Qualcuno ascolta l'invito accorato, eppur severo, di Confindustria Sicilia: imprenditori ribellatevi!
Nei giorni scorsi, dopo aver letto i nomi degli iscritti al libro mastro dei Lo Piccolo, centinaia di commercianti, imprenditori, ristoratori taglieggiati dal racket, un lungo elenco pubblicato dalla redazione palermitana di Repubblica (leggi), il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, ha lanciato il suo ultimatum agli imprenditori che ancora non si ribellano al pizzo, malgrado i "pizzini" trovati nel covo del boss. “Saremo inflessibili. Se nel libro mastro ci sono nostri associati che non hanno denunciato di avere pagato il pizzo, verranno espulsi. Oggi scatta l'ultima possibilità per loro”. “E' assurdo continuare a non denunciare, anche dopo la pubblicazione dei nomi - ha aggiunto deluso Lo Bello - Abbiamo fatto ripetuti appelli, speravamo che quello che è accaduto a Gela e a Catania contagiasse Palermo. Ma le denunce sono state poche”.
Tra i tantissimi, troppi nomi scritti nell'elenco, anche quello di un imprenditore in lista per “non aver pagato il pizzo”. Giuseppe Prestigiacomo, ex presidente di Confindustria Palermo, proprietario della Iso Industria, che ha rilanciato l'appello: “Denunciare e non pagare è stato sempre il mio modo di vivere. Se denunciamo tutti insieme, non ci potranno ammazzare”.
Appelli che, comunque, qualcuno ha raccolto, come ha raccolto il coraggio e la forza per spezzare quell'abitudine di pagare una “tassa” assurda alla criminalità. Infatti, ad arricchire l'elenco diametralemnte opposto a quello dei Lo Piccolo, quello del movimento “Addiopizzo”, si sono aggiunti nuovi iscritti, come ci informa l'articolo di Umberto Lucentini, pubblicato oggi dal Sole 24ORE, che di seguito abbiamo riportato.
"Addio pizzo": ora sono 227 gli esercenti che aderiscono
di Umberto Lucentini (Il Sole24ORE, 4 gennaio 2008)
C'è un'autocarrozzeria nel cuore del quartiere Uditore, dove è stato catturato Totò Riina. C'è una ditta artigiana di lavori edili di ristrutturazione a Partanna Mondello, feudo del "re delle estorsioni" Salvatore Lo Piccolo. E poi commercianti di via Libertà, di via Roma, di viale Regione Siciliana. Un esercito che diventa sempre più numeroso: sono ormai 227 gli esercenti di Palermo che aderiscono al movimento "Addiopizzo" e dichiarano di non pagare il clan di estorsori.
La lista dei commercianti e imprenditori "pizzo free" si allunga ogni giorno che passa, e fa da contraltare alla lista di chi invece per paura o per convenienza decide di pagare gli emissari dei clan. Un fenomeno sempre più diffuso, a Palermo, come dimostrano la contabilità e i "pizzini" sequestrati al boss Salvatore Lo Piccolo, il capomafia che ha sostituito fino alla sua cattura Bernardo Provenzano alla guida di Cosa Nostra. Ma la ribellione dei commercianti e degli imprenditori onesti, guidata dai giovani di "Addiopizzo", procede senza sosta anche se ci sono alcuni quartieri della città come Brancaccio e la Noce dove le caselle degli imprenditori "pizzo free" restano vuote.
«Leggete con attenzione l'elenco, portatelo sempre con voi, acquistate i prodotti di questi nostri coraggiosi concittadini; fatelo facendovi riconoscere!», si legge nel sito internet di "Addiopizzo". «Dimostrate loro tutta la nostra stima e la nostra gratitudine. Diffondete questa lista tra amici e parenti, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, tra colleghi e conoscenti».
Una rivoluzione, quella lanciata da "Addiopizzo", che ha toccato la quota di 9.190 consumatori aderenti e l'appoggio di Confindustria, Unioncamere e Confcommercio, protagoniste anche nella lotta contro il racket.
Tutto è partito la mattina del 29 giugno 2004, quando su centinaia di piccoli adesivi listati a lutto affissi per le strade del centro di Palermo, si leggeva il messaggio diventato slogan e per alcuni imperativo categorico: «Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità». Da quegli adesivi anonimi ora si è arrivati alla scelta di 227 tra commercianti e imprenditori che espongono sulle loro vetrine l'adesivo con la scritta "Addiopizzo". E mentre gli imprenditori-coraggio Giuseppe Catanzaro e Antonello Montante decidono di acquistare a proprie spese due auto blindate per poter continuare a lavorare senza intoppi («Con le blindate dello Stato», dicono senza polemica, «rischiamo di restare a piedi»), oggi a Palazzolo Acreide (SR), presente Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, ai protagonisti della ribellione anti-racket viene assegnato il premio giornalistico "Giuseppe Fava".