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Quant'è caldo il mare

I mari del globo terracqueo, a causa delle emissioni di gas serra, vanno diventando sempre meno salati e sempre più caldi

05 luglio 2005

Nei decenni, a causa del riscaldamento globale, i ghiacciai si sono via via sciolti sempre di più, ciò ha causato una maggiore abbondanza di acque dolci che dai corsi d'acqua si è riversata nei bacini marini; questa, insieme alla pioggia, ha diluito il sale presente negli oceani che vanno diventando sempre meno salati.
Gli scienziati avvertono che questa situazione, rivelata da una ricerca americana potrebbe avere effetti nefasti, ancora non del tutto prevedibili.

Dal 1960, ci fanno sapere i ricercatori in Europa e negli Stati Uniti, la concentrazione di sale nell'acqua marina è andata progressivamente calando.
''Nell'ultimo decennio'', spiega Ruth Curry del Woods Hole Oceanographic Institution (il più grande istituto oceanografico indipendente del mondo), ''l'acqua dolce si è andata accumulando nei mari del Nord, una fascia che è critica per lo sviluppo della cintura di convezione oceanica". La ''cintura di convezione'' è un enorme circuito di correnti marine che ridistribuisce il calore da un oceano all'altro e dagli strati profondi a quelli superficiali del mare. Alle latitudini più alte, questa corrente si raffredda e rilascia calore nell'atmosfera, riscaldando il clima in zone come l'Inghilterra, che per la loro posizione dovrebbero essere molto più fredde.

Cambiamenti nella cintura di convezione, dunque, possono influenzare il clima.
Tra le conseguenze più immediate gli scienziati ipotizzano un innalzamento del livello del mare. Ma ci sono altri possibili effetti, poiché la cintura di convezione influenza una serie di fenomeni, dagli uragani ai periodi di siccità.
Tali effetti, comunque, sono da considerarsi a lunghissimo termine, secondo Curry infatti, ci vorrà un secolo per rallentare lo scambio di calore tra gli oceani in maniera significativa, sempre che l'afflusso di acqua dolce nel mare si mantenga al livello attuale.

Lo scenario descritto dal WWF è altrettanto allarmante, ma le nefaste previsioni sono molto più imminenti delle precedenti.
Infatti, le affermazioni contenute nel rapporto del WWF ''Paradise boiling? 2xC is too much!'' - presentato pochi giorni fa a Roma -, sostengono che con l'avvenuto aumento della temperatura globale superiore ai 2 gradi centigradi rispetto all'epoca preindustriale, l'area dei paesi mediterranei è destinata a trasformarsi in un ''Paradiso bollente'', con gravi ripercussioni anche sul turismo che potrebbe diminuire dal 5 al 25% già nel 2025.
Le analisi che sostengono lo studio sono basate su un nuovo modello climatico ad alta risoluzione temporale (2031-2060), e rivolto soprattutto ai paesi che si riuniranno in Scozia per il G8.

Se i mutamenti climatici non verranno affrontati presto, si legge nel rapporto, non bisognerà aspettare 100 anni per piangerne le conseguenze ma già nei prossimi decenni: sei settimane in più all'anno di caldo torrido oltre i 35 gradi, un forte aumento della siccità e minori precipitazioni (soprattutto in Spagna e Algeria), aumento dell'intensità delle piogge e dei fenomeni meteorologici estremi, un'impennata degli incendi forestali, una conseguente diminuzione delle produzioni agricole soprattutto al Sud a causa della minore disponibilità d'acqua, calo del 25% delle specie di uccelli e del 50% delle specie di piante soprattutto nell'area Nord Mediterranea.
L'Italia in particolare deve aspettarsi un aumento delle temperature e del rischio incendi al Nord, un aumento dell'intensità delle precipitazioni al Sud, con conseguenti frane e alluvioni.

Le coste del Mediterraneo sono le più popolari destinazioni turistiche: attraggono il 30% del turismo mondiale e delle entrate turistiche. Un aumento della temperatura fino a 2° C. e più costituirebbe una gran brutta notizia anche per l'industria turistica dell'area. ''Le sempre più frequenti ondate di calore e gli incendi boschivi faranno sì che le famiglie scelgano altre mete per le loro vacanze'' si legge nel rapporto. E la conferma arriva da Ellen Bermann, del Ventaglio Viaggi, che ha sottolineato come clima e scarsità d'acqua incidano sempre più nella scelta delle destinazioni turistiche ma anche delle agenzie, a causa dei costi assicurativi. L'incremento dei giorni più caldi si traduce in un maggior rischio di incendi, con implicazioni anche per la stessa sicurezza dei turisti.
Le regioni del sud del Mediterraneo, poi, saranno a rischio incendi praticamente tutto l'anno.
Per quanto riguarda l'agricoltura, il rapporto prevede che ad un aumento di 2 gradi corrisponda una perdita del 7% delle produzioni agricole, sempre più dipendenti dalle irrigazioni.
Inoltre, l'aumento della temperatura dell'acqua del bacino mediterraneo, registrata già negli anni passati, sta sensibilmente cambiando la flora e la fauna sottomarina con il conseguente aumento del rischio di estinzione per alcune pianti e alcune razze di pesci.

Jennifer Morgan, direttore del Global Climate Change Programme del WWF, ha spiegato che per frenare i cambiamenti climatici in atto è necessario un taglio del 50% delle emissioni di gas serra entro il 2050. Saranno, quindi, cruciali gli investimenti che verranno fatti nei prossimi 10 anni. Purtroppo tali impegni non sono fra quelli che i paesi del G8 hanno intenzione di affrontare, soprattutto a causa dell'opposizione dell'amministrazione Bush.
''Anche il nostro Governo deve fare la sua parte - ha detto il Responsabile Scientifico e Culturale del WWF Italia, Gianfranco Bologna -. Chiediamo al Presidente Berlusconi di non appoggiare le posizioni USA: i cambiamenti climatici sono un una realtà confermata da tutte le maggiori istituzioni scientifiche mondiali''.

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05 luglio 2005
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