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Pure Moody's declassa l'Italia

Dopo Standard & Poor's adesso è Moody's ad abbassare il "voto" all'Italia: da Aa2 ad A2

05 ottobre 2011

Nella giornata di ieri, Moody's ha deciso il downgrade dei titoli di Stato italiani da Aa2 ad A2 con outlook negativo. La notizia ha scatenato immediatamente le polemiche. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha commentato a tempo di record dalla sua pagina Facebook: "la notizia del declassamento di Moody's è una mazzata. L'Italia è meglio di quel rating, ma se non c'è un cambiamento la sfiducia rischia di tirarci a fondo".
Getta acqua sul fuoco palazzo Chigi, che in una nota diffusa in serata ha fatto sapere che "la scelta di Moody's era attesa. Il governo italiano - ha scritto l'esecutivo - sta lavorando con il massimo impegno per centrare gli obiettivi di bilancio pubblico. Quegli stessi obiettivi che sono stati oggi accolti positivamente e approvati dalla Commissione europea".
Alla base della decisione di declassare il debito italiano (la procedura, puntualizza l'agenzia era iniziata il 17 giugno scorso), c'è "l'aumento materiale dei rischi di lungo termine per i debiti sovrani dell'area euro con alti livelli di debito pubblico, come l'Italia". Pesano, sottolineano gli analisti, anche gli "aumentati rischi per la crescita economica dovuti alle debolezze macroeconomiche strutturali e a un indebolito scenario globale". Per l'Italia in particolare questo si traduce in una "crescente incertezza circa le possibilità del governo di raggiungere gli obiettivi di consolidamento fiscale".
"L'economia italiana - scrive Moody's - continua ad affrontare sfide significative dovute a debolezze economiche strutturali. Questi problemi, principalmente la bassa produttività e importanti rigidità del mercato del lavoro e dei prodotti, sono stati un impedimento a raggiungere un potenziale di crescita nei precedenti decenni e continuano a intralciare la ripresa dalla recessione del 2009".
"Sembra inoltre difficile - aggiunge Moody's - che si raggiunga un consenso politico sulle misure di taglio della spesa previste. I governo potrebbe dunque incontrare difficoltà a generare i surplus primari necessari a mettere su un solido tragitto discendente l'evoluzione del rapporto deficit/Pil a fronte di un debito che si dovrebbe attestare alla fine dell'anno intorno al 120% del Prodotto interno lordo. Tutto ciò potrebbe comportare anche una pericolosa e maggiore sensibilità dell'Italia agli shock finanziari". Tuttavia, precisa, "il rischio di default dell'Italia resta remoto".

[Informazioni tratte da SiciliaInformazioni.com, La Stampa.it]

- Standard & Poor's declassa l'Italia (Guidasicilia.it, 20/09/11)

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05 ottobre 2011
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