Quell'inflazione che sugli anziani italiani pesa più che in tutti i paesi dell'Unione europea
Dai risultati di uno studio Cisl-Ceres
L'inflazione in Italia secondo le statistiche ufficiali, è decelerata dalla primavera del 2005 in poi, però in misura minore che negli altri Paesi dell'area dell'euro fino a luglio, per poi riprendere a tasso sostenuto a fine estate e nell'autunno. Si è registrata dunque un'accelerazione dell'inflazione rispetto all'andamento atteso, senza che i percettori di redditi fissi, lavoratori dipendenti e soprattutto pensionati, abbiano potuto adeguare la dinamica dei loro redditi monetari, a causa dell'indicizzazione molto parziale prevista dalla normativa vigente.
Quanto ai pensionati, secondo uno studio della Federazione pensionati della Cisl e del centro studi Ceres, la perdita di potere d'acquisto è stata molto rilevante, a causa del cumularsi degli effetti della normativa sull'indicizzazione delle pensioni introdotta dal dls n. 503 del 1992 e da successivi interventi di politica finanziaria, presi in occasione di leggi finanziarie di fine ''anni '90'' del secolo XX. In particolare, accanto all'introduzione di forme di indicizzazione parziale, hanno influito sulla perdita di potere d'acquisto dei pensionati il passaggio dalla perequazione semestrale a quella annuale, così come lo sganciamento delle pensioni dalla dinamica delle retribuzioni.
Analizzando gli indici dei prezzi al consumo costruiti dall'Istat, emerge ancora una volta che l'aumento dei prezzi dei servizi è nettamente più marcato di quello dei prezzi dei prodotti. Se si considera la struttura dei consumi dei pensionati, quale risulta dalle indagini Istat sui consumi familiari, maggiormente volta ai servizi che non la media dei redditieri italiani, ne deriva che la dinamica dei prezzi dei servizi dovrebbe avere inciso sul potere d'acquisto e quindi sulle condizioni di vita dei pensionati in misura particolarmente negativa, rendendo tra l'altro più acute le conseguenze dell'inadeguata indicizzazione delle pensioni.
È indispensabile pertanto, conclude lo studio Fnp-Ceres, una revisione del sistema di indicizzazione delle pensioni ereditato dall'ultimo decennio. Tale revisione dovrebbe consentire di difendere il potere d'acquisto dei pensionati, particolarmente esposti in Italia a rischio di povertà economica e non economica, sia permettendo di difendere il potere d'acquisto dell'intera gamma di redditi da pensione anche in presenza di eventuali ulteriori accelerazioni dell'inflazione, sia cercando di adeguare le pensioni medie e medio/basse alla dinamica effettiva dei prezzi dei beni e servizi acquistati dai pensionati per i consumi essenziali personali e dei loro familiari. Come è noto, ciò significa, tra l'altro, studiare un ''paniere'' specifico di riferimento di beni e servizi consumati dai pensionati, su cui fondare la rilevazione della dinamica dei prezzi rilevante per l'indicizzazione delle pensioni.
Si tratta di un problema, in parte notevole, tecnico, di carattere statistico-economico, ma in parte tutt'altro che irrilevante di carattere politico-sociale. Tale problema risulta parzialmente già approfondito. Tuttavia, la tutela del benessere delle persone avanti nell'età in Italia richiede che si vada decisamente oltre, proseguendo e perfezionando il cammino già percorso, con l'attivo coinvolgimento delle rappresentanze sindacali dei lavoratori e dei pensionati. La speranza viva è che con la legge finanziaria per il 2007, adeguatamente preparata dal Dpef 2007/2010, la suddetta revisione sia in fase di avanzata attuazione. [Aise]