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Quella discesa in campo del Cavaliere...

Secondo l'Independent Berlusconi entrò in politica perché minacciato dalla mafia

07 luglio 2009

Silvio Berlusconi sarebbe entrato in politica dopo le minacce subite da Cosa Nostra con la richiesta di mettere a disposizione della mafia una della sue reti televisive.
Questo, in estrema sintesi, il significato dell'articolo pubblicato ieri dal quotidiano britannico Independent, citando il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che ha detto al giornale: "Non solo credo che sia possibile che Berlusconi sia entrato in politica per questa ragione, credo sia probabile".
L'ipotesi sollevata dall'Independent trova riferimento nella lettera sequestrata fra le carte personali dell'ex sindaco di Palermo, arrestato per mafia, il defunto Vito Ciancimino, in cui compare la richiesta di Cosa Nostra a Berlusconi di mettere a disposizione una delle sue reti televisive, e che la Procura distrettuale antimafia di Palermo ha trasmesso ai giudici della Corte d'appello davanti ai quali si svolge il processo a Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo, accusato di riciclaggio. Nella lettera anche un'intimidazione legata al fatto che se non si fosse dato corso alla richiesta avanzata ci sarebbe stato un "funesto evento", forse il rapimento di uno dei figli del Cavaliere (LEGGI).

"La mossa (dell'ingresso in politica di Berlusconi) - ha scritto il quotidiano britannico - è spesso attribuita ai timori che politici di sinistra potessero nazionalizzare il suo impero televisivo. Ma le nuove rivelazioni delle minacce della mafia fanno emergere altre ragioni: la protezione e la sicurezza offerte a chi ricopre alte cariche". Nell'articolo dell'Independent si legge che, alla domanda sulle motivazioni dietro l'interesse di Cosa nostra per un canale televisivo, Ingroia ha affermato: "Credo che volessero un canale che screditasse i magistrati e le loro indagini".

Secondo gli inquirenti, che hanno effettuato diversi interrogatori, il messaggio che i mafiosi avrebbero fatto arrivare a Silvio Berlusconi potrebbe risalire all'indomani della sua discesa in politica. Dal foglio di carta, depositato agli atti della Corte d'appello si legge: "...posizione politica intendo portare il mio contributo (che non sarà di poco) perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi. Sono convinto che questo evento onorevole Berlusconi vorrà mettere a disposizione una delle sue reti televisive".
Il testo è parziale, perché la lettera è strappata nella parte iniziale. Gli accertamenti ordinati dai pm Ingroia e Nino Di Matteo hanno portato a stabilire che il messaggio è stato scritto nei primi anni Novanta. E poi il fatto che Berlusconi è indicato come "onorevole", porta a considerare che si parte dal 1994 in poi. Gli inquirenti sarebbero arrivati, inoltre, a considerare che il messaggio, molto probabilmente dei "corleonesi", possa essere arrivato a destinazione. Il canale che i boss avrebbero scelto per far giungere il messaggio a destinazione, secondo indiscrezioni giudiziarie, sarebbe stato quello di Vito Ciancimino. E su questi retroscena è stato sentito dai pm il figlio di don Vito, il cui verbale è stato secretato.

I magistrati hanno inoltre acquisito anche una parte del rapporto del Ros dei carabinieri del 1996, in cui il mafioso-confidente Luigi Ilardo aveva detto al colonnello Michele Riccio che i boss palermitani, durante una riunione a Caltanissetta, avevano dato disposizioni "di votare Forza Italia" e inoltre, "avevano fatto chiaramente comprendere che i vertici palermitani avevano stabilito un contatto con un esponente insospettabile di alto livello appartenente all'entourage di Berlusconi". In cambio, sempre secondo quanto rendeva noto Ilardo, il governo avrebbe adottato provvedimenti a favore dei mafiosi. Era quello il terreno in cui Bernardo Provenzano si giocava la sua leadership in Cosa nostra in contrapposizione a Leoluca Bagarella, fermo sostenitore della strategia stragista inaugurata da Totò Riina. Era lui che aveva chiesto di far tacere le armi e fidarsi dei suoi contatti.
Il documento è stato depositato al processo, al tribunale di Palermo, contro il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinnu, accusati di favoreggiamento a Cosa nostra, per aver rinunciato alla possibile cattura di Bernardo Provenzano nel 1995. Nella lista dei testi, infatti, è stato inserito anche Massimo Ciancimino.

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Ansa.it, Il Messaggero.it, LiveSicilia.it]

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07 luglio 2009
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