Quattro arresti nel clan di Partinico
Blitz antiracket nel grosso centro del Palermitano. In manette anche il figlio del boss Vitale
A Partinico, grosso centro del Palermitano, i boss continuano a controllare il territorio imponendo il 'pizzo' agli imprenditori e chi si ribella viene pesantemente minacciato. E' quanto emerso dall'operazione antimafia dei Carabinieri del Gruppo di Monreale che all'alba di oggi hanno eseguito quattro arresti.
L’attività investigativa, durata circa un mese, è la naturale prosecuzione dell’attività denominata 'The end', che alla fine dello scorso anno ha consentito di arrestare 23 persone ritenute affiliate al mandamento mafioso di Partinico.
In particolare, nel corso della precedente indagine, era stata documentata l'escalation di Leonardo Vitale e del fratello maggiore Giovanni (entrambi detenuti e sottoposti al regime carcerario 41 bis) figli del noto boss ergastolano Vito Vitale, avvicendatisi alla guida del mandamento mafioso di Partinico tra la fine del 2008 e la fine del 2010.
Le nuove indagini, originate da una situazione di fibrillazione nel territorio, a causa della recrudescenza degli episodi di incendio doloso verificatisi dal settembre al novembre 2010, come si legge in un comunicato dei carabinieri "hanno registrato in presa diretta l’evoluzione delle dinamiche interne del mandamento di Partinico, con l’affermazione della leadership di Giovanni Vitale che, avvalendosi del contributo dei fratelli Giovanni e Piero Serra, e di Santino Lo Biundo, costituenti il gruppo operativo, ha intrapreso una strategia di rafforzamento della funzione di controllo del territorio mediante l’imposizione del 'pizzo', non esitando ad usare la violenza, come nel caso dell’incendio ai danni dell’imprenditore Giuseppe Amato, sino a quel momento vicino all’organizzazione mafiosa".
Le persone arrestate dagli agenti dell'Arma sono: Santino Lo Biundo (24 anni), Giovanni e Pietro Serra (27 e 21 anni). Un quarto provvedimento, firmato dal gip Luigi Petrucci, è stato notificato in carcere a Giovanni Vitale, il figlio ventinovenne del capomafia Vito. Gli arrestati sono tutti accusati di danneggiamento, per aver appiccato un incendio al cantiere di un imprenditore, nel novembre 2010.
Ben più gravi sono le accuse che vengono contestate al consigliere comunale Pietro Di Trapani, 67 anni, eletto nel 2008 nelle file del Popolo delle libertà, e adesso componente del gruppo dell'Mpa, che si trova all'opposizione in consiglio comunale: il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e il sostituto Francesco Del Bene gli hanno inviato un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Questa mattina, i carabinieri hanno anche perquisito l'abitazione dell'esponente politico.
Secondo quanto ricostruito dall'indagine, attraverso intercettazioni e pedinamenti, Di Trapani avrebbe frequentato esponenti del clan Vitale, e adesso i magistrati della Dda vogliono scoprire il perché. "Di Trapani era a disposizione per le richieste più banali - hanno spiegano gli inquirenti - faceva singoli favori ad esponenti mafiosi".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, GdS.it, Repubblica/Palermo.it]