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Quali i valori dell'Islam italiano?

Oggi verrà presentata la ''Carta dei valori'' dell'Islam italiano, ma l'Ucoii minaccia la rottura

03 ottobre 2006

All'indomani dell'arresto a Milano di sei presunti terroristi islamici, facenti parte di una cellula che organizzava stragi in Algeria, e dopo l'ennesima preghiera per la pace in Iraq che Benedetto XVI ha pronunciato durante l'Angelus di domenica scorsa, nel quale tra l'altro ha invitato cristiani e musulmani a vivere nella concordia e nella fraternità, l'esigenza di un concreto dialogo costruttivo tra le due grandi religioni monoteiste, e se vogliamo, tra i due grandi blocchi Occidente-Medio Oriente, diventa sempre più pregnante.
L'odore acre dello scontro tra civiltà si avverte sempre com maggiore intensità. Le minacce nel messaggio video di Ayman Al Zawahiri, numero due di Al Qaeda, nei confronti del pontefice («Papa Benedetto XVI, come Papa Urbano II che ha lanciato le crociate contro l'Islam, farà la sua stessa fine»), e l'astio continuo che arde come fuoco eterno tra musulmani ed ebrei, danno la misura di quanto sia diventata borderline la situazione, che a livello internazionale ha assunto dimensioni tali da poter essere attestata come il ''vero problema del nuovo millennio''.

Nel solco della speranza, oggi, dopo la sessione del 28 agosto, torna a riunirsi in Italia la Consulta islamica, convocata dal ministro dell'Interno Giuliano Amato.
La riunione di oggi può essere la prova del nove per le reali prospettive di un Islam italiano, dopo che il vergognoso manifesto dell'Ucoii (Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia), che equiparava agli eccidi nazisti ai bombardamenti israeliani nel Libano, ha reso necessario la redazione di una ''Carta dei valori'' dell'Islam italiano, delineando dei punti-chiave su cui i rappresentanti musulmani sono chiamati a esprimersi.
Quindi quello di oggi dovrebbe essere il giorno del dialogo, ma la paura che possa invece trasformarsi nel giorno dello strappo finale tra le due realtà, purtroppo, esiste.
A poche ore dall'inizio della riunione, infatti, è già battaglia tra l'Ucoii e altri membri della Consulta. ''La nostra Carta di musulmani italiani è la Costituzione - ha sostenuto il segretario dell'Ucoii, Roberto Hamza Piccardo - e se si tratta di un documento valido solo per i musulmani, sarebbe un atto discriminatorio che non firmeremo''. Altra cosa, ha aggiunto, è se fosse un documento da far firmare a stranieri, che chiedono la cittadinanza italiana.

A ribattere le ''contrarietà'' dell'Ucoii è stato Mario Scialoja, consigliere della Lega musulmana mondiale: ''Non capisco il problema dell'Ucoii. Si tratta di approvare un documento di intenti, che non comporta alcun obbligo di legge per nessuno''. Intervento ultimativo invece quello di Souad Sbai, presidente dell'Associazione donne marocchine in Italia: ''Se l'Ucoii non voterà la Carta dei valori, arriveremo alla rottura: nella Consulta o noi o loro''. Perché bisogna scegliere tra ''moderati contro fondamentalisti''.

L'incontro è stato allargato da Amato a diversi rappresentanti del mondo della cultura, del diritto e dell'università. Ma tutta l'attenzione si concentra sull'Ucoii, che, secondo i suoi rappresentanti, dà voce a 240 moschee su tutto il territorio nazionale. Una organizzazione che alcuni rappresentanti dello stesso Islam moderato avrebbero voluto escludere dalla consulta dopo quello che l'Ucoii ha definito ''errore mediatico''.
Ieri il ministro Amato ha tentato di sanare i contrasti, e ha ribadito l'importanza di una Carta condivisa da tutti, in cui siano accettati e condivisi i principi che sono alla base della società e della cultura italiane, riguardo alle società internazionale e nazionale e ai diritti delle persone. La Carta ''deve far emergere la garanzia che queste cose, chi vuole stabilirsi in Italia, non le farà più'' ha detto il ministro ricordando la vicenda di Hina, la ragazza pachistana uccisa dal padre perché viveva all'occidentale. E ha sottolineato come da un sondaggio sia emerso chiaro che gli italiani vogliono che gli immigrati diventino cittadini ''a condizione che vi sia una vera accettazione di valori, tra i quali il primo che viene evocato è l'uguaglianza dei sessi''.
Le questioni poste dal ministro Amato sono state precise. Convivenza e reciproco rispetto fra le nazioni, ripudio delle armi di distruzione di massa e delle aggressioni, sostegno alla diffusione della democrazia, realizzazione delle decisioni delle organizzazioni internazionali, accettazione dei principi dell'Unione europea. E ancora - in ambito italiano - affermazione del principio di non discriminazione e delle pari opportunità, pluralismo religioso e promozione di un sistema scolastico, basato sulla ''cultura della compresenza fra cultura nazionale, culture locali ed etniche e fedi religiose diverse, in vista dell'integrazione in un'unica comunità nazionale''.

Alla riunione di oggi ognuno si presenterà con le proprie proposte. Mario Scialoja, della Lega musulmana mondiale, presenterà un documento in cui è scritto un sì pieno all'Onu e all'Unione europea e all'affermazione dell'esistenza di Israele accanto ad uno Stato palestinese ''in territorio contiguo''. Sul piano storico è sottolineato il rifiuto degli orrori rappresentati dal genocidio armeno, dalla Shoah, dalle stragi dei musulmani in Bosnia. Scialoja, come altri membri della Consulta, propugna la piena accettazione delle leggi civili e penali italiane, il rifiuto della poligamia islamica e la libertà di cambiare fede.
Yahia Pallavicini, del Coreis (Comunità religiosa Islamica Italiana), si presenterà con un'adesione totale dei musulmani italiani ''ai valori costituzionali''. Ne fanno parte per il Coreis il ripudio di qualsiasi violenza e la convivenza pacifica tra gli stati, l'impegno per le operazioni di peace-keeping internazionali e la condivisione dei principi dell'Unione europea. Ma c'è anche una condanna dell'islamofobia oltre che dell'antisemitismo, e un'esortazione a riconoscere tra i fondamenti dell'Europa l'apporto delle ''religioni abramo-monoteistiche senza subordinazioni tra di loro''.
L'Ucoii, invece, sembra non abbia ancora scoperto fino in fondo le proprie posizioni. ''Sono cose private tra noi e il ministro'', ha dichiarato al quotidiano la Repubblica il presidente, Mohammed Nour Dachan.

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03 ottobre 2006
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