Quattro milioni di firme
Il popolo rivendica la propria sovranità, e per la legge sulla fecondazione artificiale vuole essere lui a decidere
Stavolta il popolo si è fatto avanti e su di una questione tanto complessa e che riguarda da vicino figli e salute di far decidere ai politici proprio non ne vuole sapere.
Per il referendum contro la legge sulla fecondazione assistita bastavano 2 milioni e mezzo di firme, 500 mila per ognuno dei cinque quesiti presentati. Ieri in Cassazione ne sono state consegnate oltre 4 milioni, oltre un milione e cinquantamila per chiedere l'abrogazione totale della legge 40 e 750 mila per ciascuno dei quattro parziali che puntano ad abrogare parti specifiche della norma.
Quello che può definirsi, usando le parole di Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani: ''Un risultato storico, eccezionale''.
La soddisfazione è stata espressa non soltanto dai radicali, promotori principale del referendum, ma da tutte le forze politiche che hanno preso parte alla campagna: dai Ds allo Sdi, passando per i Verdi, Prc, Italia dei valori, Pdci e una costola della Margherita.
Appoggio alla campagna referendaria è arrivato anche da settori della maggioranza, dal Nuovo Psi, dai repubblicani di Antonio Del Pennino e da parlamentari di Forza Italia come Alfredo Biondi, perché è bene ricordare che l'attuale legge sulla fecondazione ha creato malcontenti politici in maniera trasversale.
E alla consegna delle milioni di firme hanno partecipato tutti, in una scenografica "processione" organizzata dai radicali, che ha trasportato gli scatoloni contenenti le firme da loro raccolte, da via di Torre Argentina fino a piazza Cavour, sede della Suprema corte.
Ora che l'obiettivo della raccolta è stato raggiunto, bisogna schierarsi su di un altro fronte per difendere il referendum. "Giù le mani dal referendum - puntualizza Daniele Capezzone - non è roba da negoziare. Ora c'è da fare in modo che i cittadini possano esprimersi e dico ai partiti, facciano un passo indietro".
Ma il referendum continua a dividere la politica. Una divisione che per il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, si riverserà nel Paese, con un referendum che provocherà uno "scontro durissimo, reso ancora più preoccupante dal livore anticattolico che ha caratterizzato la campagna di disinformazione portata avanti in maniera disinvolta da molti sostenitori del referendum". I vescovi della toscana rincarano la dose parlando di "trombe anticlericali piene di note false", e a levare in alto gli scudi del mondo cattolico anche i gesuiti di Civiltà Cattolica che hanno criticato la scelta dei Ds di appoggiare il referendum contro la legge 40. Attraverso la loro rivista i gesuiti chiedono ai Ds come "si può decidere di impegnare il partito nella raccolta di firme a favore del referendum, senza consultare gli altri partiti, se non della coalizione, almeno della lista unitaria, tra i quali la Margherita è in gran maggioranza contraria?". Il segretario dei Ds, Piero Fassino ieri a commento della consegna delle firme aveva detto: ''Ora abbiamo in mano uno strumento politico straordinario che dobbiamo usare bene. Il nostro obiettivo è fare una buona legge''.
Comunque sia, le firme ci sono e ce ne sono pure tante. Il popolo vuole esprime direttamente, da oggi quindi, 120 dipendenti della Cassazione lavoreranno per controllare, entro il 15 dicembre, le firme depositate. Poi toccherà alla Consulta pronunciarsi sulla costituzionalità del referendum.
Una rapida guida per orientarsi fra le ragioni di chi vuole mantenere la legge, sia pure con modifiche, e di chi intende abrogarla in tutto o in parte.
da Panorama
UNA LEGGE O NESSUNA
È il primo quesito referendario, proposto dai radicali: cancellare l'intera legge, giudicata un orrore, talmente illiberale da aver favorito un esodo all'estero di migliaia di coppie sterili italiane che vogliono avere un figlio in provetta. Chi si oppone sostiene che la legge ha colmato un lungo vuoto e la sua cancellazione significherebbe il ritorno al Far West procreativo.
LIBERTÀ E LIMITI ALLA RICERCA
Il secondo quesito, proposto da Ds, Arci, Cgil, Italia dei valori e Verdi, riguarda l'abrogazione degli articoli della legge che vietano la ricerca sugli embrioni, compresi quelli cosiddetti "soprannumerari" (si calcola, circa 30 mila), generati nei centri per la fecondazione assistita prima dell'entrata in vigore della legge e mai impiantati.
Criticato da medici e scienziati del valore di Umberto Veronesi e di Rita Levi Montalcini, il divieto impedisce la ricerca sulle cellule staminali embrionali, particolarmente promettente per lo studio di nuove terapie contro Alzheimer, sclerosi multipla, Parkinson, diabete e altre malattie (10 milioni di malati in Italia, ricorda il radicale Daniele Capezzone).
I contrari al referendum ricordano che in quegli articoli della legge viene vietata anche la clonazione degli esseri umani. Cancellarli, sostengono, equivale a conferire agli scienziati pieni poteri di manipolazione degli embrioni.
REGOLA DEL TRE
La legge in vigore prescrive che, per ogni ciclo di fecondazione, non si possano creare in vitro più di tre embrioni e che tutti vadano impiantati nella donna. Per questa via, sostengono i referendari, la fecondazione risulta più difficile. Inoltre gli embrioni vanno impiantati anche quando risultino portatori di anomalie genetiche. Salvo il diritto della donna (paradossale, a questo punto) di abortire subito dopo l'impianto. Norme da correggere in Parlamento, controbattono gli antireferendari, per evitare che il legittimo desiderio di avere un figlio sano non sconfini nell'eugenetica.
LA NATURA DELL'EMBRIONE
L'articolo 1 della Legge 40 stabilisce che l'embrione è persona con tutti i diritti. Chi ne chiede l'abrogazione sostiene che la norma è una concessione estrema alle gerarchie cattoliche e teme che possa essere il preludio a una revisione della legge sull'aborto. Per gli avversari del referendum quell'articolo è un cardine del diritto alla vita riconosciuto agli embrioni.
FUORI DALLA COPPIA
Il quinto quesito mira a cancellare il divieto di ricorrere a un donatore (o una donatrice) esterno alla coppia per rimediare alle più gravi forme di sterilità maschile o femminile. I referendari sottolineano che le coppie abbienti aggirano il divieto andando all'estero. Chi intende mantenerlo sostiene il buon diritto dei figli ad avere un padre e una madre certi e riconoscibili.