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Quando Cosa nostra e ''Stidda'' torturavano e ammazzavano senza pietà chi non sottostava alle proprie regole

18 ottobre 2007

I colpevoli del duplice omicidio avvenuto a Gela, la notte tra il 10 e l'11 settembre 1995, e dove vennero uccisi Simone Di Stefano, 17 anni e Salvatore Claudio Casciana, di 22 anni, sono finiti in carcere per decisione del Gip del Tribunale di Caltanissetta, Giovanbattista Tona.
I due giovani vennero dapprima brutalmente torturati e strangolati e poi freddati con numerosi colpi di arma da fuoco. Le indagini sono state condotte dalla Squadra mobile di Caltanissetta e dal Commissariato di Gela con il coordinamento esecutivo della Direzione centrale anticrimine della polizia.

I provvedimenti, emessi su richiesta dei Pm della Dda di Caltanissetta, Renato Di Natale ed Antonino Patti, sono stati notificati ad Emanuele Tuccio, 45 anni, indicato come affiliato alla Stidda, autotrasportatore di Gela con precedenti per associazione mafiosa, ricettazione, trasferimento fraudolento di valori, e Salvatore Terlati, 33 anni, detto ''ciap ciap'', anche lui gelese e con precedenti per associazione a delinquere, detenzione e porto abusivo di arma comune da sparo, danneggiamento aggravato, violenza privata e minacce gravi, furto aggravato continuato, estorsioni, traffico di stupefacenti, omicidio e rapina.
Insieme a loro avrebbero fatto parte del commando omicida, anche il collaboratore di giustizia Rosario Trubia ed altri due presunti mafiosi, poi assassinati successivamente: Maurizio Morreale ed Emanuele Trubia.
I cinque avrebbero agito con premeditazione e con l'aggravante di avere adoperato sevizie e agito con crudeltà nei confronti delle giovani vittime.

Con quel duplice omicidio, secondo gli inquirenti, le consorterie mafiose gelesi di Cosa nostra e ''Stidda'' intendevano dare un forte segnale ai cosiddetti ''cani sciolti'' della criminalità gelese, che si erano dati alle estorsioni senza la loro autorizzazione.

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18 ottobre 2007
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