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Quella nave "perfetta" in agonia sugli scogli

Sono riprese all'alba le ricerche dentro la Costa Concordia. In agguato c'è anche un alto rischio ambientale

19 gennaio 2012

Sono riprese questa mattina alle 6 le ricerche dei sommozzatori e dei soccorritori a bordo della Costa Concordia arenata all'Isola del Giglio. Ieri le operazioni erano state sospese in quanto il relitto si era mosso, ruotando di un metro e mezzo. Al momento ci sono le condizioni di sicurezza e i palombari del Gos della Marina Militare hanno fatto esplodere altre microcariche sul relitto per aprire dei varchi a 18 metri di profondità sul ponte quattro, dove sono stati trovati gli ultimi 5 cadaveri. Si ipotizza che lì ci possano essere altri corpi, perché gli esperti ritengono che in quel punto confluiscano tutti i corridoi di evacuazione della nave.
Le ricerche andranno avanti "senza soluzione di continuità", ha annunciato una nota dell'Unità di crisi presso la protezione civile della Provincia di Grosseto, presieduta dal prefetto Giuseppe Linardi. La decisione di riprendere le ricerche è stata presa dopo le "valutazioni sulle condizioni di stabilità della nave conseguenti ai monitoraggi tecnici e alle verifiche ispettive effettuate nel corso della notte anche con l'impiego di apparecchiature ad altissima tecnologia, fornite dal Joint Research Center (Istituto della Commissione Europea con sede a Ispra)".
Quanto al recupero del carburante, il ministro per l'Ambiente, Corrado Clini, ha ricordato che "il programma per cominciare lo svuotamento dei serbatoi è pronto, ma è condizionato dalle operazioni per il recupero dei dispersi". "Il programma - spiega - prevede lo svuotamento progressivo dei serbatoi, ognuno dei quali deve essere 'approcciato' separatamente dagli altri: il programma si dovrebbe completare non prima di due settimane dalla data di inizio e naturalmente speriamo che le condizioni climatiche rimangano almeno tali da non compromettere la posizione attuale della nave; altrimenti, il piano dovrebbe essere rivisto a seconda del suo posizionamento". Clini assicura che "sono già attive tutte le misure per contenere eventuali perdite di carburante o di altri liquidi che possano rappresentare un pericolo per l'ambiente. Stiamo all'erta e siamo pronti per far partire le operazioni e, allo stesso tempo, siamo pronti a riconsiderare il programma, qualora la situazione meteo-climatica dovesse precipitare".

Intanto il governo è intervenuto sulla pratica del cosiddetto 'inchino' delle navi nei pressi dei porti. "Occorre essere molto rigorosi, non lasciarsi trasportare da entusiasmi o dal fare favori, tenendo soprattutto conto del fatto che mettere a repentaglio la vita della gente è una enorme responsabilità" ha sottolineato il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri in collegamento con la trasmissione Rai 'Radio anch'io'. Per garantire che tutto ciò non debba più accadere, la titolare del Viminale chiede "una rivisitazione di tutto quello che è stato finora autorizzato, senza demonizzare nessuno e mantenendo comunque presente che probabilmente, se tutti avessero fatto il loro dovere fino in fondo, quello che è successo non sarebbe accaduto".
Dal canto suo la Costa Crociere in una nota ha comunicato che "sta contattando tutti gli ospiti coinvolti nel triste incidente di Costa Concordia per assicurarsi sull'avvenuto rientro, sul loro stato di salute e per confermare loro il rimborso della crociera e di tutte le spese materiali ad essa collegate". "Costa Crociere ribadisce inoltre il dialogo con i propri ospiti e con tutte le associazioni che tutelano gli interessi dei consumatori - prosegue - con il supporto delle associazioni di categoria per determinare gli indennizzi relativi ai disagi sostenuti".

