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Quell'irresistibile desiderio di morte...

La crisi e i disagi sociali hanno aumentato il numero di suicidi sia negli adulti che negli adolescenti. Ma il suidicio si può prevenire

19 aprile 2011

"Se anziché scorgervi unicamente avvenimenti privati, isolati gli uni dagli altri, che richiedono ognuno un esame a sé, si contemplasse l'insieme dei suicidi commessi in una determinata società, in una determinata unità di tempo, si constaterebbe che il totale così ottenuto non è una semplice somma di unità indipendenti, un tutto da collezione, bensì un fatto nuovo e sui generis, avente una sua unità e individualità, una propria natura quindi e, per di più, una natura eminentemente sociale." [Emile Durkheim, 'Il Suicidio', 1897]


Edouard Manet, "Suicidio" (1877)

Si potrebbe dire che sono stati uccisi. Le loro stesse mani hanno loro procurato la morte, ma per colpa della crisi. Quindi non sono suicidi, ma uccisi dalla crisi...
"In Italia ogni anno 3.500-4 mila persone si suicidano. In quest'ultimo anno, però, sono aumentate le richieste di aiuto al nostro Centro da persone arrivate alla disperazione per aver perso il lavoro o che si sentono soffocare dalle difficoltà economiche. Ma anche da chi ha visto un figlio o un marito suicidarsi proprio per questi motivi". A parlare di un aumento del rischio di suicidio legato alla crisi economica è Maurizio Pompili, direttore del Centro per la prevenzione del suicidio dell'Uoc di Psichiatria dell’azienda ospedaliera S. Andrea di Roma.

"Tutte le perdite, da un lutto a un licenziamento - ha spiegato l'esperto all'Adnkronos Salute - aumentano il pericolo di suicidio, perché mettono alla prova la stabilità psicologica e le prospettive future. E incidono soprattutto sui soggetti più vulnerabili. Si tratta di un fenomeno studiato fin dalla grande crisi del 1929, periodo in cui si verficò un aumento di suicidi soprattutto fra gli uomini". Pompili spiega inoltre che proprio i maschi sono particolarmente in pericolo nei momenti di crisi economica. E questo anche tenuto conto del "paradosso di genere per cui, in generale, le donne fanno più tentativi di suicidio, ma gli uomini ci riescono più spesso, con un rapporto di una a tre". Insomma, "in base agli studi i maschi sono risultati più vulnerabili nei momenti di forte difficoltà economica - ha spiegato ancora - forse perché il loro ruolo sociale storicamente li porta a garantire il sostentamento della famiglia. E quando non ci riescono, subiscono un colpo particolarmente duro da metabolizzare. Una ricerca condotta in Nuova Zelanda ha dimostrato che per chi perde il lavoro il rischio di arrivare a tentare di togliersi la vita è 2-3 volte più elevato".

Sono in aumento, però, anche i suicidi degli under 14, e questo aumento non trova una diretta correlazione con il fenomeno affrontato prima. "Il suicidio in Italia è la seconda causa di morte fra i giovani di 15-24 anni, ma anche fra gli 'under 14' il fenomeno esiste. E, anzi, è caratterizzato a livello regionale da aree critiche in cui il numero di baby-suicidi supera le attese degli esperti: è il caso di Sicilia, Calabria e Lazio". A spiegarlo è sempre il prof. Pompili.
I ragazzi si buttano dal sesto piano per un brutto voto, un rimprovero, o la fine del primo amore... Anche nel caso dei giovani "il rischio riguarda più spesso i maschi, con un rapporto di 3 a 1: in pratica le ragazzine fanno più tentativi, ma i coetanei ci riescono decisamente più spesso: dei 374 suicidi registrati in Italia dal 1980 al 2007, ben 268 erano maschi", dice Pompili, dopo la recentissima notizia del quattordicenne romano che si è buttato dalla finestra del sesto piano, dopo i rimproveri per il cattivo rendimento a scuola e il disordine.
"Il suicidio fra i giovani non è mai un fulmine al ciel sereno - assicura l'esperto - ma l'ultimo anello di una catena di difficoltà costruita anno dopo anno, mese dopo mese. Insomma, non basta un brutto voto, un litigio o un rimprovero, per fortuna, a spingere un ragazzino a togliersi la vita. E il disagio, come pure l'intenzione di farla finita, si può intercettare".

E' fondamentale, sottolinea Pompili, "giocare d'anticipo: la vulnerabilità nasce anche in seguito ad anni di rapporti difficili in famiglia". Ma quali sono i segnali d'allarme che i genitori di figli adolescenti non devono sottovalutare? "Prima di tutto gli annunci: normalmente chi tenta un suicidio ha preannunciato l'intenzione di farlo. E non sono parole da prendere alla leggera. Anche frasi come 'starete meglio senza di me' devono allarmare. Poi c'è chi inizia a dar via le cose più care, facendo una sorta di testamento".
"Attenzione anche ai cambiamenti nel sonno o nell'appetito, a un'improvvisa trascuratezza fisica, a cambiamenti dell'umore netti: ad esempio - spiega Pompili - se un ragazzo è angosciato e depresso e all'improvviso appare sollevato, questo può indicare che ha preso la decisione di farla finita". "Anche nel nostro Centro abbiamo avuto casi di ragazzi di 14 anni che avevano alle spalle diversi tentativi di suicidio, guardati a vista dai genitori. Bisogna dire che la voglia di morire si può vincere e per fortuna i casi tenaci non sono così frequenti. Insomma, il suicidio si può prevenire".
"I familiari dei ragazzi che si tolgono la vita - spiega ancora l'esperto - dovranno comunque fare i conti con ondate di sensi di colpa e angoscia: chi perde un caro o vive da vicino un tentativo di suicidio ha bisogno di assistenza. Noi stessi stiamo portando avanti un progetto sui 'survivors', le persone che sono state vicino a un suicida, effettuando una sorta di autopsia psicologica della vittima, che le aiuta attraverso il confronto con noi a superare il dolore. Si tratta di un progetto Oms che ha due finalità importanti: uno di ricerca, e uno di assistenza ai sopravvissuti, attraverso sedute di 4-5 ore con protocolli che scavano nel vissuto dei suicidi tramite i sopravvissuti". "Abbiamo seguito casi anche gravissimi di tentativi di suicidio, che si sono ripresi e hanno superato il desiderio di morte", conclude l'esperto.

 

 

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19 aprile 2011
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