Quella casa a Montecarlo...
Era una casa molto carina, senza soffitto, senza cucina... Ai confini della decenza
Può un'intera Nazione, che attraversa problemi giganteschi quali la crisi mondiale, la disoccupazione, il debito pubblico, una forte criminalità organizzata, fermarsi e perdere tempo preziosissimo attorno al caso di un appartamento sito a Montecarlo, del quale non si è capito chi sia il proprietario?
Si può pensare che le sorti politiche di una Nazione possano essere legate attorno ad una casa monegasca che misura dai 50 ai 75 mq, lasciata in eredità ad un partito che non c'è più, da questo venduta in maniera poco chiara ad una società off shore senza comunque siano implicati interessi della "res publica"?
Ebbene, è triste dirlo ma una Nazione può bloccarsi per una casa monegasca e si ha la possibilità di pensare che a questo stabile siano legate le sorti politiche dell'Italia.
Di tutta questa storia non ci eravamo occupati prima per non cavalcare un'onda che, pensavamo, si sarebbe subito infranta nel bagnasciuga di fine estate. Gossip, maldicenze, insomma cose "alla Feltri" per infangare Gianfranco Fini reo di aver puntato il dito contro il Cavaliere. Invece... Invece la cosa è continuata, sono venuti fuori documenti segreti, dossier costruiti ad hoc da faccendieri, addirittura si è parlato di servizi segreti e personaggi poco raccomandabili. Un pandemonio fatto di urla, offese, fango su fango e porcherie varie. A questo punto, visto che il diretto interessato, il presidente Fini, ha deciso di volerne parlare, anche noi abbiamo scelto di riportare la notizia.
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha deciso di parlare e lo ha fatto utilizzando la Rete, così da raggiungere più persone possibili.
Meno di dieci minuti in cui ha detto la sua sulla vicenda della casa di Montecarlo e ha rivendicato una carriera politica mai sfiorata da dubbi di illegalità e reati ("in vita mia non ho mai avuto neanche un avviso di garanzia"). Ma anche parole che hanno lasciato intravedere un'assunzione di responsabilità, in caso che "la mia buona fede è stata tradita". In quel caso ha affermato Fini - ed è stata questa la 'novità' del suo discorso - "non esiterei a lasciare la presidenza della Camera". Dimissioni di cui ha sottolineato il carattere di scelta personale ("perché la mia etica pubblica me lo imporrebbe").
"Anche io mi chiedo - ha esordito Fini -, e ne ho pieno diritto visto il putiferio che mi è stato scatenato addosso, chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo? E' Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so. Gliel'ho chiesto con insistenza: egli ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me. E se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la presidenza della Camera. Non per personali responsabilità, che non ci sono, bensì perché la mia etica pubblica me lo imporrebbe".
Poi la ricostruzione della vicenda entra nel dettaglio: "Come ho già avuto modo di chiarire, solo dopo la vendita ho saputo che in quella casa viveva il signor Giancarlo Tulliani. Il fatto mi ha provocato un'arrabbiatura colossale, anche se egli mi ha detto che pagava un regolare contratto d'affitto e che aveva sostenuto le spese di ristrutturazione. Non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma certo gliel'ho chiesto e con toni tutt'altro che garbati. Spero lo faccia, se non fosse altro che per restituire un po' di serenità alla mia famiglia".
"E' stato scritto - continua Fini -: ma perché venderla ad una società off shore, cioé residente a Santa Lucia, un cosiddetto paradiso fiscale? Obiezione sensata, ma a Montecarlo le off shore sono la regola e non l'eccezione. E sia ben chiaro, personalmente non ho né denaro, né barche né ville intestate a societa' off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste societa' per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse".
E ancora la stampa e il killeraggio mediatico: "La libertà di informazione è il caposaldo di una società aperta e democratica. Ma proprio per questo, giornali e televisioni non possono diventare strumenti di parte, usati non per dare notizie e fornire commenti, ma per colpire a qualunque costo l'avversario politico. Quando si scivola su questa china, le notizie non sono più il fine ma il mezzo, il manganello. E quando le notizie non ci sono, le si inventano a proprio uso e consumo. Così, con le insinuazioni, con le calunnie, con i dossier, con la politica ridotta ad una lotta senza esclusione di colpi per eliminare l'avversario si distrugge la democrazia. Si mette a repentaglio il futuro della libertà".
E alla fine l'appello: "Chi ha irresponsabilmente alimentato questo gioco al massacro si fermi, fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi. Fermiamoci pensando al futuro del paese. Riprendiamo il confronto: duro, come è giusto che sia, ma civile e corretto". (Guarda il video)
Il "fermiamoci" di Fini per alcuni è stato un chiaro messaggio a quella parte del Pdl che insieme al premier lo ha cacciato via. Azzeriamo quanto è stato fino ad ora e andiamo avanto col programma di governo, come dire "rimaniamo tutti in sella e tentiamo di recuperare tutti i cavalli che sono scappati via". Per altri la frase più importante è invece: "riprendiamo il confronto: duro, ma civile e corretto", una sfida alla parte del Cavaliere che ci si augura venga accolta con "cavalleria", senza insulsaggini e colpi bassi.
