Quando i Lo Piccolo lavavano i mezzi dell'Amia

I poliziotti della "Catturandi" non riuscivano a capire perché tanti mezzi dell'Amia arrivassero all'autolavaggio della famiglia Lo Piccolo, in via Fabio Besta, a Cardillo.
Era l'autunno del 2006, la caccia ai superlatitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo era appena iniziata. Dopo un summit in Procura con i magistrati Gozzo, Paci e Morvillo si decise di non perdere d'occhio tutto quel viavai. In una notte i ragazzi della "Catturandi" piazzarono alcune telecamere, e furono attivate le intercettazioni. A sfogliare la storia di quei giorni, annotata nei rapporti di polizia depositati dalla Procura nel processo al clan Lo Piccolo, scorre ancora l'adrenalina. E' come leggere un poliziesco d'autore. Ma questa non è fiction.

Nell'autunno 2006, dopo l'arresto di Provenzano, i Lo Piccolo erano i signori di Palermo, decidevano omicidi e stringevano i commercianti nella morsa del racket. Nel lavaggio di via Besta le telecamere cominciarono a registrare strani movimenti. E intanto le intercettazioni svelavano che l'Amia inviava i compattatori da pulire proprio nel garage dei Lo Piccolo, ufficialmente gestito da uno dei figli del padrino, Claudio, il volto pulito della famiglia, mai raggiunto, né allora né oggi, da alcun provvedimento giudiziario.
In quei giorni l'autolavaggio dei Lo Piccolo ebbe anche gli onori della cronaca nazionale. Gli inviati di Michele Santoro andarono in giro per San Lorenzo con le loro telecamere, fra tante difficoltà. I poliziotti seguirono in diretta, dalle loro telecamere nascoste, la cacciata dei giornalisti dal lavaggio. In trasmissione, Santoro commentò desolato. E intanto dall'Amia continuavano a telefonare a Claudio Lo Piccolo.

Un tale "Pino" gli diceva: «Vedi che l'ho detto al mio capo di chiamare in direzione per le fatture che ti devono pagare. Era un po' dispiaciuto per la cosa che non si è potuta risolvere. Comunque mi ha detto che ora si sarebbe interessato. Ma lo sai il problema qual è, l'azienda soldi non ne ha». L'Amia doveva dare ventimila euro ai Lo Piccolo. Aggiunse Pino: «Quando ti trovi in direzione, vai a trovare questo dottore». E poi iniziò a lodare la professionalità degli addetti all'autolavaggio dei Lo Piccolo. Secondo il signor Pino, tutti all'Amia volevano che le auto e i mezzi venissero lavati in via Besta.

Ma intanto Claudio Lo Piccolo aveva ancora quel credito. E dall'Amia lo informavano che c'era qualche problema con una fattura. Lo Piccolo junior decise di cercare un funzionario sul suo cellulare aziendale. Fu richiamato. «Mi hanno detto che la fattura devo portarla in via Nenni - spiegò Lo Piccolo - lì non conosco nessuno». Il funzionario lo rassicurò: «Niente, niente, fissarie chiste, non ci sono problemi. Da oggi in poi, quando arrivano 'ste fatture, tutte, al solito sempre a me. Che ma spirugghiu io».
Stavano per salutarsi, il funzionario accennò: «A proposito, Lo Piccolo, oggi hanno portato il compattatore... in questi giorni farò mandare da questi dell'officina, perché se non ci penso io loro non ci pensano, tutti i sei compattatori». Lo Piccolo si lamentò: «E' da agosto che avremmo dovuto iniziare a ritmo pieno. E invece...». Il funzionario lo interruppe: «Invece non hanno mandato niente 'sti scimuniti...». Lo Piccolo incalzò: «Mi dicono, te li vieni a prendere tu, ma con quale autorizzazione? Sono male organizzati fra iddi». Il funzionario precisò: «Effettivamente, le altre ditte che lavorano se li vengono a prendere loro i mezzi. Ve li dovreste prendere anche voi. Però problemi non ce ne sono, ci mettiamo d'accordo. Un colpo di telefono... va bene? Sfruttiamo pure questa situazione... poi ne parliamo anticchia megghiu, va bene Lo Piccolo?».

Fonte: Repubblica/Palermo, 09 settembre 2008