Quando il morto piange...
Per l'assessore Baccei un'enorme gatta da pelare: la situazione economica della Sicilia è difficile. Anzi no, difficilissima.
"Quando il morto piange, è segno che è in via di guarigione" disse solennemente il Corvo.
"Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega" soggiunse la Civetta "ma per me quando il morto piange, è segno che gli dispiace a morire."
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"La prospettiva di fuoriuscita dalla recessione delineata nelle analisi nazionali e internazionali è meno applicabile alla Sicilia".
Questa frase si trova nelle prime pagine del Dpef, il Documento di programmazione economico-finanziaria siciliano, ed è stata scritta da Alessandro Baccei, il superassessore mandato da Roma per salvare la Sicilia.
Ebbene, se l’uomo che dovrebbe risollevare le sorti di una Regione disastrata scrive una frase come quella che abbiamo letto, sembra chiaro che quell’uomo riconosce impossibile riuscire a fare ciò per il quale è stato nominato. Di conseguenza, per non girare troppo attorno al discorso, significa che, per l'Isola, le "cure" previste per gli altri paesi "messi male" è probabile non sortiscano effetto alcuno e che allo specialista non rimanga altro da fare che guardare inerme il proprio paziente spegnersi definitivamente.
Nel Dpef Baccei ha scritto ancora: "La gestione emergenziale delle problematiche ha prevalso sulle logiche di programmazione delle azioni, concorrendo di fatto, ad un peggioramento del quadro economico complessivo: la spesa produttiva arretra anno dopo anno". Anzi, in qualche caso persino gli interventi apparentemente virtuosi hanno finito per mettere la Regione ulteriormente in difficoltà: "I continui tagli orizzontali alla spesa corrente - ha scritto ancora l'assessore - hanno, di fatto, annullato le spese per il raggiungimento di fini istituzionali, contribuendo a svuotare l'attività lavorativa degli uffici: se da un lato la contrazione delle spese di funzionamento ha prodotto risparmi, dall’altro il ritardo nei pagamenti ha determinato l’aumento dei contenziosi".
L’attuale conseguenza di questa cronica malattia è sotto gli occhi di tutti. Il terzo Governo Crocetta è paralizzato mentre crescono i malumori nella maggioranza. La giunta non approva atti di peso da tempo, per esempio, all'Ars l'ultima norma non economica è dello scorso agosto. Le riforma annunciate, da quella della formazione a quella delle Province, non sono nell'agenda politica. Così, dopo le ultime bacchettate del presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone sui tagli a sindaci e consiglieri comunali annunciati da Baccei, Udc, Drs e il movimento di Leanza hanno chiesto la convocazione "di un vertice urgente di maggioranza": "La richiesta di un confronto tra le forze politiche della maggioranza e il presidente Crocetta è pienamente condivisa dall'Udc", ha detto il segretario regionale Giovanni Pistorio. "Che i partiti della maggioranza e il presidente della Regione si incontrino - ha spiegato Pistorio - è fondamentale per definire le priorità e i contenuti dei provvedimenti indispensabili, a partire dalla finanziaria, per affrontare questa fase difficile ma è anche una concretizzazione di quella corresponsabilità tra le forze politiche e il Presidente che l'Udc ha sempre auspicato è che è elemento costitutivo dell'accordo politico che ha determinato la formazione dell'ultimo governo Crocetta".
"Il re è nudo e la situazione finanziaria della Sicilia emerge nella maniera più netta - dice Beppe Picciolo dei Democratici riformisti per la Sicilia - a questo punto il Governo regionale, di cui il Drs oggi è parte attiva, non ha più alibi. Deve necessariamente dar seguito ai contenuti della relazione assessoriale ed intervenire per la riprogrammazione delle scelte di politica economica regionale, alcune delle quali, secondo le valutazioni tecniche ed oggettive, si sono rivelate tecnicamente effimere o poco conducenti, a voler essere buoni". Pertanto "chiediamo al presidente Crocetta un vertice tecnico-politico immediato per discutere i temi ed i contenuti della relazione Baccei e comprendere dalla viva voce del massimo esponente economico regionale quale linea sarà possibile seguire per invertire la rotta attuale che, nonostante gli sforzi sinora prodotti, ci porterebbe dritti dritti alla recessione ed al default dell'economia regionale".
