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Quando la Sapienza si trasforma in Ignoranza

Invitato... non voluto. Benedetto XVI non andrà all'Università degli Studi La Sapienza

16 gennaio 2008

"A seguito delle ben note vicende di questi giorni in rapporto alla visita del Santo Padre all'Università degli Studi La Sapienza, che su invito del Rettore Magnifico avrebbe dovuto verificarsi giovedì 17 gennaio, si è ritenuto opportuno soprassedere all'evento. Il Santo Padre invierà, tuttavia, il previsto intervento".
Alla fine la laica armata Bracaleone della ''Sapienza romana'' ce l'ha fatta: il Papa non andrà alla inaugurazione dell'anno accademico dell'università, benché invitato al rettore, Renato Guarini.
Benedetto XVI, dunque, si tira fuori da quella che è diventata una pièce da teatro dell'assurdo: essere invitato, ma non voluto. Ma non voluto da chi? Inizialmente da Marcello Cini, Professore emerito di Fisica teorica all'Università La Sapienza di Roma, e da altri 67 docenti che in una lettera inviata al rettore avevano definito la visita del Papa nell'ateneo un evento "incongruo" perché "non in linea con la laicità della scienza".
Secondo noi, comunque, l'assurdo non sta tanto nella lettera redatta dai luminari, atto politico ben chiaro nei confronti di un Pontefice che ha espresso forse troppo frequentemente ''giudizi politici'', ma nella sarabanda che si è creata attorno, nel caos caciarone messo in piedi dai gruppi studenteschi che hanno trasformato degli intenti profondamente polemici ma significativi per la difesa della laicità, in una protesta da centro sociale, fatta con messaggi stereotipati e azioni idiote da anticlericali da quattro soldi.

La Sapienza di Roma è diventata Ignoranza, o meglio, La Sapienza di Roma ha rivelato una tarlo preoccupante ma reale. Alla persona accusata di incapacità di confronto, Joseph Ratzinger, non è stata data la possibilità, vera, concreta, di confrontarsi. Una assurdo. Un occasione più che persa. Gli abitanti del regno della conoscenza che vive sotto l'egidia della dea Minerva, avrebbero potuto dare il sommo esempio di concetti fondamentali quali laicità, tolleranza, confronto, democrazia, e invece hanno preferito buttarla in caciara con manifestazioni goliardiche prive di reale contenuto. Proprio partendo da quella lettera si sarebbe potuto avere non ''un confronto'' ma ''il confronto'' che tanto serve ad un paese come l'Italia, senza dubbio continuamente assoggettato dall'estrema vicinanza del Vaticano. E invece no. Benedetto XVI ne è uscito vincitore. Dall'alto del suo ponteficio scranno ha voluto evitare scontri inopportuni e incivili, mentre i rappresentanti della scienza, odierna e futura, hanno semplicemente chiuso con sgarbo una porta in faccia. 

Il risultato era scontato: una gigantesca polemica, dentro e fuori l’Università, che vede da una parte  gruppi che parlano di "vergognosa censura al Papa", e dall'altra gruppi che continuano a sventolare il vessillo della "difesa della laicità della scienza". I docenti firmatari della lettera hanno ripreso carta e penna e hanno subito scritto che "non c'era alcun intento censorio nei confronti del Papa, bensì il desiderio di una parte della comunità accademica di esprimere la propria opinione in merito alla decisione del rettore". Troppo tardi? Probabilmente.

Papa Benedetto XVI, hanno riferito gli intimi, è molto amareggiato, quasi incredulo, dicono. Non pensava gli sarebbero state sbarrate le porte, tanto più che il confronto con la cultura e la scienza fa parte del dna del suo programma di pontificato. "L'università è stata la casa di Joseph Ratzinger", titolava ieri mattina il giornale dei vescovi "Avvenire" nel suo editoriale, mettendo in luce lo stretto legame da sempre tra l'intellettuale assurto al trono di Pietro e il mondo accademico. E invece...
E' stato il segreteria di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, a convincere Papa Ratziger a non andare, e non per preoccupazioni rivolte alla sicurezza del pontefice, ma pricipalmente per un fatto squisitamente mediatico: l'immagine trasmessa in tutto il mondo di un papa che attraversa i viali dell'università, nella "sua" città, nella "capitale del cattolicesimo", protetto dai cordoni di polizia, avrebbe avuto un effetto mediatico devastante.
Il pontefice ha dato dunque il placet al suo Segretario di Stato. Cancellata la visita, sgomberato il campo da incidenti indesiderati. "E' stato un atto di cortesia - ha confidato poi un prelato della Segreteria di Stato - verso l'università e in fondo anche verso le autorità italiane”.

Le reazioni politiche - "Profondo rammarico per la decisione di Benedetto XVI", "solidarietà forte e convinta alla sua persona" e un invito rinnovato "affinché possa mantenere il programma originario", poiché "nessuna voce deve tacere nel Paese, e a maggior ragione quella del Papa". Così il presidente del Consiglio Romano Prodi ha commentato l'annullamento della visita di Benedetto XVI a La Sapienza di Roma. Prodi ha infine condannato ''i gesti, le dichiarazioni e gli atteggiamenti che hanno provocato una tensione inaccettabile, e un clima che non fa onore alle tradizioni di civiltà e di tolleranza dell'Italia".
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera personale al Pontefice. La missiva, privata ma scritta da Capo di Stato a Capo di Stato, è stata inoltrata attraverso i canali diplomatici, e la Segreteria di Stato provvederá a presentarla oggi al destinatario.
A esprimere "profondo rincrescimento" è stato anche il presidente del Senato, Franco Marini. "Conosco anch'io La Sapienza - ha detto - non come insegnante ma come allievo, tanti fa. Ho un'idea dell'istituzione-università: un'istituzione di confronto libero e aperto a tutti e con il rispetto di tutti". Rammarico "sincero" anche da parte del ministro dell'Università, Fabio Mussi, dispiaciuto "che si siano create queste condizioni: l'università è un luogo che accoglie, non che respinge".
La mancata partecipazione del Papa alla cerimonia del 17 gennaio rappresenta "una sconfitta della cultura liberale e di quel principio fondamentale che è il confronto delle idee e il rispetto delle istituzioni", si legge in una nota diffusa dal sindaco di Roma, e segretario del Partito democratico, Walter Veltroni. Ogni critica, osserva Veltroni, "è legittima", mentre gli atteggiamenti di intolleranza "fanno male alla democrazia e alla libertà".

Silvio Berlusconi ha invitato la sinistra a un "esame di coscienza": la rinuncia del Papa "è il segno dell'intolleranza e di un fanatismo che nulla hanno di autenticamente laico", ha affermato il leader di Fi. Una vicenda che "ferisce e umilia l'Università italiana e in generale lo Stato", "non in grado di garantire la libertà d'espressione alla massima autorità religiosa". La sinistra, ha continuato, "dovrebbe fare un severo esame di coscienza: l'alleanza con frange intolleranti e la campagna di anticlericalismo fomentata da alcuni partiti della maggioranza hanno creato il clima nel quale è maturata questa pagina vergognosa". Una "grave ferita per la libertà del nostro Paese da parte di un'ideologia settaria e faziosa".

- Il card. Ratziger, il filosofo Feyerabend e il suo punto di vista su Galileo

- La lettera di Marcello Cini (www.aprileonline.info)

- Sulla mancata visita del Papa alla Sapienza di Piero Montana

 

 

 

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16 gennaio 2008
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