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Quel respingimento è stato violenza

Sotto processo direttore polizia e generale delle Fiamme gialle: rispedirono 75 immigrati in Libia

24 aprile 2010

Lo scorso anno sono state nove le operazioni di respingimento nel Canale di Sicilia con le quali sono stati riportati in Libia 834 immigrati.
Di seguito il calendario di questi episodi cominciato il 7 maggio 2009, data d'inizio della strategia dei respingimenti promossa dall'Italia in accordo con la Libia. In quel primo giorno circa 230 migranti soccorsi su tre barconi nel canale di Sicilia sono stati riportati in Libia.
8 maggio - Un barcone con circa 80 persone, in difficoltà non lontano dalle coste libiche, è stato rimorchiato nel porto di Tripoli da un mezzo italiano in servizio presso una piattaforma dell'Eni.
10 maggio - Un pattugliatore della Marina ha riportato in Libia oltre 200 persone che erano state intercettate e soccorse nel Canale di Sicilia.
19 giugno - Un barcone con 76 migranti, segnalato a Sud di Lampedusa, è stato intercettato da una motovedetta della Guardia Costiera. Gli extracomunitari, tra cui donne e bambini, sono quindi stati consegnati ad una motovedetta libica e riportati a Tripoli.
1 luglio - 89 migranti (tra cui 9 donne e 3 bambini) localizzati su un gommone a circa 30 miglia da Lampedusa sono stati presi a bordo da una nave della Marina militare e trasferiti sulla piattaforma Agip di fronte alle coste della Libia. Da lì una motovedetta libica li ha riportati a Tripoli.
5 luglio - Circa 40 migranti soccorsi a circa 70 miglia a sud di Lampedusa da una motovedetta della Guardia di Finanza e da un mezzo della Guardia costiera sono stati riportati a Tripoli.
29 luglio - Un gommone con 14 persone a bordo è stato soccorso da una motovedetta della Guardia di finanza: i passeggeri sono quindi stati portati a Tripoli.
30 agosto - Un barcone con 75 migranti a bordo (tra loro 15 donne e 3 minori) è stato intercettato a sud di Capo Passero: i passeggeri sono stati trasbordati su una motovedetta della Guardia di finanza e riportati in Libia.

In riferimento a quest'ultima operazione, quella del 30 agosto, la Procura della Repubblica di Siracusa ha disposto il giudizio per concorso in violenza privata del direttore della direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle Frontiere del ministero dell'Interno, Rodolfo Ronconi, e del generale della guardia di finanza Vincenzo Carrarini, in qualità di capo ufficio economia e sicurezza del terzo reparto operazioni del comando generale delle Fiamme Gialle.
La Procura di Siracusa ha chiesto e ottenuto dal Gip il proscioglimento dei militari della Guardia di Finanza che intervennero sul posto "in considerazione del fatto che avevano operato per ordini superiori non manifestamente illegittimi".
Il processo a Ronconi e al gen. Carrarini si celebrerà davanti il Tribunale di Siracusa, in composizione monocratica, che non ha ancora fissato la prima data dell'udienza.

Non è il "respingimento in se" ma la mancata applicazione della legge italiana sul territorio nazionale, così come è considerata una nave della Guardia di Finanza, al centro del reato, spiegano dalla procura. La citazione a giudizio, senza passare dalla decisione del Gip, è prassi giuridica in caso di reati valutati dal giudice monocratico.
I due imputati, "con abuso delle rispettive qualità di pubblici ufficiali" avrebbero tenuto una "condotta violenta" nel "ricondurre in territorio libico, contro la loro palese volontà, 75 stranieri, non identificati, alcuni sicuramente minorenni, intercettati in acque internazionali su un natante proveniente dalle coste libiche".
Il reato, secondo la Procura è scattato quando gli immigrati sono stati "fatti salire a bordo della nave della guardia di finanza 'Denaro' e dunque su territorio italiano". Il comportamento nei confronti dei 75 migranti, che in quel momento, sostiene l'accusa, è come se fossero stati nel nostro Paese, sarebbe stato "in aperto contrasto con le norme di diritto interno e di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento". Tanto da "impedire loro l'accesso effettivo alle procedure di tutela dei rifugiati e più in generale di avvalersi dei diritti loro riconosciuti in materia di immigrazione".
La Procura nel capo d'accusa sottolinea che "l'imputazione non concerne direttamente la cosiddetta 'politica dei respingimentì, ed in particolare non attiene alla legittimità in sè degli accordi sottoscritti tra l'Italia e la Libia" ma, appunto, a "una violenza privata, poichè non eseguiti nel rispetto della normativa italiana, conforme tra l'altro agli accordi internazionali".

A commentare quanto accaduto è stata Laura Boldrini la portavoce in Italia dell'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr): "I respingimenti anzichè contrastare l'immigrazione irregolare, hanno messo a rischio la possibilità di fruire del diritto d'asilo in Italia". "Ci sono delle indagini in corso e sarà la magistratura a stabilire le responsabilità", ha detto la Boldrini, aggiungendo che l'Unhcr "ribadisce la propria contrarietà alla pratica dei respingimenti e alle sue conseguenze, tra le quali la drastica diminuzione delle domande d'asilo, avvenuta tra il 2008 e il 2009". In particolare, secondo l'Alto commissariato, le domande d'asilo sono passate dalle circa 31mila del 2008 alle circa 17mila del 2009.

[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, Repubblica.it]

- Avanti con i respingimenti! (Guidasicilia.it, 31/08/09)

 

 

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24 aprile 2010
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