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Quel corpo senza vita sul fondo del barcone...

Di morte in morte… Affrontano il mare, a volte muoiono, per scappare dalle guerre

03 settembre 2013

Quando gli uomini della Guardia costiera sono arrivati, a 35 miglia a sud-est della costa di Siracusa, sul fondo del barcone dei migranti hanno trovato una donna morta, coperta con un telo... L'ennesima vittima della quotidiana, tragica odissea dell'immigrazione.
La donna è una palestinese di 52 anni, che viveva in Siria e soffriva di asma. Il suo fisico non ha retto. Sullo stesso barcone viaggiavano anche il marito, affetto da un handicap alla gamba, e i due figli (23 e 29 anni) della coppia. La donna si sarebbe addormentata tre giorni fa senza mai più svegliarsi. È stato il marito, tra le lacrime, a raccontare quanto accaduto.
Il pm Marco Bisogni ha autorizzato il trasferimento della salma all'obitorio.

Un'altra donna, in stato di gravidanza, è stata invece ricoverata in ospedale per accertamenti. Sulla barca in avaria, che dopo il trasbordo è stata lasciata alla deriva nel Canale di Sicilia, c'erano 104 migranti - tra i quali 34 bambini (alcuni molto piccoli) e 22 donne - egiziani e siriani in fuga dalla guerra.
Da mesi la Calabria e la costa sud-orientale della Sicilia sono le mete principali dei flussi migratori. I porti d'imbarco, secondo quanto osservano esperti e studiosi di geopolitica, sono quelli egiziani, dove si radunano anche i profughi provenienti dalla Siria per fare rotta verso l'Europa, affrontando una traversata molto più lunga rispetto alla tratta che dalla Libia (ormai off-limits) li portava a Lampedusa.
I mezzi utilizzati, pescherecci tra i 15 e i 20 metri, "sono la prova - spiega il professor Fulvio Vassallo, docente di diritto d'asilo dell'università di Palermo - che i trafficanti non si servono di navi madre: se così fosse, basterebbero dei piccoli gommoni per affrontare le ultime miglia fino alla terraferma".
Secondo Vassallo "occorre creare un corridoio umanitario per consentire a queste persone di arrivare legalmente in Europa, come accadde nel '99, durante la crisi del Kosovo, quando in un mese giunsero 5.800 persone a Comiso, ben più dei duemila provenienti illegalmente dalla Siria e dall'Egitto".

"L'Italia, nonostante la grave situazione del momento, fa ancora valere - aggiunge Vassallo - l'accordo di riammissione firmato nel 2007 con l'Egitto, che consente di respingere gli immigrati nel paese di provenienza, come è accaduto recentemente per alcune persone arrivate in Calabria e a Catania; e non si pone il problema di quello che accade nel centro per i minori di Priolo (Siracusa), dove la struttura non è per niente adeguata alle norme internazionali per l'accoglienza dei minorenni".
E, intanto, il premier Enrico Letta si aspetta che "i venti di crisi che vengono dal Medio Oriente e dalla Siria, oltre alla instabile situazione in Egitto e in Libia, portino a una recrudescenza del problema migratorio". Critico verso i Cie anche il viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico. "Bisogna sostenere gli sforzi - ha osservato - perché l'Italia sia riconosciuta dall'Unione Europea come luogo di frontiera per gli sbarchi, ma, al tempo stesso, dobbiamo impedire in ogni modo che i Cie si trasformino in lager". Per Bubbico "le condizioni umilianti affrontate da migliaia persone in fuga dalla disperazione sono uno schiaffo alla civiltà e alla tradizione di accoglienza del nostro Paese. Dobbiamo impedire che tutto questo continui".

Siria: la più grande tragedia del secolo - Il numero dei siriani costretti ad abbandonare le loro case in seguito al conflitto ha raggiunto i 6,25 milioni, il maggior numero di rifugiati di qualsiasi Paese nel mondo. Lo ha dichiarato l'Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) a Ginevra, spiegando che circa un terzo dei 20 milioni di siriani che popolavano il Paese prima della guerra è sfollato interno o rifugiato all'estero.
L'Unhcr ha precisato che sono oltre due milioni i rifugiati all'estero, mentre 4,25 milioni hanno abbandonato le loro case per trovare riparo in luoghi più sicuri all'interno del Paese. "La Siria è diventata la più grande tragedia di questo secolo", ha detto il commissario Onu Antonio Guterres.

Circa la metà di tutti i rifugiati sono ospitati in altri Paesi della regione, che accolgono circa cinquemila nuove persone ogni giorno. Degli oltre due milioni di rifugiati siriani, un milione ha lasciato il Paese solo negli ultimi sei mesi, ha aggiunto l'Unhcr. "In Siria si assiste a un'emorragia di donne, bambini e uomini che varcano il confine spesso con meno di una valigia di vestiti", si legge nel comunicato diffuso dall'Agenzia delle Nazioni Unite. Circa la metà di coloro che sono stati costretti a lasciare la Siria per via del conflitto in corso dal marzo 2011 sono bambini, di cui circa tre quarti con meno di 11 anni, aggiunge l'Unhcr.
Solo 118mila rifugiati bambini sono in grado di proseguire una qualche forma di istruzione in un altro Paese e solo un quinto ha ricevuto una sorta di assistenza. Per questo l'Onu mette in guarda dal rischio di una "generazione perduta" riferendosi ai bambini rifugiati non in grado di contribuire alla ricostruzione del futuro della Siria.

Quello che serve, ha ribadito l'Unhcr, è un "sostegno internazionale su larga scala" per aiutare i Paesi vicini alla Siria, che ospitano il 97 per cento dei rifugiati, a far fronte alla situazione. Al momento è stato raccolto solo il 47 per cento dei fondi richiesti per soddisfare i "bisogni base dei rifugiati", ha detto l'Unhcr. "Ci sono voluti due mesi per raggiungere il primo milione di rifugiati. Sono bastati sei mesi per il secondo milione", ha detto l'Alto commissario per i Rifugiati Antonio Guterres alla Bbc, avvertendo che alla fine del 2013 si rischia di giungere a tre milioni di rifugiati siriani.

[Informazioni tratte da ANSA, AGI, Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Aki]

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03 settembre 2013
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