capo di Cosa nostra, riuscendo a far pervenire ordini e disposizioni all'esterno. Il Gup di Palermo, Piergiorgio Morosini, invece, mercoledì aveva ritenuto Provenzano incapace di presenziare consapevolmente al processo per la trattativa Stato-mafia in cui è imputato. [Informazioni tratte da AGI, Corriere del Mezzogiorno]