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Quale finale per il processo Dell'Utri?

Dal ''Caso Moro'' al ''Caso Calvi'' passando per la realizzazione di Milano 2. Le parole di Massimo Ciancimino

13 febbraio 2010

Improvvisamente si profila un intreccio tra i due processi in corso al Tribunale di Palermo: quello per favoreggiamento alla mafia, a causa della mancata cattura nel 1995 di Bernardo Provenzano, che vede imputato il generale e prefetto Mario Mori, ex comandante del ROS ed ex direttore del SISDE, e quello che vede il senatore Marcello Dell'Utri imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel primo dei due processi, com'è noto, continuano a tenere banco le dichiarazioni di Massimo Ciancimino, basate su presunte rivelazioni del padre Vito Ciancimino (l'ex sindaco di Palermo arrestato per mafia e che il pentito Tommaso Buscetta definì "organico" alla cosca dei corleonesi). Ciancimino Jr ha sostenuto la tesi della "trattativa" tra Stato e Cosa Nostra esibendo vari "documenti" del padre.
Il secondo processo, in Corte d'Appello, è chiamato a giudicare la condanna in primo grado (2004) di Marcello Dell'Utri a nove anni di reclusione con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Ieri, venerdì 12 febbraio, concluso l'esame e il contro esame dei testimoni, nel processo Dell'Utri era stato fissato l'avvio della requisitoria. Invece, il procuratore generale Nino Gatto, a sopresa, ha chiesto l'audizione di Massimo Ciancimino, per le dichiarazioni da lui rese pochi giorni fa al processo contro il generale Mori. La difesa del senatore del Pdl ha chiesto tempo per valutare le carte prima di poter dare una risposta. Il 26 febbraio prossimo, sentito il parere della difesa, la corte deciderà se acconsentire all'audizione di Massimo Ciancimino o se proseguire, come previsto, con la requisitoria (LEGGI).
Il processo Dell'Utri verrebbe interrotto per la seconda volta. Già ai primi di dicembre era stato infatti ammesso l’esame di un altro teste dell’ultima ora: il pentito Gaspare Spatuzza (LEGGI), mentre i giudici avevano rigettato la richiesta di fare deporre il figlio dell’ex sindaco di Palermo.

Intanto gli accertamenti richiesti al centro operativo Dia di Palermo dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Nino Di Matteo, hanno dato esito positivo. La Standa a Brancaccio, il quartiere di Palermo nelle mani dei fratelli Graviano, c’era, ed era ubicata esattamente nel punto indicato dal pentito Gaspare Spatuzza: via Azolino Hazon. C’erano anche altri due supermercati che facevano capo alla stessa società, la "Sar di Finocchio Michele sas", considerato prestanome dei fratelli Graviano. La storia dei supermercati Standa risulta di una certa importanza per gli inquirenti perché, secondo la sentenza di primo grado, era proprio Marcello Dell’Utri a occuparsi degli immobili per i grandi magazzini di proprietà di Silvio Berlusconi.


Dal "Caso Moro" al "Caso calvi" passando per la realizzazione di Milano 2 - "Nel 2000 mio padre mi disse che i cugini Salvo e l'onorevole Rosario Nicoletti, ex segretario della Dc siciliana, si erano rivolti a Salvo Lima, dicendo di essere in grado di dare indicazioni sul luogo in cui era tenuto prigioniero Aldo Moro". E' uno dei passaggi dell'interrogatorio reso a gennaio scorso da Massimo Ciancimino ai pm di Roma che hanno riaperto l'indagine sul caso Moro. "In seguito, a mio padre fu chiesto - prosegue Ciancimino junior - di impedire la liberazione dello statista dal segretario della Dc Zaccagnini attraverso Attilio Ruffini. Analoga richiesta gli era giunta da appartenenti a Gladio, nella cui struttura mio padre era inserito, e dai servizi segreti". Inoltre, sempre il padre avrebbe riferito al figlio Massimo Ciancimino "di avere incontrato Pippo Calò, che gli disse che era stato interessato per individuare il covo di Moro, attività che aveva svolto servendosi dei suoi amici della 'banda della Magliana' e che aveva consentito di stabilire che Moro era in via Gradoli. Mio padre però disse a Calò che non si sarebbe più dovuti intervenire per la liberazione".

Parlando del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
, Ciancimino jr ha raccontato come, dopo la realizzazione di Milano 2, sarebbe stato secondo il giudizio del padre, "un soggetto ricattabile". Una circostanza che il teste avrebbe appreso dal padre Vito, quando era ancora in vita "tra il 2000 e il 2002".
Nell'interrogatorio del 7 gennaio 2010, Massimo Ciancimino spiega ai magistrati che lo interrogano sulla nascita di Milano 2: di aver fatto al padre "la domanda: 'mi racconti come nasce, perché dicono che sei socio nel Milano 2?'". "E mio padre - dice il figlio dell'ex sindaco ai pm - mi racconta tutta questa storia. E dopo dovevo capire, perché poi fondamentalmente mi appassionava anche un po' il soggetto Berlusconi, volevo capire, 'Ma se sei socio di Berlusconi, l'hai mai visto'" e a questo punto, ricorda Massimo Ciancimino,"mio padre mi ricostruisce tutta la serie di rapporti". "Ma fa di più pure, fa una specie di difesa di Berlusconi - aggiunge Ciancimino parlando ancora del padre Vito - perché fondamentalmente dice: 'Guarda che quando questi soggetti investono appunto in questa situazione, rappresentano il massimo dell'imprenditoria palermitana'. Quando Dell'Utri fondamentalmente, che dalla Cassa di Risparmio dove mio padre era pure Consigliere di Amministrazione, propone a questi suoi amici investimenti nell'area Nord… nell'area di Milano, non è che porta gentaglia".
Sempre durante l'interrogatorio, Ciancimino jr ha raccontato come i boss mafiosi Mimmo Teresi e Stefano Bontade negli anni Settanta avrebbero investito ingenti somme di denaro sulla costruzione di Milano 2 "attraverso Marcello Dell'Utri". Comunque, sottolinea, "mio padre ha sempre escluso una conoscenza diretta con Dell'Utri". "C'era stato tutto un giro di denaro - spiega Ciancimino junior - praticamente a mio padre vengono dati soldi che venivano da Buscemi (Antonino, imprenditore in odor di mafia, ndr), e soldi che venivano dall'investimento di Bontade e Teresi attraverso Dell'Utri".
"La ricattabilità di Berlusconi", secondo Ciancimino, deriverebbe da questi investimenti di Cosa nostra. Il teste dice di avere appreso il particolare dal padre. "Mi disse - aggiunge - che Dell'Utri portò Bontade e Teresi ad investire in Milano 2". Il teste parla di una sorta di "accerchiamento che Dell'Utri faceva nei confronti del cavaliere: usare fondamentalmente dei personaggi che in un momento storico erano praticamente puliti che per una serie di eventi erano poi stati coinvolti in indagini".

Nello stesso interrogatorio, Massimo Ciancimino sostiene che il padre si sarebbe servito del banchiere Roberto Calvi, l'ex Presidente del Banco Ambrosiano. "Calvi - racconta Ciancimino junior - era un soggetto che era stato presentato a mio padre da Buscemi, come persona molto influente nel settore bancario… lo stesso si era messo sempre a disposizione per quelle che erano 'swap' di denaro, compensazioni di denaro, avvenute ed esercitate da mio padre con personaggi legati al gruppo Buscemi". E parlando ancora del padre Vito Ciancimino, aggiunge che "si era servito del Calvi per prendere dei soldi che provenivano da quello che era anche il gruppo appartenente a Marcello Dell'Utri e per il quale Marcello Dell'Utri aveva investito somme di denaro all'interno di questi investimenti immobiliari. L'unico collegamento che ricordo... è proprio che mio padre ritira dei soldi... erano quasi 5 miliardi, 4 miliardi e mezzo, che non erano tutto il suo frutto dell'investimento e lo ritira attraverso Calvi in territorio elvetico e una parte la ritira… viene compensata perché serviva a mio padre in Italia per ridarla a Zummo (Un imprenditore ndr)… ah, ora non so se era il frutto totale o parziale investimento".
Alla domanda del pm se Vito Ciancimino avesse "fatto congiuntamente a Dell'Utri degli investimenti", Massimo Ciancimino replica secco: "No, no, non me ne ha mai parlato, anzi mi ha detto: penso di non averli mai fatti investimenti insieme a Dell'Utri perché era un personaggio che non… non aveva motivo cioè di… è come se mio padre si metteva a fare investimenti con Enzo Zanghì (segretario di Vito Ciancimino ndr), cioè per lui era un altro, per carità. Senza nulla togliere, era il giudizio di mio padre, non aveva motivo neanche di parlare con Dell'Utri mio padre, se aveva bisogno di parlare con qualcuno o qualche situazione parlava con Bontade, mio padre…". "Cioè, ad esempio mi dice: 'se Lima deve parlare con me, non parla con Zanchì, se qualcuno ha bisogno di mandarmi a chiamare, parla se ci sono disponibile io, non parla… non ne vedeva motivo… purtroppo era questo il personaggio".

[Informazioni tratte da Step1, Adnkronos/Ing, ANSA]

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13 febbraio 2010
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