Smit Salvage: per rimuovere la nave ci vorranno alcuni mesi - Per rimuovere il relitto della Costa Concordia dagli scogli dell'Isola del Giglio ci vorranno "alcuni mesi". Lo ha detto Max Iguera, responsabile delle operazioni all'Isola del Giglio della Smit Salvage, la ditta specializzata olandese incaricata dalla Costa Crociere di rimuovere il carburante. L'operazione "è molto complicata", ha sottolineato Iguera arrivando all'Isola del Giglio. Per quanto riguarda invece il recupero delle 2.400 tonnellate di combustibile dai serbatoi della Costa Concordia, Iguera ha confermato che ci vorranno dalle 2 alle 5 settimane, come era emerso nei giorni scorsi e come ha ripetuto stamane il ministro Clini. L'operazione di pompaggio dovrebbe partire tra qualche giorno quando i tecnici avranno riscaldato il carburante. "Ieri - ha continuato Iguera - sono giunti sull'isola alcuni tir con tutti i macchinari necessari per la rimozione del carburante: ci sono pompe, valvole, impianti di riscaldamento del combustibile, l'impianto hot-tapping di proprietà della Smit, che permetterà - ha spiegato - di fare la perforazione delle cisterne e contestualmente senza avere inquinamento poter iniettare acqua e rimuovere il carburante che probabilmente dovrà essere preriscaldato perché il combustibile da nave è particolarmente denso e va mantenuto riscaldato attraverso un impianto di produzione vapore. Più il tempo passa e più si addensa, ma per fortuna la temperatura è piuttosto mite". "Per cominciare a pompare ci vorranno sicuramente alcuni giorni in accordo con i sommozzatori dei vigili del fuoco, guardia costiera e l'autorità marittima" ha detto ancora l'esperto spiegando che le cisterne di carburante si trovano su entrambi i fianchi della Costa Concordia, cioè anche su quello completamente sommerso e su cui poggia la nave. "Le cisterne che sono sul lato esterno, rispetto all'isola - ha spiegato Iguera - sono raggiungibili con una certa agilità. Le cisterne sul lato opposto sono ovviamente molto più difficili da raggiungere. La nave ha circa venti cisterne e ogni cisterna avrà una propria problematica per poter essere raggiunta".
Intanto il Poseidon, il battello oceanografico dell'Arpat, ha raggiunto le acque dell'Isola del Giglio per effettuare prelievi dell'acqua nello specchio di mare dove è avvenuto il naufragio. Sono interessate all'indagine, in particolare, le acque a valle della corrente in direzione sud-nord. I campioni, precisa un comunicato della Regione Toscana, saranno poi sottoposti ad analisi multiparametrica. Già l'altro ieri i tecnici dell'Arpat imbarcati su un mezzo della Guardia costiera hanno prelevato campioni di acqua superficiale che sono attualmente in lavorazione presso il laboratorio di Siena. Il Poseidon è un battello oceanografico progettato e costruito appositamente per svolgere attività di monitoraggio marino e costiero. Tra le sue peculiarità la capacità di compiere campagna oceanografiche costiere della durata di diversi giorni.

La Costa Concordia una nave eco-compatibile in agonia sugli scogli - Era una nave "perfetta" la Costa Concordia, almeno sotto il profilo ambientale. La nave ha infatti tutte le certificazioni che garantiscono un impiego eco-compatibile. Di base le imbarcazioni devono essere dotate di un "Green Passport", un "passaporto verde", pubblicato dal Registro dei Lloyds di Londra nel marzo del 2010, che elenca tutti i materiali potenzialmente pericolosi imbarcati su una nave, sia che si tratti di parte del carico, sia che si tratti di materiali necessari al funzionamento della nave stessa. L'obiettivo del documento, che nasce dall'esame delle linee guida per il riciclo dei materiali derivanti dalle demolizioni delle navi, è quello di fornire uno strumento pratico a tutti gli attori coinvolti nella costruzione, smantellamento e demolizione delle navi, per far sì che sia evitato qualsiasi problema che possa sorgere nel corso delle loro attività. Il documento, approvato dall'assemblea dell'International Maritime Organization (IMO) nel 2003, è redatto dal costruttore della nave che lo consegna al proprietario dell'unità. In particolare la Costa Concordia ha avuto la certificazione "Green Star", rilasciata dal RINA (Registro Italiano Navale), un certificato che è assegnato alle navi che implementano un insieme di requisiti in sede di progetto, di installazione a bordo dei sistemi nave e apparati (per le nuove costruzioni) e procedurali per le navi già in esercizio. La certificazione Green Star comprende requisiti tesi a prevenire l'inquinamento atmosferico, oltre che marino, affiancandosi ed estendendo quelli obbligatori della MARPOL (Maritime Pollution) la convenzione internazionale che valuta i rischi di inquinamento ambientale provocato dalle imbarcazioni e delle Convenzioni IMO, l'organismo che detta le regole generali che disciplinano i traffici marittimi. I requisiti addizionali che hanno le navi che possono fregiarsi della Green Star sono rivolti alla prevenzione e gestione dei gas che aumentano l'effetto serra e danneggiano lo strato di ozono, alla prevenzione dell'inquinamento da rifiuti oleosi, allo sviluppo di procedure dettagliate per fronteggiare versamenti accidentali in mare di oli oltre che alla messa in opera di tutti quei dispositivi che ne prevengono l'accadere. La Green Star certifica, inoltre, la presenza di un sistema di trattamento liquami e casse di ritenzione delle acque trattate munite di allarmi di alto livello, l'adozione di procedure dettagliate per il tratamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, la gestione dell'acqua di zavorra tesa a prevenire il trasferimento di organismi acquatici dannosi e patogeni, l'applicazione di pitture antivegetative prive di stagno. A bordo inoltre è presente un ufficiale "ambientale" cui è affidato il compito di sorvegliare che le procedure previste siano correttamente eseguite.

