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Quei tanti ''non ricordo'' del capitano Ultimo

Nel processo al Prefetto Mario Mori e al colonnello Mario Obinu accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra

03 dicembre 2008

Nascosto dietro un paravento bianco, con tre carabinieri che lo guardano a vista, ha deposto ieri davanti ai giudici della quarta sezione penale di Palermo l'ex capitano "Ultimo'', oggi tenente colonnello, Sergio De Caprio.
L'ufficiale dell'Arma, che presta servizio al Nucleo ecologico dei Carabinieri a Roma, è stato citato in aula dal pm Antonino Di Matteo nell'ambito del processo a carico del Prefetto Mario Mori e il colonnello Mario Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato nei confronti del boss mafioso Bernardo Provenzano per la mancata cattura del boss negli anni Novanta.
De Caprio è il capitano che il 15 gennaio del 1993 catturò a Palermo il capomafia allora latitante Totò Riina. Per quella vicenda venne anche processato, sempre con Mario Mori, allora comandante del Ros, e assolto per la mancata perquisizione della villa di Riina in via Bernini.

Rispondendo alle domande del pm Di Matteo non sono mancati anche i momenti di tensione, quando il magistrato ha contestato i ricordi vaghi e imprecisi dell'ufficiale dell'Arma. "Signor pubblico ministero - ha detto De Caprio visibilmente contrariato - vorrei essere rispettato. Non sono qui per difendermi ma per collaborare".
E sono stati numerosi i "non ricordo" del capitano "Ultimo". A cominciare da un incontro avvenuto a fine ottobre del 1995 a cui era presente anche il colonnello Michele Riccio. Mancavano pochi giorni al blitz fallito di Mezzojuso in cui doveva essere arrestato Provenzano. De Caprio è tornato anche a parlare della mancata perquisizione del covo di Riina. "A molte persone - ha spiegato al Tribunale presieduto da Claudio Fontana - la cattura di Riina forse ha dato fastidio. Fu l'autorità giudiziaria a dirci di non perquisire il covo di Riina". Poi, ha voluto ringraziare pubblicamente i due imputati, Obinu e Mori: "Sarò sempre grato a loro per l'esempio che mi hanno dato".

Il capitano "Ultimo" ha parlato a lungo del colonnello Michele Riccio, l'ufficiale che aveva avuto la notizia della presenza di Provenzano a Mezzojuso dall'aspirante pentito Luigi Ilardo, ucciso poco tempo dopo. Riccio, che verrà ascoltato dal Tribunale i prossimi 16 e 17 dicembre, secondo De Caprio "era capace di grandi intuizioni", però, a detta del carabiniere stesso "aveva un modo indiretto, allusivo, di parlare". Così, ha ricordato anche, nonostante numerosi non ricordo, la frase di Riccio in cui l'ufficiale avrebbe detto "in modo allusivo" che Provenzano avrebbe goduto di protezioni dalle istituzioni. "Non ha detto proprio Provenzano - ha specificato - ma ha parlato di Cosa nostra e quindi indirettamente di Provenzano. Riccio ci fece intendere di avere appreso dal padre di Ilardo, che era un massone, che Cosa nostra godeva della protezione presso alcuni ufficiali di Carabinieri, così come presso ambienti politici e delle istituzioni".

Mario Mori, che ha ascoltato in silenzio la deposizione, ha chiesto al Tribunale di potere fare dichiarazioni spontanee, così ha spiegato: "Il colonnello Riccio è arrivato a Palermo il 30 ottobre del '95 come aggregato e il 31 andò a Catania. Quindi, non c'è stato questo grande 'concerto' di cui si parla", facendo riferimento alle indicazioni che erano state fornite dal colonnello Riccio per il fallito blitz di Mezzojuso in cui si sarebbe trovato Provenzano. [La Siciliaweb.it]

- Le indagini su Mario Mori e sul "capitano Ultimo" (Guidasicilia, 18/09/04)
- Uno scambio dietro l'arresto di Riina? (Guidasicilia, 05/11/04)
- Ecco perché si rinviò la perquisizione del covo di Riina (Guidasicilia.it, 17/05/05)
- La Dda di Palermo sulla cattura di Provenzano (Guidasicilia.it, 05/02/08)
Provenzano poteva essere arrestato nel 1995 (Guidasicilia.it, 15/04/08)
- La vera storia dell'arresto di Riina... (Guidasicilia.it)

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03 dicembre 2008
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