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Quei soldi mai spesi

Tra il 2000 e il 2006 la Sicilia ha beneficiato della quota maggiore di fondi europei, eppure ad oggi solo l'8% dei progetti risulta completato

08 febbraio 2012

In Sicilia solo l'8% dei progetti finanziati da Bruxelles tra il 2000 e il 2006 risulta completato al 30 giugno del 2011, il resto delle opere procede a passo di lumaca. Questo dato colloca l'isola all'ultimo posto in Italia, in partnership con la regione Puglia.
La lentezza con cui vengono portati avanti i programmi emerge dalla recente relazione sulla 'Coesione territoriale in Italia' presentata dal ministro Fabrizio Barca in Parlamento.
Una lentezza (che si potrebbe anche leggere come inattività, o ancora peggio, incapacità) che cozza, come rileva il ministro, con la quota di fondi elargiti alla Sicilia proprio nel periodo preso in considerazione: infatti, nel periodo 2000-2006, la Sicilia è la regione che ha beneficiato in assoluto della quota maggiore di fondi, ben 16,88 miliardi, addirittura cinque volte superiore al totale assegnato al centro-nord (3,48 miliardi). Eppure, su 2.177 progetti finanziati ne sono stati conclusi al 30 giugno dlelo scorso anno 186, con una percentuale (8,6%) pari alla metà della media delle regioni del Mezzogiorno (16%), con Abruzzo e Molise che guidano la classifica meridionale con il 31% e il 29%.
Alla Sicilia, inoltre, va un altro primato negativo, questa volta in solitario, la quota più bassa di progetti completati finanziati col Fas regionale: il 25,7% rispetto alla media nazionale del 50% e a quella del Sud pari al 44,3%.

I motivi si possono rilevare prendendo in esame gli artifici usati nel fare il rendiconto della spesa dei fondi. La Sicilia, infatti, come la Calabria e la Campania, utilizza artifici di ingegneria finanziaria che consentono all'amministrazione di rendicontare la spesa dei fondi comunitari, anche se in realtà queste risorse non sono state utilizzate. In particolare, la Regione siciliana ha appostato somme in due fondi, uno per il venture capital (Jeremie, 60 mln) e l'altro per lo sviluppo di aree urbane (Jessica, 148 mln). Questo tipo di procedura, sebbene sia consentita dai regolamenti comunitari, non trova pieno consenso dal ministero per la Coesione territoriale. "Tale scelta - scrive il ministro Fabrizio Barca nella sua ultima relazione - appare dettata dal vantaggio in termini di rendicontazione delle spese più che una fondata valutazione della loro appropriatezza e della loro dotazione finanziaria".
Il dirigente del dipartimento per la programmazione della Regione siciliana, Felice Bonanno, dice: "Si tratta di strumenti previsti dai regolamenti comunitari, se serve dare uno strattone forse si dovrebbe dare alla Commissione europea". Il ministro sostiene che "all'aumento di spese rendicontate che è conseguito a queste scelte non è infatti generalmente corrisposto alcun utilizzo dei fondi - ancora non operativi - con benefici nulli per le imprese e rischi elevati di non riuscire a utilizzare le risorse così appostate e non riprogrammabili, entro la data di chiusura dei programmi".
Dalla Regione Siciliana, rispondendo al ministro Barca, dicono che la lentezza denunciata non dipende da loro. Felice Bonanno ha spiegato che le opere-lumaca riferibili al periodo 2000-2006 riguardano progetti legati ai vecchi Fas regionali e per i quali la responsabilità non è dell'amministrazione ma di altri soggetti, come Anas e Rfi.
Dei 4 miliardi di vecchi Fas, fondi spesso stanziati a valere su accordi di programma quadro, "1,7 miliardi riguardano opere dell'Anas e solo la Agrigento-Caltanissetta ha fatto spesa". Oltre 600 milioni sono collegati a contratti di programma e patti territoriali, in questo caso il soggetto responsabile è il ministero per lo Sviluppo Economico.

Intanto, per presunte irregolarità e violazioni di legge commesse dal dipartimento per la programmazione della Regione siciliana, che dipende direttamente dalla Presidenza, l'Unione europea ha bloccato 220 milioni di euro di fondi Por (Piano operativo regionale) destinati a progetti e cantieri per opere pubbliche.
Come riportato da Il Fatto Quotidiano, il blocco è conseguenza di una relazione consegnata all'inizio di quest'anno al governo della Regione da sei ispettori Ue incaricati di verificare la spesa dei fondi comunitari in Sicilia. Gli ispettori hanno depositato il rapporto a Bruxelles dopo quattro giorni di controlli effettuati a fine ottobre, poi il documento è stato trasmesso anche al ministero della Coesione territoriale.
I funzionari comunitari avrebbero riscontrato irregolarità in alcune pratiche ammesse ai finanziamenti, come l'allargamento del porto di Castellammare del Golfo (TP) sebbene il cantiere fosse stato sequestrato dalla Guardia di Finanza. La relazione rileva "carenze significative nel funzionamento dei sistemi di gestione e controllo, tali da giustificare l'interruzione dei termini di pagamento". "I servizi della commissione - hanno scritto gli ispettori Ue - hanno osservato che le verifiche di gestione effettuate su spese superiori a 50 milioni di euro erano parziali o inadeguate".
Entro due mesi la Regione dovrà rimediare alle irregolarità altrimenti Bruxelles passerà dal blocco al taglio definitivo dei fondi.

Anche su queste "osservazioni" è arrivata la pronta replica dalla Regione. "Non ci sono state violazioni di legge o irregolarità e l'Unione europea non ha bloccato i fondi alla Regione siciliana ma ha soltanto interrotto i termini di pagamento in attesa di nostre contro-osservazioni alla relazione degli ispettori".
La risposta-spiegazione è arrivata sempre dal dirigente del dipartimento per la programmazione della Regione siciliana, Felice Bonanno. "Entro metà marzo faremo le nostre osservazioni - ha detto Bonanno - quindi si aprirà un negoziato. Comunque, preciso che si è trattato di un'ispezione di routine, controlli di questo tipo sono stati fatti anche in altre regioni, come la Calabria o la Campania". Il dirigente regionale ha sottolineato che i rilievi degli ispettori riguardano in particolare l'utilizzo della perizia di variante come strumento per aggiornare vecchi progetti (Bruxelles propende al finanziamento di progetti ex novo) e che costerebbe meno rispetto ad una nuova progettazione e al controllo totale degli atti da parte dei dipartimenti regionali.

[Informazioni tratte da ANSA, AGI, Lasiciliaweb.it, LiveScilia.it, Corriere.it]

 

 

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08 febbraio 2012
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