Quando la cultura bacchettona non capisce e censura le espressioni artistiche
''Oddio nell’opera ci sono le svastiche!''. Censurata un opera presentata al Genio di Palermo
E’ quello che succede ascoltando una brutta storia che per vie traverse ci arriva da Palermo.
Nella capitale siciliana si è inaugurata, il 24 settembre l’ennesima edizione de Il Genio di Palermo, l’ormai celebre manifestazione per i giovani creativi che quest'anno ha assegnato il premio a Valentina Glorioso.
L’artista Adalberto Abbate ha presentato, come gli altri invitati, la sua opera, ma a due giorni dall’inizio della kermesse gli organizzatori impediscono all’opera (peraltro già pubblicata in catalogo e parzialmente visibile nel sito) di essere esposta.
Perché?
Per "ovvia propaganda al nazismo", naturalmente.
No, non è uno scherzo. Sono bastate insomma due svastiche ironicamente e beffardamente inserite dal giovane Abbate (chi ne conosce la ricerca saprà il suo gusto per il paradosso, per la provocazione sottile e ironica) per far gridare all’apologia del nazismo, e a far censurare l’opera.
L’assurdità del provvedimento non meriterebbe commento, tuttavia vogliamo dare uno spunto agli organizzatori del "Genio" che evidentemente, intenti all’organizzazione, hanno smarrito quella almen flebile memoria storica che tutti dovrebbero conservare.
Basta infatti tornare indietro di due anni e mezzo (marzo 2001) per ricordarsi come l’artista romana Bruna Esposito trionfò al "Premio per la Giovane Arte". Esposito espose allora un enorme mandala raffigurante una croce uncinata realizzata, a terra, con migliaia di cereali. Ancora: il premio era organizzato e finanziato dal Governo e il premier, all’epoca, non era neppure Berlusconi.
Dunque chi fa apologia del nazismo? Chi ne utilizza gli stilemi per ridicolizzarli e per scimmiottare la contemporaneità o chi ne prende in prestito il metodo della censura?
Fonte: Exibart