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Quasi la metà dei giovani italiani è razzista

''Io e gli altri: i giovani italiani nel vortice dei cambiamenti''. Preoccupanti i dati di un'indagine presentata alla Camera

19 febbraio 2010

Quasi la metà dei giovani italiani è razzista, diffidente nei confronti degli stranieri, mentre solo il 40 per cento si dichiara "aperto" alle novità e alle nuove etnie che popolano il nostro Paese.
Non c'è che dire, il ritratto offerto dall'indagine "Io e gli altri: i giovani italiani nel vortice dei cambiamenti", è semplicemente sconfortante. Presentato ieri alla Camera, alla presenza del presidente, Gianfranco Fini, dallo studio, promosso dalla Conferenza delle assemblee delle Regioni nell'ambito delle iniziative dell'Osservatorio della Camera sui fenomeni di xenofobia e razzismo (realizzato da Swg su 2.085 giovani tra i 18 e i 29 anni), emerge, purtroppo, che il razzismo è un fenomeno tutt'altro che sradicato tra i ragazzi.

L'area tendenzialmente fobica e xenofoba è del 45,8 per cento, con diverse sfumature al suo interno. Lo studio indica tre agglomerati. Il primo è quello dei "Romeno-rom-albanese fobici", pari al 15,3% del totale degli interpellati, e manifesta la propria intolleranza soprattutto verso questi popoli. E' l'unico gruppo la cui maggioranza (56 per cento) è costituita da donne. Il secondo riunisce "soggetti con comportamenti improntati al razzismo". E' il più esiguo, perché rappresenta il 10,7 per cento dei giovani, ma il più estremo, perché in sostanza rifiuta e manifesta fastidio per tutti, tranne europei e italiani. Ci sono poi gli "xenofobi per elezione" (20 per cento): non esprime forme di odio violente, quel che conta è che le altre etnie se ne stiano lontane, possibilmente fuori dall'Italia.
La fetta di quanti hanno invece un atteggiamento aperto è del 39,6 per cento. All'interno si riconoscono gli "inclusivi" (19,4 per cento) con un'apertura totale e serena (55,3 per cento); i "tolleranti" (14,7 per cento), un po' più freddi rispetto ai precedenti e gli "aperturisti tiepidi" (5,5 per cento), ossia giovani decisamente antirazzisti, ma con forme più caute e trattenute, minore interazione con le altre etnie e un riconoscimento più ridotto dell'amore omosessuale.
Al centro lo studio posiziona i "mixofobici" (14,5 per cento), giovani che non sono del tutto proiettati verso la chiusura, ma neppure verso il suo opposto e che vivono un sentimento di fastidio verso ciò che li allontana dalla loro identità.

Rom, sinti e romeni le etnie meno gradite - I giovani italiani tra i 18 e i 29 anni giudicano 'simpatici' gli europei in genere con un voto pari a 8,2 su una scala da 1 a 10, gli italiani del Sud (7,8) e gli americani (7,7), mentre ritengono antipatici e da tenere a distanza soprattutto Rom e Sinti (4,1), romeni (5,0) e albanesi (5,2).
Attraverso l'indagine è stato chiesto ai giovani di rispondere come si sarebbero comportati in determinate situazioni. Ecco le risposte.
Scegliere con chi andare a cena. I giovani hanno messo in testa le persone disagiate economicamente, giudicano "accettabile" una cena con un ebreo, un omosessuale o con un extra-comunitario. Accettato, ma con freddezza un musulmano. Impensabile pasteggiare con un tossicodipendente o un rom.
Il vicino di casa.
Verrebbero accettati tranquillamente omosessuali, ebrei e poveri. No invece a zingari e a chi utilizza sostanze stupefacenti e zingari.
Se un figlio si fidanza. I giovani italiani riterrebbero accettabile avere un figlio che ha un partner o una partner di religione ebraica, ma anche qualcuno con evidenti disagi economici. Meglio comunque se a ritrovarsi in questa situazione è il maschio: per la figlia femmina, infatti, c'è qualche resistenza in più. Scarso entusiasmo se la coppia si formasse con un o una extra-comunitaria o con una persona musulmana. Assai più difficile convivere con l'omosessualità di un figlio. Ma l'incubo peggiore è la possibilità che uno dei propri figli faccia coppia con un tossicodipendente o un rom, situazione considerata inaccettabile.

L'identikit del giovane razzista - Il profilo più estremo del razzismo tra i giovani, così come emerge dall'indagine presentata alla Camera, descrive una persona che ostenta superiorità e persistente bisogno di potenza. Ha atteggiamenti apertamente omofobici, spinte antisemitiche, convinzione dell'inferiorità delle donne. E non accetta nessuna razza o etnia diversa dalla propria. Un profilo che riguarda il 10,7 per cento dei giovani, ma estremamente preoccupante. L'indagine definisce questa tipologia come quella dei "soggetti improntati al razzismo".
Questo "clan", rileva la ricerca, si distingue non solo per l'intensità estremizzata delle proprie posizioni, ma anche per la sua capacità di produrre un vero e proprio modo di essere nella società, per la sua tendenza a essere una comunità, per quanto chiusa e ristretta. Si tratta di un agglomerato che sviluppa un forte senso di appartenenza, che ha trovato nella rete il proprio ambito di espressione e riconoscimento, e il proprio megafono. Questo clan ha, anche se per ora non in modo uniforme e unificato, una propria strategia di "espansione", per creare nuovi fan, per sviluppare e far crescere i propri adepti, di ingrossare le proprie fila.
Dalla ricerca emerge inoltre che sono oltre un migliaio i gruppi razzisti e xenofobi che si trovano su Facebook. "Nel nostro studio sul razzismo e i giovani - ha spiegato il direttore di Swg, Enzo Risso - abbiamo condotto un'indagine su Facebook, una sorta di censimento sui gruppi xenofobi, effettuato tra ottobre e novembre. Ne abbiamo contato un centinaio anti musulmani, 350 anti immigrati alcuni con punte di 7 mila iscritti, 400 anti terroni e napoletani e 300 anti zingari, anche qui con fino a 7mila iscritti". Risso ha spiegato che questa parte dell'indagine "non può essere considerata un censimento vero e proprio perché quella di internet è una realtà che varia continuamente, ma ha un valore indicativo". [Repubblica.it]

 

 

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19 febbraio 2010
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