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Quel pranzo sconveniente...

Sul caso Mineo: in alcune intercettazioni il riferimento ad un pranzo tra politici e boss

18 ottobre 2010

Alcune "persone facenti parte dell'ambiente politico", così vengono descritte dai pubblici ministeri, avrebbero partecipato ad un pranzo con esponenti del clan mafioso Galatolo dell'Acquasanta.
E' uno dei particolari che emergono dall'inchiesta della Procura di Palermo a carico del deputato regionale Franco Mineo, indagato dalla Dda di Palermo per intestazione fittizia di beni.
Secondo l'accusa sarebbe un prestanome di Angelo Galatolo, esponente della famiglia mafiosa dell'Arenella, con il quale avrebbe diviso gli affitti di tre immobili sequestrati dalla Dia. E' lo stesso Mineo, in un'intercettazione agli atti dell'inchiesta, a riferirlo a Settimo Trapani, presidente di un'associazione culturale con sede all'Arenella.
La conversazione viene captata dalle microspie, all'interno dell'agenzia di assicurazioni di Mineo, il 13 novembre del 2006. "Tu invece devi vedere di parlare con quattro fanghi - diceva Mineo - io ho appena finito di parlare con Galioto... gli ho detto qualche speranza per l'assessore... nella presidenza... ma non lo dobbiamo dire che sono andati a casa dei Galatolo a mangiare... a stringersi la mano". Trapani replicava sorpreso: "ma che sono locchi", considerando un'imprudenza la "mangiata" a casa dei Galatolo.

Negli affari tra il deputato di Forza del Sud, Mineo,  e i boss avrebbe avuto un ruolo cruciale un commercialista, D. F., citato più volte nell'indagine condotta dagli agenti della Dia e coordinata dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia sul tesoro nascosto dei Galatolo. Come si legge in un articolo di Leopoldo Gargano, sul Giornale di Sicilia, il commercialista sarebbe stato mediatore, dicendo, peraltro a Galatolo di essere "sicuro di non essere intercettato". Eppure, una di queste telefonate hanno consentito la svolta all'inchiesta. Per mesi gli investigatori hanno ascoltato le telefonate tra il commercialista e Angelo Galatolo.
Franzone nei prossimi giorni sarà convocato in Procura. Nell'ordinanza del gip Piergiorgio Morosini compaiono inoltre i nomi di altri due fratelli dell'uomo in questione, in casa di quest'ultimo, peraltro, sono stati rinvenuti 20 mila euro in contanti, in banconote di piccolo taglio, chiusi in una scatola di scarpe.

"Il solo problema che c'è, adesso, è quello di dimostrare ai pm la mia buonissima fede e l'estraneità a fatti e vicende che non mi vedranno mai partecipe". Queste le parole del deputato Franco Mineo in una convention del partito Forza del Sud. "Rifuggo da questo mondo, da trent'anni - ha aggiunto - lavoro come assicuratore. Tutto quello che mi viene contestato da oggi sarà oggetto di approfondimento da parte dei miei avvocati. Cercheremo di collaborare con la magistratura perché la vicenda si concluda al più presto e mi vengano restituiti dignità e serenità".

"Non ci sono orologi in procura..." - Nei giorni scorsi sulla vicenda giudiziaria che ha colpito il deputato Mineo, è intervenuto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianfranco Miccichè. Il sottosegretario si era detto "incuriosito" dalle coincidenze temporali tra la chiamata in causa da parte dei magistrati di quello che molti hanno definito il suo "delfino", Franco Mineo, appunto, e la recentissima creazione del nuovo soggetto politico, Forza del Sud. "Rinnovo a Franco la mia stima - ha detto Miccichè - Aspetto di conoscere le reali contestazioni, anche perchè sono incuriosito da certe coincidenze temporali tra quanto accade e il nostro cominciare a parlare del nuovo partito".
Alle "curiosità" di Gianfranco Miccichè ha voluto replicare il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo: "Non ci sono orologi in Procura, né le strane coincidenze di cui parla Miccichè a proposito dell’inchiesta su Mineo. Nego in modo assoluto che ci possa essere una magistratura ad orologeria: la Procura di Palermo non si è mai mossa con un certo tipo di scansioni temporali".
Messineo ha aggiunto anche: "Questo è lo sport nazionale della dietrologia: si crede che le attività della magistratura possano essere scandite e programmate nel tempo. Quando si tratta di provvedimenti giudiziari non siamo in grado di prevedere se e quando verranno emessi, noi li richiediamo poi altri organismi li concedono".

[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, GdS.it]

- Indagato il "delfino" di Miccichè (Guidasicilia.it, 15/10/10)

 

 

 

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18 ottobre 2010
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