Quanto di concreto produrrà la XIII Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici?
Sono 190 i Paesi che rimarranno riuniti a Bali, in Indonesia, fino al 14 dicembre, per tracciare una sorta di ''road map'' che permetta di raggiungere entro due anni un accordo che potrà succedere al Protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni inquinanti: è la XIII Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc).
I partecipanti, che hanno cominciato il confronto lunedì scorso, dovranno stabilire l'ambito del nuovo accordo, che dovrà comprendere misure per ridurre i cambiamenti climatici (come la lotta alla deforestazione), e altre per garantire l'adattamento alla nuova realtà. Nei prossimi due anni dovranno essere stabiliti obiettivi concreti per la riduzione delle emissioni inquinanti e decisi i mezzi di finanziamento per uno sviluppo tecnologico 'pulito' e l'aiuto ai Paesi in via di sviluppo che dovranno adattarsi al cambiamento del clima. L'obiettivo è di raggiungere un accordo nel 2009, per dare ai governi il tempo di ratificarlo entro la scadenza del Protocollo di Kyoto nel 2012.
Più di 10mila persone, fra rappresentanti dei Paesi ed esperti del clima, sono andati all'appuntamento di Bali, protetti da strette misure di sicurezza.
Grande attenzione è riservata agli Stati Uniti e alla Cina, i due principali responsabili dell'emissione di gas serra. Gli Stati Uniti sono l'unico Paese sviluppato a non aver firmato il protocollo di Kyoto, dopo che lunedì mattina lo ha fatto anche l'Australia. “Ora l'amministrazione Bush è davvero isolata, internamente e a livello internazionale - ha dichiarato Michele Candotti, segretario generale del Wwf Italia - ci auguriamo che questo porti il mondo ad accelerare sulla strada del trattato per il secondo periodo di Kyoto, dopo il 2012”.
Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, in un editoriale sul Washington Post pubblicato in occasione dell'apertura dei lavori, ha scritto che ''I governi di tutto il mondo devono sposare un'economia verde non solo per difendere il pianeta dal riscaldamento globale ma anche per creare nuovi posti di lavoro. Se il 20% dell'energia usata dagli Stati Uniti fosse rinnovabile, ci sarebbero 300 mila nuovi posti di lavoro''.
Ed è un compito tutt'altro che agevole quello del summit balinese. Soprattutto se si considera la diversa determinazione delle nazioni partecipanti, divise tra chi chiede che si riducano le emissioni, chi vorrebbe che venissero mantenuti gli impegni già presi a Kyoto e chi sollecita incentivi per farlo. Spinte contrapposte che, avvertono gli esperti, cozzano contro “il punto di non ritorno”. Il nostro pianeta, infatti, soffre sempre di più: le pazzesche ondate di calore, e l'aumento del livello dei mari sono segnali inequivocabili.
Alla conferenza di Bali partecipa anche l'Italia. “La Conferenza di Bali ha il dovere di non fallire, perché da essa dipende il nostro futuro e quello del Pianeta. Il rapporto del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite conferma ancora una volta, dopo i dati dell'Ipcc e i pareri quasi unanimi del mondo scientifico, che le azioni di contrasto e di adattamento ai cambiamenti climatici in atto sono una priorità planetaria ed indifferibile [...] E' fondamentale che a Bali si arrivi a degli impegni vincolanti per ridurre le emissioni di CO2 su scala globale. L'Unione europea e l'Italia si stanno impegnando a fondo perché dalla Conferenza si arrivi un risultato positivo. Serve una riconversione ecologica dell'economia su scala mondiale e provvedimenti affidabili, non finte e dannose soluzioni come il nucleare che, anche oggi, ha ricevuto una sonora bocciatura delle Nazioni Unite''. Queste le parole del ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Alfonso Pecoraro Scanio, che ha aggiunto: “Dopo la decisione dell'Australia la speranza è che Bush cambi atteggiamento. Il governo italiano, intanto, dopo tanti annunci, per la prima volta ha preso quest'anno dei provvedimenti per ridurre la Co2, e festeggia l'apertura della Conferenza con la firma dei protocolli di intesa con tre Regioni per la costruzione di centrali solari e la progettazione di interventi massicci nell'edilizia e nei trasporti”.