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Quegli incontri col presidente

Il boss dell'Uditore: ''Con Cuffaro ci siamo incontrati, siamo stati vicini, lui è venuto diverse volte a trovarmi...''

21 febbraio 2007

Parlare con tutti e... baciare tutti. E poi strette di mano, pacche sulle spalle e sguardi ammiccanti... comunque. Salvatore Cuffaro, governatore della Sicilia, ha sempre ammesso candidamente il suo modo d'agire, giustificato dal fatto che lui è il presidente dei siciliani e non può assolutamente negare una stretta di mano o un bacio (lui bacia tutti perché, dice lui, in Sicilia si usa così) ai suoi elettori. E può capitare benissimo che tra le tante guance baciate qualcuna appartenga ad un mafioso, o ad un presunto tale, ma mica si può chiedere la carta di identità prima. Ecco, come condannarlo per questo?
Però quegli incontri che diverse persone hanno detto di avere avuto col presidente, persone che la Giustizia ha già condannato è legato alle proprie responsabilità, beh se fossero vere...

Dopo il retrobottega di Bagheria ora è spuntato l'incontro nella sede di un'immobiliare. Un altro presunto incontro del presidente Totò Cuffaro, imputato per favoreggiamento aggravato nel processo per le ''Talpe alla Dda di Palermo''. Finora uno degli episodi più controversi contestati al governatore era l'incontro con il re Mida della Sanità siciliana Michele Aiello, incontro avvenuto nel retrobottega di una boutique di Bagheria (PA) dove si studiavano i ''listini prezzi'' del SSN. Da ieri nell'inchiesta entrano altri presunti contatti ravvicinati che Cuffaro avrebbe avuto con esponenti mafiosi. Come quelli che sostiene di avere avuto il boss dell'Uditore Francesco Bonura (facente parte della triade mafiosa Rotolo-Cinà-Bonura - [leggi]) che, parlando con un amico, dice di avere più volte incontrato il governatore nella sede della sua immobiliare ''Raffaello'' di via Ausonia a Palermo.
''Con Cuffaro ci siamo incontrati, siamo stati vicini, lui è venuto diverse volte a trovarmi. Non è che ci fu una volta sola. Ci riunivamo là dentro da me, me lo accompagnava un altro e mi diceva: non ti preoccupare''. Sono queste le esatte parole del boss imprenditore Bonura riportate in una delle intercettazioni ambientali depositate ieri mattina dai pm Maurizio De Lucia e Michele Prestipino agli atti del processo sulle talpe alla Dda.
In questo colloquio - registrato il 23 giugno 2005- il boss dell'Uditore, parlando con Rosario Marchese, anche lui imprenditore (anche lui con precedenti), di una questione che riguarda l'istituto zooprofilattico, fa riferimento alla necessità di discuterne con Cuffaro.
Nella stessa conversazione, avvenuta nei locali dell'immobiliare di Bonura, i due, parlando anche della vicenda giudiziaria di Cuffaro, stupendosi del fatto che il governatore non abbia subito provvedimenti restrittivi della libertà personale. Dice Marchese, riferendosi a Cuffaro: ''Anzi che è ancora fuori...''. E Bonura: ''Chissà com'è combinato il discorso''. E Marchese: ''E appunto, lì il discorso è... a testa i l'acqua'', cioè ''la testa dell'acqua'' che in siciliano significa che bisogna andare alla fonte di un discorso, al vertice di una situazione.

