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Quel truciolo dentro la bottiglia... Dall'Unione europea un modo 'tarocco' invecchiare il vino

24 maggio 2006

Trucioli dentro le bottiglie di vino? Non è frutto della disonesta furbizia di qualche architetto della truffa alimentare, ma sarà presto la norma anche nel nostro Paese.
Per essere precisi saranno trucioli di rovere e serviranno ad invecchiare il vino e a dargli il tipico aroma del barrique che solitamente i vini prendono invecchiando (più o meno naturalmente) nelle botti di rovere.
Saranno necessari ancora tre o quattro mesi ma anche i viticoltori europei (e quindi anche gli italiani) - a determinate condizioni - avranno la possibilità di utilizzare i trucioli di legno di rovere come già avviene per molti vini importati in Europa dagli altri partner mondiali. L'unica incognita ancora da sciogliere: la modifica all'Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) di alcune norme chieste dall'Europa sull'etichettatura.

Da alcuni mesi la questione è discussa dagli esperti dei 25 stati membri e della Commissione Ue per evitare ai produttori europei quella che di fatto viene considerata una concorrenza sleale. Ai viticoltori americani, sudafricani, sudamericani o altri è infatti permesso di sostituire l'invecchiamento tradizionale e in 'barrique', con l'immissione direttamente nel vino di trucioli per migliorare il prodotto sotto il profilo del gusto, della morbidezza, dell'aroma.
Il compromesso che si profila prevede di introdurre anche in Europa questa pratica, ma ogni stato membro può decidere in quale categoria di prodotti autorizzarla.

L'Italia ha già indicato che consentirà 'intruciolamento' solo per i vini da tavola mentre verrà vietata per le denominazioni di origine. I paesi europei produttori di vino e la Commissione Ue hanno concordato di introdurre la pratica del truciolato nella normativa europea accettando che non venga ripresa in etichetta. Hanno però posto una condizione importante: vietare in etichetta l'indicazione 'invecchiato in barrique' per i vini soggetti alla pratica enologica del truciolato. Nei prossimi mesi la risposta della Wto e la decisione dell'Ue.

Dall'Italia, però, la Confagricoltura prende le distanze e chiede che l'utilizzo dei trucioli nel vino venga frenata, perché ''pratica ritenuta dannosa per la produzione italiana''.

''Il vino truciolato è una truffa. Fermiamo subito la norma Ue''
Intervista a Ermete Realacci di Antonio Cianciullo (Repubblica.it)

''Un finto quadro dell'Ottocento è una truffa. Un vino invecchiato artificialmente, imbottito di trucioli per simulare una stagione in barrique che non c'è mai stata, dovrebbe divenire legale? È uno schiaffo ai consumatori e ai produttori che investono sulla qualità. Bisogna impedirlo''.
Ermete Realacci, deputato della Margherita e presidente di Symbola, la Fondazione per le qualità italiane, lancia la mobilitazione contro il regolamento Ue che consente d'utilizzare trucioli di legno per aumentare i tannini del vino, ottenendo un effetto simile a quello prodotto dal passaggio in botte di rovere.

La normativa europea sul vino ai trucioli dovrebbe essere approvata entro un paio di mesi, troppo tardi per fermarla?
''Possiamo ancora farcela. In occasione della festa della Piccola Grande Italia, dei 6mila piccoli Comuni che custodiscono le radici dell'identità culturale, paesaggistica e alimentare del paese, Legambiente e le Città del vino lanciano una petizione alla Ue per bloccare l'approvazione d'un regolamento sbagliato. Che falsa il mercato anche perché non permette di distinguere i vini invecchiati con il trucco: non c'è l'obbligo di scrivere sull'etichetta che il fascino dell'età è stato ottenuto con i trucioli''.

Si profila un compromesso: i singoli Stati avrebbero un margine d'intervento; l'Italia pare orientata ad applicare la nuova pratica enologica solo ai vini da tavola.
''Sono palliativi. Il punto non è limitare i danni, ma ottenere vantaggi. L'Italia ha conquistato il primato nell'export del vino con un investimento sulla qualità, sul legame con il territorio, sulla difesa delle tecniche tradizionali. Tornare indietro non conviene''.

Eppure la motivazione dell'Ue è proprio questa: consentire i sistemi che usa la concorrenza cilena, americana, sudafricana per non finire fuori mercato.
''Abbiamo già conosciuto la stagione della corsa al ribasso, della rinuncia alla qualità per inseguire l'obiettivo d'una crescita delle vendite. Questa stagione s'è conclusa nel 1986 con lo scandalo del vino al metanolo. Da quel disastro i produttori italiani sono riusciti a riemergere capovolgendo la situazione. Oggi abbiamo conquistato il 25% delle esportazioni mondiali e siamo primi per vendite negli Usa. Produciamo il 40% in meno ma abbiamo triplicato fatturato ed export. La ragione è semplice: nel mercato globalizzato, con un'enorme offerta di prodotti di fascia media a prezzi bassi, il nostro spazio è la grande qualità. Abbiamo l'eccellenza in casa e abbiamo dimostrato di saperla coltivare con successo: distruggerla sarebbe un atto masochistico. Dobbiamo invece recuperare l'intera gamma della tradizione con operazioni come la raccolta di centinaia di vitigni autoctoni italiani e meditarranei, curata da Symbola e dal parco delle Cinque Terre assieme alla facoltà di Agraria dell'università di Milano: utilizzando le più avanzate tecniche di mappatura genetica s'ottiene la materia prima dei vini del futuro''.

Il nuovo governo si schiererà su questa linea?
''La prima indicazione è già venuta: aver affidato a un vicepremier, Francesco Rutelli, un pacchetto di competenze che unisce beni culturali e turismo mostra una direzione di marcia precisa. Sostituendo la politica dei condoni a pioggia e del massacro del territorio con il rilancio dei prodotti d'eccellenza che nascono dall'intreccio fra tradizione e innovazione tecnologica, difesa dei grandi paesaggi e scommessa sulla conoscenza. Cioè con la soft economy''.

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24 maggio 2006
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