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Quel ponte che ''divide'' e che ancora non c'è

Se per Nichi Vendola il ponte sullo Stretto ''unirà due cosche e non due coste''...

12 maggio 2009

Nelle campagne elettorali si toccano i temi che, si pensa, possano fare breccia nei cuori degi propri elettori. Tra gli elettori della sinistra (quelli che sono rimasti) secondo Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e candidato alle europee di Sinistra e Libertà, ci può essere ancora il tema dell'opportunità di costruire il Ponte sullo Stretto di Messina.
Ed è stato infatti questo uno dei punti che Vendola ha utilizzato ieri, in occasione della sua visita a Messina: "Ribadisco quanto già ho detto ed è scritto in atti giudiziari, il ponte unirà due cosche, 'ndrangheta e Cosa nostra, e non due coste. Dal 1984, da quando si è iniziato a parlare di ponte, la guerra di mafia per il controllo dei territori e delle aziende di movimentazione terra ha visto decine di morti ammazzati". "Quest'opera non si farà mai - ha concluso Vendola - si realizzeranno solo le opere di sbancamento e si distruggeranno due coste. Il verminaio a Messina c'è stato e ci sarà sempre, ma di questo non fanno parte i cittadini, ma la classe dirigente di questa città".

Le parole dure del governatore pugliese, non sono piaciute per niente al sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, che ha annunciato che darà "mandato ai legali del Comune per presentare querela e risarcimento danni a favore della città di Messina nei confronti del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola". "Stiamo lavorando - ha detto Buzzanca - in sinergia con il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, per far rinascere la grande area dello Stretto con la conurbazione tra le due città, a cui dovranno dare la necessaria attenzione il Governo e le due Regioni di appartenenza". "Respingiamo con determinazione ogni populistico, metodico tentativo di attribuire cause di possibili concentrazione di poteri criminali nell'area dello Stretto di Messina, con la costruzione del Ponte - conclude Buzzanca - delegittimando l'impegno di chi opera, a qualsiasi livello di responsabilità, a favore delle comunità di Messina e Reggio Calabria".

Nei giorni scorsi, un discorso diametralmente opposto a quello di Vendola lo aveva fatto il ministro  per lo Sviluppo economico Claudio Scajola. "Il Ponte sullo Stretto di Messina - ha detto Scajola in visita a Palermo per partecipare al convegno 'Sud 2007/2013. L'ultima occasione' - è una risposta forte alla criminalità, perché laddove si riescono ad avere scambi più celeri la criminalità indietreggia". Un concetto che, francamente, abbiamo trovato non chiarissimo. "Il Ponte sullo Stretto - aveva continuato Scajola - non è una chimera, è un modo per rendere più accessibile non solo la Sicilia ma tutto il Sud Italia, che oggi è troppo lontano dal Sud d'Europa".

Ora, ritornado a quanto detto dal sindaco di Messina, e in particolare sulla sinergia raggiunta con il sindaco di Reggio Calabria "per far rinascere la grande area dello Stretto", dobbiamo registrare la non sinergia esistente tra i presidenti di Sicilia e Calabria. Infatti, il Ponte sullo Stretto, ha già "diviso" i due governatori e in particolare sui fondi per la costruzione e le possibili destinazioni.
"I tre miliardi di euro necessari per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina sono esattamente la stessa cifra che servirebbe per difendere gli edifici della Calabria dal rischio terremoto", ha sottolineato nelle scorse settimane  il governatore della Regione Calabria, Agazio Loiero, nel corso di un convegno sul tema del rischio sismico. "E' una bizzarra coincidenza - ha detto Loiero -. Siamo consapevoli che da cinquant'anni in Italia non si fa una grande opera della portata che potrebbe avere il Ponte e non siamo contro il Ponte sullo Stretto in maniera dogmatica". "Ma la cifra necessaria per realizzarlo - ha aggiunto Loiero riferendosi ai fondi già deliberati dal Cipe - è esattamente la stessa che servirebbe per mettere in sicurezza la Calabria". Con quella cifra si rischia invece di costruire "un ponte in una zona sismica e ventosa".

"La filastrocca del Ponte sullo  Stretto è antica. Ad ogni problema finanziario o legato a calamità naturali si riparla di definanziare il Ponte". Questa la replica del governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, che ha ribattuto a Loiero nel corso di un convegno sul tema: "Per un'Italia più sicura". Lombardo ha sottolineato che la parte pubblica del finanziamento per il Ponte si aggira su "1,5-2 miliardi di euro". Secondo il governatore siciliano la cifra destinata al Ponte "non basterebbe neppure al 10% di quanto servirà per la ricostruzione in Abruzzo. Con quella cifra - ha esemplificato - non si fa neppure una tratta autostradale".

[Informazioni tratte da SiciliaInformazioni.com, Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it]

 

 

 

 

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12 maggio 2009
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