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Quale futuro per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese? Torna l'incubo della chiusura

L'attesa snervante dei lavoratori che continuano a non avere risposte concrete

06 giugno 2005

Allarme rosso per la Fiat di Termini
di Alfredo Pecoraro (il manifesto, 2 giugno 2005)

Torna l'incubo della chiusura a Termini Imerese. Come due anni fa, l'allarme scatta in anticipo rispetto al silenzio di Fiat Auto che a fine giugno dovrebbe presentare il nuovo piano industriale ai sindacati, mentre si fanno insistenti le voci di spin off dell'auto.
Il rischio, denunciato da Fiom e Fim, si fonda sulla pesante crisi dell'indotto, abbandonato dalla Fiat e dalla regione siciliana, alle prese con pseudo-progetti per creare ''bacini'' di precariato e ipotetica riconversioni.
In un assemblea, nel municipio di Termini Imerese, i delegati sindacali di alcune ditte, di fronte ai segretari generali Gianni Rinaldini e Giorgio Caprioli e a Giovanni Contento della Uilm, hanno tracciato un vero e proprio bollettino di guerra. Fino ad ora i lavoratori licenziati sono 133, ma il numero è in continuo aumento. Le lettere sono state già consegnate agli operai della Imam, della Valdostana Plastici, della Bienne Sud, della Brucato, della Politecnica e della Iposas di Vicari. Si calcola, però, che con l'avvio a settembre della produzione della Lancia Ypsilon gli esuberi saranno almeno 300. La Imam, La Iposas e la Valdostana Plastici hanno addirittura ufficializzato la chiusa degli stabilimenti e a nulla sono valsi i tentativi di mediazione della Prefettura di Palermo.
Alla Fiat, chiusa da marzo, si prevede nuova Cig a rotazione fino a ottobre quando dovrebbe andare a regime la produzione della Lancia.

Fiom e Fim sono uniti nel condannare la Fiat e nel denunciare ''il disimpegno del gruppo e l'abbandono della Sicilia''. ''Siamo di fronte a una dramma sociale - dice Rinaldini - e a un processo di deindustrializzazione della Fiat che non può pensare di prendere soldi dalle istituzioni per poi ricalcare le orme della Olivetti''.
Per Giorgio Caprioli ''capire perché la Fiat abbia detto no ai 250 milioni della Regione per il rilancio dell'area industriale non è facile. Quello che sta accadendo nell'indotto fa intravedere la volontà di Fiat, anche se in tempi medi, di un ritiro da Termini Imerese''.
A spaccare il fronte sindacale ci pensa però la Uilm. ''Non sono convinto che la Fiat voglia chiudere Termini Imerese - azzarda Giovanni Contento - non si spiegherebbe il motivo del trasferimento in Sicilia della produzione della Lancia Y e dell'intenzione di investire 30 milioni di euro inseriti nell'accordo di programma''. Ma per Rinaldini il ''disimpegno è dimostrato anche dal fatto che i proventi della vendita della Rinascente non sono stati investiti nell'auto ma utilizzati per aumentare la presenza della famiglia Agnelli nella Banca San Paolo''.

L'Assemblea dei lavoratori intanto ha dato mandato ai vertici sindacali di chiedere al Lingotto l'assegnazione a Termini Imerese di una nuova vettura. ''Lo sosterremo quando si aprirà il negoziato nazionale - assicura Rinaldini - riteniamo infatti che la Y sia un prodotto maturo che porterebbe Termini Imerese alla chiusura''.
E ai dirigenti nazionali, Roberto Mastrosimone, leader della Fiom di Termini Imerese, ha chiesto di fare pressing su Cgil-Cisl e Uil per proclamare un sciopero generale a sostegno della vertenza Fiat, mentre Francesco Cantafia, segretario della Cgil di Palermo, ha auspicato che l'accordo di programma, all'esame del Cipe, non venga firmato.
Giuseppe Lumia, deputato Ds, sollecita il governo di Totò Cuffaro a ''dire una volta per tutte e con chiarezza se vuole realmente salvare lo stabilimento''. ''Il contratto di programma - aggiunge - è in fortissimo ritardo e per lo stabilimento siciliano sono previsti pochi investimenti. Noi proponiamo che lo stabilimento diventi un polo in cui produrre tutti i modelli Lancia per assicurarne il futuro''.

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06 giugno 2005
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