Quattro minuti
Una storia struggente, in ogni sua sequenza, di una ragazza chiusa in prigione, per sempre...
Noi vi segnaliamo...
QUATTRO MINUTI
di Chris Kraus
È primavera. L'ottantenne ex pianista Traude Krüger si dirige allo stesso carcere femminile di Luckau quasi ogni mattina dal 1944. Insegna alle sue allieve - ladre, truffatrici e assassine - a suonare il pianoforte. Oggi però, è un giorno speciale. Alla signorina Krüger viene consegnato il nuovo pianoforte da concerto. Insieme all'agente dal cuore grande Mütze per anni ha messo da parte i soldi per comprarlo. Purtroppo, il trasporto è sfortunato. I traslocatori sono in effetti criminali, e il rivale di Mütze, Kowalsk deve salvare Traude. Inevitabilmente, il nuovo strumento rimane danneggiato. Inoltre, un paio di detenute provocano una rissa, e finiscono per distruggere l'acquario del direttore Meyerbeer...
Tit. Orig. Vier Minuten
Anno 2006
Nazione Germania
Distribuzione Lady Film
Durata 112'
Regia e sceneggiatura Chris Kraus
Musiche Annette Focks
Con Monica Bleibtreu, Sven Pippig, Richy Müller, Hannah Herzsprung
Genere Drammatico
''Quattro minuti'' è magnifico
di Vittoria Ottolenghi
Sulle prime, sembra che il mondo dell'hip hop sia del tutto estraneo alla vicenda, meravigliosa e terribile, raccontata nel film ''Quattro minuti'' di Chris Kraus. E' la storia, struggente in ogni sua sequenza, di una ragazza, chiusa in prigione per sempre, dopo esperienze di crudeltà subite e di crudeltà con cui lei ha cercato, evidentemente, di rivalersi o di vendicarsi. Lei, però, è una complicata, inquietante ragazza-prodigio, a cui un'anziana ed eroica insegnante di pianoforte - in malefico odore di lesbismo - è riuscita a far ottenere un pianoforte e a farle ottenere, dopo mesi di studio, il permesso di partecipare ad un importantissimo concorso pubblico per giovani pianisti sconosciuti.
Brutalizzata da guardie e compagne per questo suo dono, ribelle a ogni sentimento di gratitudine per la maestra - o per chiunque - anzi ribelle all'idea stessa di sentimento, la ragazza reagisce a provocazioni estreme - come essere costretta a suonare il piano con le manette, che le serrano le mani dietro la schiena - e cioè in piedi, di spalle rispetto alla tastiera - trae dal pianoforte piccole cascate di brevi meravigliose acrobazie con le mani dalle unghie tormentate dai suoi denti fino alla radice. Finalmente, nei quattro minuti in cui si esibisce al concorso, con le guardie alle spalle, comincia il suo perfetto Schumann, poi - zac! - sbatte una mano sulla tastiera e la risolleva con un ampio gesto del braccio - come in un angelico ''port de bras'' del balletto classico. E a poco a poco comincia ad usare il pianoforte in un'altra maniera - battendo i tasti con le mani aperte, quasi a schiaffeggiarlo, a usare le corde con mani forti e dure, come per il ''piano preparato'' di John Cage, e in geniali posizioni e invenzioni sonore, come inventate da qualcuno che andasse cercando la musica e non ne avesse mai conosciuto, attraverso lo studio, nemmeno una nota; e, nel suo furore creativo, arrivasse a livelli estremi di nuove e impressionanti direzioni e dimensioni. Il pubblico, a poco a poco, si alza in piedi e applaude freneticamente.
E' l'hip hop.
E subito i guardiani la riafferrano brutalmente per riportarla in cella.
Questo è anche l'hip hop. E' la musica e la danza di chi non ha mai studiato - o sceglie di ripartire da zero - per cercare sonorità, ritmi, gestualità, valori nuovi, magari perfino paradossali, magari provocatori, o forse ingenui fino allo stremo. Ma eroici. Convinti. Genuini. Arte, dunque, anche questa. In cella, in strada, in sala di concerto, in teatro. Che importa dove? E come? E di chi?
La critica
''Non fosse per i flashback confusi e ridondanti, 'Quattro minuti', premiatissimo in Germania, sarebbe un gran bel film che intorno al duello fra le due donne evoca tutto un mondo (il carcere con il suo corteo di violenze, meschinità, giochi di potere). Così è una potente macchina spremi-emozioni, un po' sovraccarica, e un concentrato delle virtù e dei limiti della nuova onda tedesca. Non sguardi e stili d'autore, ma storie solide, attenzione ossessiva al passato, emozioni forti e primarie. Come quelle che procura la musica di Annette Focks, vera carta vincente del film insieme alle attrici.''
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'
''Il drammone si compiace di due caratteri estremi, la vecchia con le certezze messe in discussione, e la giovane che accetta la forza del dubbio. Se la faccenda funziona, tra alti e bassi, più esteriorizzata che interiorizzata, è merito della sintonia di due brave attrici, Monica Bleibtreu, impenetrabile nel suo stampo teatrale, e la deb Hannah Hersprung, adorabile incosciente da schiaffi che boxa anche col piano''.
Maurizio Porro, 'Corriere della Sera'
''Che bella sorpresa questo film di Chris Kraus, regista 44enne. E se qualche personaggio risente di una certa convenzionalità (il secondino cattivo Kowalski, la detenuta boss del carcere) tutti gli altri sono ricchi di sottili sfumature. (...) Non anticipiamo lo svolgersi degli ultimi eventi e l´apoteosi dei famosi quattro minuti del titolo, ma chi ha memoria e affetto per il giovane cinema ribelle di 40-50 anni fa non potrà non pensare alla 'solitudine del maratoneta' dell'inglese Gioventù, amore e rabbia''.
Paolo D'Agostini, 'la Repubblica'
''Chris Kraus scrive e dirige una storia ambientata in un carcere, con un'assassina di talento e una vecchia maestra che sfaceva l'infermiera ai tempi del nazismo (e si ostina a chiamare il jazz musica da negri). I tasselli sono noti - sappiamo che ci sarà prima o poi una sala da concerto, molti applausi, molte prove e qualche momento di disperazione - ma combinati in maniera originale. (Qualche volta, anche troppo originale: il gioco delle informazioni date e trattenute all'inizio disorienta lo spettatore e poi rischia di diventare ripetitivo''.
Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio'