Quanto ricchi diventerebbero i Comuni italiani se diventassero mecenati di cultura
Scarsa la presenza nel Paese di una cultura imprenditoriale attenta al valore del mecenatismo
Sono quasi cinque milioni le imprese attive in Italia, ma nel 2003 solo 571 hanno usufruito della norma sulla piena deducibilità delle erogazioni liberali per i beni culturali e lo spettacolo. Una cifra che la dice lunga sulla scarsa presenza nel Paese di una cultura imprenditoriale attenta al valore del mecenatismo, ma che rivela anche, probabilmente, quanto poco sia diffusa la conoscenza di una norma funzionale al duplice scopo di abbattere l'imponibile, facendosi nel contempo pubblicità. Con l'interesse aggiuntivo per chi sceglie l'erogazione liberale - rispetto alla semplice sponsorizzazione, non sempre altrettanto vantaggiosa dal punto di vista fiscale - di poter anche avere parte più attiva nella definizione del progetto. Basti pensare, per comprendere quanto la via del mecenatismo sia ancora quasi tutta da percorrere, che la norma in questione - varata con l'art.38 della legge fiscale n.342 del 2000 e integrata da alcuni apporti migliorativi da un decreto di fine 2002 del ministro Urbani - si accompagna alla previsione di un tetto massimo di erogazioni liberali di 139 milioni di euro all'anno: molto di più dei circa 15 milioni di euro del 2002, e dei quasi 17 pur raggiunti nel 2003. Anche se la grande distanza che separa il sistema italiano dal modello statunitense è di natura normativa, non solo quantitativa.
''In America il 92% delle erogazioni liberali giunge da persone fisiche - sottolinea Anna Maria Buzzi, dirigente del segretariato generale dei Beni culturali - e il ministero sta insistendo presso quello delle Finanze per estendere i benefici fiscali anche a loro''. Se ne era parlato per l'ultima legge finanziaria ma non c'era l'accordo con Tremonti, aggiunge la dirigente. E ora si spera nella prossima. Intanto però rimane largamente inutilizzato il grande bacino potenziale costituito da quei quasi cinque milioni di imprese, il cui rapporto con la popolazione è fra i più alti in Europa. E finora a valersi della norma (art.100 lettera 'm' del Testo Unico Imposte sui Redditi) sono state soprattutto le banche e imprese di maggiori dimensioni a favore di grandi istituzioni e progetti culturali, lasciando in ombra quella che voleva essere - osserva ancora Anna Maria Buzzi - una delle prime finalità delle normativa: sostenere la vitalità culturale dei piccoli centri favorendo la rete delle imprese locali, contro i rischi di depauperamento là dove le risorse pubbliche sono minori.
Ma è proprio andando a spulciare tra i dati del 2003 divisi per regione che si trovano alcune sorprese. Per esempio nel riscontrare non solo che al Sud va peggio che al Nord, ma anche che nel 2003 è andata ancora peggio che nel 2002: l'anno scorso infatti il Meridione ha beneficiato infatti solo dello 0,40% delle erogazioni totali (e solo in Campania e Basilicata), contro il 4,2% dell'anno precedente. La Lombardia conferma invece il suo primato di regione che ha attratto i maggiori finanziamenti privati, con il 50% delle erogazioni complessive. Se si guarda però al grado di utilizzo della norma da parte delle amministrazioni locali, si scopre invece che è il Veneto ad avere il primato, con 17 comuni beneficiari di erogazioni contro i 9 della Lombardia, i 5 dell'Emilia Romagna, i pochi anche della Toscana e la totale assenza degli enti locali del Lazio.
Ma sono in particolare i piccoli comuni, piuttosto che i capoluoghi, ad industriarsi nel 'fund raising' (la ricerca di sostegni economici e finanziari pubblici e privati di diversa natura creando un mix di fonti di finanziamento per le organizzazioni non profit) tra le imprese locali, magari rastrellando da ognuna piccole cifre che però, messe insieme, fanno la differenza sulla praticabilità di un progetto o meno. Ecco così che, in Veneto, il Comune padovano di Borgoricco ha raccolto circa 20 mila euro da ben 21 sovvenzionatori, contro i 25 mila di quanto ha fatto il Comune di Venezia con il sostegno di una grande banca e del Casinò municipale. E se si rintracciano i comuni sulla carta si può quasi immaginare il filo di un passaparola tra amministratori e imprenditori che si snoda - da San Martino di Lupari a Carbonera a Bovolone - tra le provincie di Padova, Treviso, Verona e Vicenza, fino alla mostra sul Canova di Bassano del Grappa. Ma anche il Friuli ha il suo piccolo caso esemplare: 420 euro al Comune di Tavagnacco da un parchettista locale. Ovvero, l'arte di arrangiarsi.
Fonte: Ansa Beni Culturali