Di fronte a queste nuove ''prove'' Cuffaro ha commentato lapidario: ''Non ho mai incontrato il signor Francesco Bonura e non sono mai stato nella sede dell'immobiliare Raffaello. Non ho cosa dire, quando due persone parlano tra loro di me, di fatti che non conosco assolutamente''.
Queste nuove intercettazioni sulle sue presunte frequentazioni vengono fuori dall'inchiesta ''Gotha'' che nel giugno scorso ha smantellato la rete di fiancheggiatori di Provenzano (leggi). Informative della squadra mobile dove oltre al nome di Cuffaro si fanno quelli di altri politici siciliani. ''Le intercettazioni - hanno informato gli investigatori - ricostruiscono una trama che vede impegnati i vertici dell'organizzazione a pianificare il sostegno elettorale verso forze politiche in grado di garantire vantaggi e anche la candidatura di soggetti propri''. La polizia ha intercettato anche le conversazioni nel famoso capanno dove il boss Nino Rotolo teneva i summit con gli altri due componenti della triade mafiosa, Nino Cinà e, appunto, Francesco Bonura. Anche qui si fa riferimento a Cuffaro. In una occasione Bonura lo definisce ''quel miserabile del presidente'' e Rotolo afferma di attendere dal governatore risposte per dei favori. Frammenti di conversazioni per le quali non esiste riscontro. Come non esistono riscontri sulle affermazioni riguardanti gli altri politici siciliani, di centrodestra: nessuno dei politici nominati è indagato, tranne il deputato regionale Giovanni Mercadante, arrestato per associazione mafiosa.
Dai tre boss, oltre che il presidente della Regione, vengono chiamati in causa anche il presidente dell'Assemblea regionale Gianfranco Miccichè, il sindaco Diego Cammarata e il presidente della Provincia Francesco Musotto. Nel caso di Miccichè i boss sostengono di poterlo condizionare attraverso ''un fraterno amico'' di Rotolo, il costruttore Luigi Faldetta; mentre su Musotto, indicato come ''diretto interlocutore di Bonura'', sarebbero state fatte pressioni per un problema di lavoro della nipote di un boss e per garantire la candidatura alle ultime amministrative di due uomini vicini a Cosa Nostra. I boss si preoccupano anche degli avvicendamenti ai vertici della Procura dopo Grasso e ''sperano'' su un nome in particolare.

Chi è Francesco Bonura - Francesco Bonura, 64 anni, è un costruttore mafioso di cui si parla dagli anni '80 ma che è riuscito a rimanere nell'ombra e a salire nella gerarchia mafiosa pur avendo subito arresti e condanne per mafia. Adesso Bonura è in carcere, arrestato nell'ambito dell'inchiesta dello scorso giugno, denominata ''Gotha'', che ha decapitato i vertici di Cosa nostra palermitana legati a Bernardo Provenzano. Proprio dalle carte di quell'inchiesta, alcune delle quali confluite nel procedimento al governatore Cuffaro, il mafioso sembra aver acquisito un ruolo più importante di quello finora attribuitogli. I magistrati lo accusano di ''avere diretto l'organizzazione mafiosa denominata Cosa nostra - tra l'altro attraverso la carica formale di sottocapo della famiglia mafiosa di Uditore - incidendo direttamente sulla struttura di alcuni mandamenti, tra i quali quello di Boccadifalco; aver costituito un punto di riferimento mafioso per il controllo di lavori pubblici e l'imposizione del pizzo; di aver mantenuto, attraverso il continuo scambio di contatti in particolare con Antonino Rotolo, un costante collegamento con gli altri capi dell'organizzazione mafiosa, svolgendo funzioni direttive e contribuendo a delinearne le linee strategiche''.
Bonura gestisce il racket, ha un ruolo di primo piano, ma cerca di defilarsi quando viene chiamato a ruoli impegnativi e ''istituzionali'' per Cosa nostra, come diventare capomandamento di Passo di Rigano-Uditore, il suo quartiere, dov'è cresciuto diventando uno dei più facoltosi costruttori palermitani.

Negli anni '80 venne processato e assolto per 5 omicidi e una lupara bianca. Secondo l'accusa aveva eliminato i componenti di una banda di rapinatori che agivano senza il consenso di Cosa nostra. Venne fermato col suo guardaspalle e nell'auto venne trovata una pistola calibro 38 subito dopo due degli omicidi per cui venne rinviato a giudizio. Ma l'arma non era quella che aveva sparato e Bonura venne assolto per insufficienza di prove dalle accuse più gravi.
Nell'86 Bonura subì la confisca di beni immobili e quote societarie per oltre dieci miliardi di lire oltre alla misura della sorveglianza speciale per 5 anni. Di lui parlò il pentito Tommaso Buscetta definendolo ''valoroso'' e ricordando che era nipote del boss Pietro Torretta e che nel quartiere Uditore era uno dei ''capi'' della mafia.

- ''Da lui aspetto risposta, mi servivano favori'' (G. Bianconi, Corriere.it)

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21 febbraio 2007
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