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Provenzano si poteva catturare prima del 2006

La denuncia di un maresciallo dei carabinieri: "Provenzano l'avremmo potuto catturare due anni prima ma..."

26 luglio 2010

Bernardo Provenzano, arrestato l'11 aprile 2006 dalla polizia (LEGGI), poteva finire in manette due anni prima se un sottufficiale dei carabinieri, che era sulle sue tracce, non fosse stato trasferito. A dirlo è stato lo stesso maresciallo in un'intervista a Radio Uno Rai, affermando di aver presentato sulla vicenda una formale denuncia alla Procura.
Il militare ha ripercorso così la storia di un’indagine "dimenticata", e sulla quale lui stesso volle chiedere chiarimenti alla procura. Il maresciallo aveva avuto una soffiata da un confidente (nome in codice "Ippo"), poi diventato collaboratore di giustizia, il quale nell'ottobre 2004 aveva disegnato gli assetti delle cosche, parlando del boss Gianni Nicchi, pupillo di Nino Rotolo (LEGGI), e catturato il 5 dicembre del 2009 a Palermo (LEGGI), come nuovo capo emergente arrestato.
"Il confidente - ha detto il sottufficiale - mi parlò di Nicchi come di un boss emergente in grado di avere contatti anche con Provenzano". Informati i suoi superiori su queste importanti rivelazioni, e verificata l’attendibilità della fonte, tutto si risolse in un nulla di fatto, dal momento che non furono messi a disposizione nè uomini nè mezzi per l’operazione. "Fui trasferito dal reparto da cui dipendevo - ha detto il maresciallo -. Credo che sia giusto sapere dove è finita quella relazione. Sono stati persi anni prezioni. Lo sanno tutti che le famiglie continuano a gestire tutto. Se si fosse dato corso a quelle indicazioni, sarebbero venute fuori cose non di poco conto".

Sonia Alfano (IdV), presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, ha voluto esprimere la propria solidarietà al maresciallo: "Al sottufficiale dei Carabinieri che ha raccontato di essere stato trasferito per aver chiesto chiarimenti in merito alla mancata cattura di Provenzano nel 2004 va il mio ringraziamento personale e da parte dei familiari vittime di mafia dell’associazione che presiedo, e a lui intendo inoltre esprimere la massima solidarietà". "La verità verrà fuori. Possiedo documenti che chiariranno le circostanze della latitanza dorata di Provenzano, le mancate catture del boss - ha aggiunto Alfano - e i lati oscuri di molte altre vicende. Ci sto già lavorando e so che la storia di questo Paese cambierà finalmente il suo corso, ridando dignità a chi la sta vedendo calpestata - ha concluso - e punendo chi ha tradito l’Italia ed il suo popolo permettendo che i giusti e gli innocenti pagassero con il sangue".

[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, LiveSicilia.it]

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26 luglio 2010
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