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Quella grandiosa qualità dei vini e delle grappe Made in Italy che viene riconosciuta in tutto il Mondo

Negli Usa si beve vino italiano, nel Nord Italia e Oltralpe la grappa siciliana

12 gennaio 2006

È boom per il vino Made in Italy negli Stati Uniti dove le importazioni crescono in valore del 15,7%. È quanto ha comunica nei giorni scorsi la Coldiretti nel rilevare che per ogni bottiglia di vino francese venduta negli Usa i consumatori americani ne hanno acquistate quasi tre di vino Italiano. I dati, decisamente confortanti, sono stati elaborati dall'Italian Wine & Food Institute sui primi dieci mesi del 2005.
Nonostante i notevoli progressi nelle produzioni locali, complessivamente nel 2005 i cittadini statunitensi hanno consumato più vini stranieri con un aumento dell'11,7% in quantità rispetto all'anno precedente ed a beneficiarne maggiormente sono stati propri i vini italiani.
Il vino italiano, ha illustrato la Coldiretti, copre da solo un terzo del valore di mercato dei vini stranieri negli States (33%) seguito a distanza dall'Australia con il 24,5% e dalla Francia con il 20%. Si tratta di un risultato incoraggiante per il 2006 dopo una vendemmia considerata buona dal punto di vista qualitativo e su produzioni stimate di poco superiori ai 51 milioni di ettolitri. Il vino, ha precisato inoltre la Coldiretti, è la principale voce dell'export agroalimentare nazionale che trova negli States il primo mercato extracomunitario di sbocco.

A spingere la crescita sono stati sicuramente la qualità e competitività della produzione italiana rispetto alla concorrenza ma anche i risvolti commerciali positivi di numerose ricerche che hanno evidenziato gli effetti benefici del consumo di vino sulla salute come quello antinvecchiamento dovuto al contenuto di resveratrolo a quello antistress della melatonina, un neurormone che svolge un ruolo importantissimo nella regolazione dei ritmi circadiani (sonno-veglia) che influenzano l'umore. Elementi che, a dire il vero, hanno ancora bisogno di conferme scientifiche ma che hanno un loro effetto nell'immaginario e soprattutto in quello degli americani.

Le esportazioni nazionali di vino sul mercato statunitense potrebbero peraltro raddoppiare se dagli accordi sul commercio internazionale nell'ambito del Wto venisse anche un chiaro segnale di stop alla ''vinopirateria'' e al ''falso'' Made in Italy. Secondo una recente indagine, riferisce la Coldiretti, solo negli Stati Uniti il mercato dei vini di imitazione del Made in Italy è infatti quasi uguale a quello delle nostre esportazioni, in altre parole è ''falsa' una bottiglia su due e non è quindi difficile incontrarsi con curiose bottiglie di Chianti, Sangiovese, Refosco e Barbera anche Rosé, Barolo e Super Piemontese prodotti in California ma anche Moscato e Malvasia, con ''DOC'' californiane Napa Valley o Sonoma County.
L'Italia è il secondo Paese produttore di vino in Europa con 51 milioni di ettolitri nel 2004, dei quali 24,6 di vini bianchi e 26,3 rossi o rosati, e può contare su un patrimonio di 453 vini Docg, Doc e Igt, che rappresentano il 60 per cento della produzione nazionale di vino che genera un fatturato complessivo di circa 8,5 miliardi di Euro. Sulla base dei dati dell'Italian wine and Food Institute in Usa le importazioni di vini italiani nel periodo gennaio-ottobre 2005 - conclude la Coldiretti - sono ammontate a 1.626.180 ettolitri per un importo di 790,92 milioni di dollari contro 1.456.550 ettolitri e 683,55 milioni di dollari nel corrispondente periodo del 2004.

E a fare breccia nel palato straniero non c'è soltanto il vino italiano ma anche le grappe. Il perché è ovvio: dal buon vino all'ottima grappa. Ottima e sorprendente poi se si tratta di grappe siciliane.
Tra riconoscimenti ufficiali e le vendite oltreoceano, il biennio 2004-05 si legge come un'annata d'oro per la produzione delle grappe siciliane. Ogni anno sono aumentati i riconoscimenti per questo distillato fino a poco tempo fa snobbato dai consumatori siciliani. Sono stati tre infatti gli ''Alambicchi d'Oro'', il massimo premio nazionale, ricevuti dalle produzioni regionali, e sempre di più vanno diventando le aziende produttrici che offrono e grappe di Nero d'Avola, di Frappato, Carricante, Inzolia, Syrah, Grillo, Chardonnay e Nerello Mascalese, Zibibbo e Malvasia.
''Le grappe siciliane - dice Alessandro Francoli, presidente dell'Istituto nazionale grappe - hanno ormai acquistato importanti fette di mercato anche al nord. Anche nelle isole il consumo è notevolmente aumentato con numeri che si aggirano attorno al 15% nazionale''. La produzione italiana quest'anno è stata di 44 milioni di bottiglie, confezionate dalle 135 distillerie nazionali. ''La grappa di Nero d'Avola è molto venduta al nord - spiega Perantonio Zanoni, presidente onorario dell'Anag (Associazione nazionale assaggiatori grappe) - e il fatto che nella regione ci siano giè tre distillerie dimostra la crescente attenzione delle aziende in questo campo''. Anche uno dei maggiori gruppi nazionali, quello dei Fratelli Averna, ha già iniziato a produrre in Sicilia con Acquavite di Castagner (il terzo produttore di grappe in Italia) e la Gedis di Marsala (Trapani). Sono già nei mercati nazionali 200.000 bottiglie di Averna con un blend di Nero d'Avola e Syrah e il monovitigno Nero d'Avola.

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12 gennaio 2006
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