E se queste sono le voci della maggioranza, risulta superfluo annotare quelle dell’opposizione.
Crocetta ha subito risposto alla richiesta ed ha convocato per oggi un incontro con i segretari delle formazioni politiche di maggioranza e i capigruppo all'Ars. Inoltre il presidente ha voluto affermare che "non è affatto vero che la Sicilia è una terra irredimibile e senza speranza. I siciliani - ha scritto Crocetta in una nota - sono un grande popolo, hanno una grande storia e una grande cultura, vivono nell'isola più bella del mondo e sapranno superare l'attuale momento difficile che attraversa il Paese e l'intera Europa".
"La salvezza dell'Italia - ha aggiunto il presidente - è legata fortemente alle politiche di sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno. Ciò può avvenire se, insieme al consolidamento delle linee di cambiamento che stanno coinvolgendo la nostra Regione, ci sarà una nuova attenzione europea nei confronti delle politiche di sviluppo del Sud".
Alle prese con la definizione delle riforme da inserire nella legge di stabilità per il 2015 e ritenute essenziali da Roma per poter aprire le trattative con la Regione su materie fiscali e compartecipazione alla spesa sanitaria, Crocetta ha quindi lanciato il suo monito: "Alla luce degli scandali sull'Expo e su 'Mafia Capitale' è fuori dubbio che le lezioncine moralistiche che arrivavano dal Nord non sono più credibili". "Mentre in Sicilia si comincia a fare sul serio sulla questione morale - ha detto ancora Crocetta - al Nord sono molto disattenti". Dunque, l'avvertimento: "Da Roma non accettiamo lezioni ma contributi se in un rapporto di collaborazione per lo sviluppo della Sicilia e di rigore legato alla crescita". Perché, aggiunge, "il rigore senza crescita è soltanto depressione".
"Sono sicuro - ha proseguito - che noi siciliani ce la faremo". E ha rivendicato il ruolo autonomistico dell'isola. "Ci sono ragioni storiche per le quali lo Stato non ha mai attribuito le prerogative che spettano alla Sicilia in virtù del proprio statuto e le responsabilità politiche sono gravi".
Infine Crocetta, bolla come "disdicevole" chi "ha fatto trapelare notizie alla stampa attorno a un testo non definitivamente chiuso dalla Presidenza e dall'assessorato all'Economia" e che hanno creato non pochi malumori nella coalizione. "C'è una fase in cui si discute su alcune questioni ed è normale che ci possano essere punti di vista diversi", ha spiegato il governatore. Che su alcuni temi mostra fermezza, come quello sul pubblico impiego: "Io sono per il blocco delle assunzioni per 5 anni, altri sono contrari ma lo vadano a spiegare alla Corte dei Conti". Il riferimento è al numero eccessivo di dirigenti, 1.600 circa. "Eppure - bacchetta Crocetta - c'è chi continua a professare finanza creativa". Il governatore non entra nei dettagli, ma ambienti a lui vicini indicano per esempio la sua contrarietà verso qualsiasi operazione di esternalizzazione dei servizi, dai tributi all'informatizzazione, all'acqua.
"Sarà una finanziaria rigorosa, basata sull'efficienza, senza fronzoli o eccezioni per risolvere con qualche emendamento questioni particolari - ha annunciato Crocetta - La manovra avrà tutte le caratteristiche per essere sostenuta dal centrosinistra ma anche dalle opposizioni e dallo Stato. È un buon documento per dire allo Stato che l'alibi delle mancate riforme non c'è più".
- Baccei si arrende al disastro. Nessuna speranza per la Sicilia di Accursio Sabella (Live Sicilia)