Legambiente: "Le sostanze tossiche della nave già minacciano l'arcipelago" - La marea nera minaccia l'arcipelago toscano e la costa maremmana. A lanciare l'allarme è Legambiente preoccupata per il rischio di una catastrofe ambientale determinata dal disastro della Concordia al Giglio. Secondo l'associazione ambientalista, la biodiversità, la fauna e la flora marina dell'area, al di là del possibile e gravissimo sversamento di olio combustibile, sono già duramente aggredite da tutte le sostanze tossiche e i materiali presenti nella nave: dalle vernici, ai solventi, dagli oli lubrificanti ai detersivi fino ai reflui sanitari e ai metalli. "Chiediamo un intervento urgente e articolato della Commissione Europea a supporto delle istituzioni nazionali per questa emergenza internazionale al fine di scongiurare la catastrofe ambientale e limitarne il più possibile i danni e le conseguenze che sarebbero di enorme portata per l'ecosistema marino e costiero dell'Arcipelago Toscano e della costa maremmana" ha dichiarato Sebastiano Venneri, responsabile nazionale per il mare di Legambiente. Per Venneri, inoltre, "è auspicabile un intervento concreto dell'International Maritime Organization per dare, come già annunciato dal Governo nazionale, un segnale chiaro ed esplicito che proprio a partire dal disastro della Concordia ponga le condizioni, nel nostro paese e a livello internazionale, per un controllo accurato e un'interdizione nelle aree sensibili delle rotte seguite dai grandi natanti da crociera e per i trasporti pericolosi". Legambiente sottolinea l'importanza di intervenire con la massima tempestività per scongiurare la possibilità che alla grave tragedia umana si aggiunga quella di carattere ambientale. Infatti, in un rapporto consegnato dagli esperti dell'Ispra al Ministero dell'Ambiente si evidenziano 3 scenari possibili che impongono di accelerare i tempi per recuperare le 2380 tonnellate di combustibile ancora oggi rinchiuse all'interno delle 12 cisterne della Concordia. Il primo scenario prevede lo scivolamento della nave dallo scalino su cui è poggiata fino a 60-80 metri di profondità, mantenendo i serbatoi integri: in questo caso, tramite l'impiego di robot subacquei, si interverrebbe per mettere in sicurezza il combustibile ma con un rilascio controllato degli idrocarburi che avrebbe conseguenze significative su buona parte dell'ecosistema marino. Il secondo scenario, paragonabile all'incidente della nave da crociera Sea Diamond affondata nel 2007 davanti all'isola greca di Santorini, prevede l'affondamento della nave con la rottura delle cisterne e il rilascio di tutte le 2800 tonnellate di olio combustibile, con conseguenze ancora più gravi e un impatto fortemente aggressivo sulla ricchissima biodiversità presente in questo tratto di mare. Il terzo scenario, invece, è il più catastrofico in quanto prevede la possibilità che la nave affondando non abbia rotture e squarci direttamente verso l'esterno, ma tramite frantumazioni interne al natante gli idrocarburi migrino nei locali della nave con un rilascio 'continuo e prolungato': la compromissione dell'ecosistema marino sarebbe gravissima e con fortissime ripercussioni per lungo tempo paragonabili all'incidente della Rena nella costa orientale della Nuova Zelanda.

Per scongiurare questi tre scenari, spiega Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente, "occorre intervenire con la massima rapidità per svuotare le cisterne dopo aver scaldato il carburante, che si è condensato, e renderlo liquido. Svuotare dal combustibile la nave nella posizione attuale sarebbe la soluzione migliore per evitare un disastro ambientale di vastissime proporzioni, anche se il peggioramento delle condizioni meteorologiche e la presenza di forte vento e mare mosso potrebbero, oltre che mettere a dura prova la capacità d'intervento dei soccorsi, provocare lo spostamento e il relativo affondamento della nave". [Adnkronos]

 

 

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19 gennaio 2012
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