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Quale sarà il futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese?

I sindacati pronti ad alzare le barricate contro il Lingotto. Il ministro Scajola: ''Chiudere la Fiat di Termini è una follia''

25 novembre 2009

"In Italia abbiamo sei stabilimenti che realizzano l'equivalente di una sola fabbrica in Brasile. Questo è fuori da ogni logica industriale. Sono disposto a lavorare con il governo e le parti sociali ma non illudiamoci...".
Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat, nei giorni scorsi si è così espresso replicando, in un certo modo, alle rassicurazioni che il ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola dava agli operai dello stabilimento di Termini Imerese che, preoccupati per il loro oscuro destino, avevano occupato le stanze del municipio del Comune (LEGGI).
Quindi, i sindacati e le tute blu, rassicurati dal governo ("Non permetteremo alla Fiat di chiudere lo stabilimento di Termini Imerese") e preoccupati dal Lingotto (Marchionne che sostiene il proprio piano che prevede il sacrificio di qualche stabilimento), chiedono sostanzialmente "chiarezza, una volta per tutte, sul futuro degli stabilimenti italiani e dei posti di lavoro".
"Ci mobiliteremo per far cambiare impostazione a Fiat: il taglio di stabilimenti in Italia significa un disastro" ha affermato un paio di giorni fa Enzo Masini, coordinatore nazionale auto della Fiom Cgil. "Fiat punta a un ridimensionamento complessivo per poi spostare la produzione all'estero. Chiudere Termini Imerese - ha aggiunto Masini - significherebbe perdere 2.200 con l'indotto".
Secondo il segretario Uilm, Antonino Regazzi, c'è il rischio concreto che "si voglia spostare parte delle produzioni in Brasile, Polonia e Serbia: come si fa a dire che si vogliono produrre 6 milioni di auto con Chrysler e poi annunciare tagli in Italia? Le due cose non stanno in piedi", mentre Giovanni Centrella, segretario nazionale dell'Ugl Metalmeccanici ribadisce: "Ricorreremo a ogni azione necessaria per difendere i lavoratori e le fabbriche del gruppo".
Insomma, i sindacati sono pronti ad alzare le barricate contro il Lingotto.

Secondo il ministro Scajola, che è ritornato sulle discussioni relative allo stabilimento di Termini Imerese, "sarebbe folle far morire un polo industriale come quello di Termini Imerese, su cui nel tempo sono stati fatti investimenti importanti e dove tutti mi dicono che la qualità del lavoro è molto buona". Il ministro ha spiegato che quello che si chiede è di "aumentare la produzione in Italia dove immatricoliamo più auto di quante ne produciamo". Scajola ha comunque riconosciuto che "il settore dell'auto deve avere una profonda ristrutturazione ma questo non significa che in Spagna si produce il doppio che in Italia".
Quanto al fatto che questo possa essere riconducibile ad un problema di costi il ministro ha chiarito che questo sarà uno dei punti di discussione con l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, che Scajola incontrerà l'1 dicembre. "Ne parleremo l'1 dicembre - ha detto - e dopo avremo un incontro con il presidente del Consiglio e le parti sociali per esaminare il piano Fiat. Ci stiamo preparando con un insieme di dati comparati con gli altri Paesi anche sul costo dell'auto".
Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha commentato le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico sulla necessità di non far morire lo stabilimento di Termini Imerese, con un lapidario: "Parla Scajola per tutti noi"

Secondo Renata Polverini, leader dell'Ugl, invece "serve un incontro chiarificatore tra governo, Fiat e sindacati". Ma serve anche, per il sindacato, che l'esecutivo rimetta al centro della propria agenda una vera politica industriale "individuando le nuove priorità" alla luce della fine della crisi economica. "Guardiamo con preoccupazione alle dichiarazioni dell'Ad di Fiat Marchionne che già in passato non aveva mai dato rassicurazioni sugli stabilimenti del Sud, Pomigliano e Termini. Reiteriamo la richiesta di un incontro chiarificatore, oggi quanto mai necessario", ha spiegato Polverini ricordando anche come l'Ugl abbia più volte chiesto al governo di disegnare "le nuove priorità di politica industriale da rimettere al centro dell'agenda".
"La Fiat ci spieghi perchè non si può produrre la Lancia Ypsilon a Termini Imerese, come aveva invece detto un anno fa. Non ci è chiaro perchè il piano del 2008 adesso non possa più essere attuato, soprattutto ora che c'è la disponibilità del Governo siciliano a realizzare le opere infrastrutturali necessarie per creare una dimensione industriale appetibile per l'area di Termini" ha commentato il segretario regionale della Cgil siciliana, Mariella Maggio. "Fiat è stata una delle aziende che più di altre in Italia ha beneficiato di aiuti statali - ha aggiunto il leader sindacale -, non può negare la dimensione sociale con una scelta di delocalizzazione che non possiamo condividere".

Intanto Fiom e Uilm hanno chiesto al ministro Scajola di essere convocati entro la settimana, "l'ultima utile - ha detto  il segretario provinciale di Palermo della Uilm, Vincenzo Comella, che apprezza le dichiarazioni di Scajola e del ministro Sacconi - prima dell'incontro dell'1 dicembre che la Fiat avrà con il ministro. Per quella data temiamo che i giochi saranno già fatti". E il ministro Scajola ha subito accontentato i sindacati, convocandoli  per lunedì prossimo.

- Fiat, quattro buone ragioni per lasciare Termini di Pierluigi Bonora (il Giornale.it)

 

 

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25 novembre 2009
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