L'ex An, Altero Matteoli, ministro dei Trasporti, ha salutato il discorso di Gianfranco Fini come una "positiva apertura al confronto". Per Ignazio La Russa, ex colonnello di An, oggi colonnellissimo del Pdl e ministro della Difesa, la "montagna ha partorito un topolino". Secondo il leader della Lega, Umberto Bossi, il discorso di Fini significa una sola cosa: "Se Fini dice 'basta gioco a massacro' significa che si dimette".
"Da Fini è arrivata un'autodifesa che lascia molte ombre sulla questione Montecarlo - ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli - che non è riuscito a diradare e che lui stesso ammette esistano. Se Fini avesse fatto queste dichiarazioni due mesi orsono probabilmente la polemica politica si sarebbe spenta o comunque non si sarebbe infuocata. Ma voglio stare alla sostanza politica che più interessa il Paese: Fini chiede di riprendere il confronto e questo è un aspetto che giudico positivo e da non tralasciare".
Anche il coordinatore del Pdl Sandro Bondi ha colto gli "accenti nuovi" che fanno "intravedere la possibilità di aprire una stagione politica nuova". Ma detto questo per Bondi servirebbe da parte di Fini "l'ammissione che nei confronti del capo del governo è ancora in atto una violenta aggressione di una parte della magistratura come dimostra la perizia sulla Mondadori".
Parla di "un'autocritica arrivata con un ritardo di due mesi", il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Mentre Daniele Capezzone paragona Fini ad una "bella addormentata nel bosco" che dicendo di "non sapere nulla sulla casa di Montecarlo offende l'intelligenza degli italiani".
Diverse le parole che arrivano da un altro ex An, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa: "La montagna ha partorito un topolino. I dubbi di Fini sono anche i miei lui dice non so di chi sia la casa e continuiamo a non saperlo neanche noi".
Dall'opposizione per il segretario del Pd Pierluigi Bersani l'intervento di Fini ha fatto emergere ancora una volta "una frattura profonda che non promette nulla di buono per il governo del paese. Si è rotto il patto che teneva insieme la maggioranza. La crisi è evidente. E di fronte ai gravi problemi che bisogna affrontare non si può più attendere che finisca il gioco del cerino". Bersani ha dato comunque atto al presidente della Camera di aver "mostrato sincerità, annunciando le proprie dimissioni nel caso in cui fossero dimostrate le accuse relative alla casa di Montecarlo su cui c'è ancora molto da chiarire".
Il capogruppo di Fli Italo Bocchino, intervistato da SkyTg24 a proposito del videomessaggio di Fini, ha detto: "Per noi la vicenda è chiusa. Il problema è, da un lato, di Giancarlo Tulliani; dall'altro, di chi ha voluto sfruttare la vicenda politicamente". E se Tulliani si rivelasse, alla fine, il vero proprietario dell'appartamento, allora "Fini sarebbe la prima vittima" della faccenda, anche se, mettendo sul piatto le proprie dimissioni si "è dimostrato un politico di caratura diversa rispetto a tanti altri". "Da ora - ha aggiunto - ci occupiamo solo delle cose che interessano i cittadini" e l'attenzione si concentra sul discorso del premier alla Camera "per sapere cosa intende fare il governo nella seconda metà della legislatura".
Sulla vicenda è intevenuto anche l'ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari. "E' vero che è in atto un gioco al massacro, ma le ragioni sono tutte politiche, non sono banali e non riguardano certo le mura di una casa a Montecarlo. Vi è un dissenso culturale e politico profondo tra Berlusconi e Fini, che è esploso". "C'è una frattura tra Berlusconi e Fini - ha ribadito il filosofo - ma anche un dissenso di tutta l'area ex popolare del Pdl che non ci sta più a seguire la linea del Cavaliere". Quanto all'appello del leader di Futuro e Libertà a proseguire nell'azione di governo, Cacciari taglia corto: "credo sia difficile che il governo vada avanti, penso che in primavera ci toccherà votare. Berlusconi e Fini andranno ciascuno per conto suo. Il discorso di Fini - ha sottolineato Cacciari - è stato abbastanza banale: al di là dell'appello a tornare a discutere di politica, non ha chiarito alcunché e ha rimandato tutto alle indagini in corso. Ma - ha concluso - il problema di fondo è il dissenso politico radicale che si è aperto nel Popolo della Libertà. Il resto sono cose da Italietta".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa]